ARTURA: SPACE ECHO SHE-CAT

maggio 15, 2022

ARTURA: SPACE ECHO SHE-CAT

Gli Artura sono una band trasversale, un progetto musicale creato da Matteo Dainese aka Il Cane, in collaborazione con Tommaso Casasola e Cristiano Deison, in cui le influenze kraut, disco, trip-hop e underground convergono a formare un sound indefinibile, eterogeneo, sorretto da una produzione tecnicamente eccellente e da un generale (quanto mai raro e prezioso) approccio divertito e a volte irriverente nel continuare a mischiare le carte della memoria storica di ogni componente della band.

Questa storia nasce molti anni fa ne La Cuccia Studio, sala prove nonchè dimora della gatta Artura, felino dal grande intuito musicale.

LG: Some People Falling è la terza incarnazione del progetto Artura; un album nato in conseguenza dell’isolamento forzato o come reazione ad esso?

MAT: è nato a priori come i primi due dischi, come il fatto da sempre di isolarsi in studio per registrare, dimenticandosi del resto del pianeta, dei bar, con o senza covid.

LG: Una caratteristica interessante di questo lavoro è l’eterogeneità di stili e suoni. La presenza di numerosi ospiti (Commando, Resistance in Dub, The Junkologist solo per citarne alcuni) ha certamente contribuito a diversificare ulteriormente il suono.

MAT: se c’è una cosa che amo nel modo di scrivere degli Artura è proprio il fatto di non essere necessariamente vincolati da un genere, potendo così aprire le porte de la Cuccia Studio a qualsiasi ospite, anche se appartenente ad immaginari musicali molto distanti, mettendo in discussione un brano e spostando - nel bene o nel male - la direzione dell’arrangiamento.

LG: Traccia dopo traccia si riscontra una generale propensione ad un krautrock anarcoide e quasi dadaista nella scarna ripetitività dei testi e in alcune aperture “zappiane” non tanto nel suono quanto nell’approccio. Artura è un progetto in cerca ancora di un’identità precisa o è nel caleidoscopio emozionale e musicale che dobbiamo trovare la sua vera fisionomia?

DEISON: forse l’idea di sfuggire a generi e categorie è il punto di forza degli Artura, fondamentalmente perché non ci precludiamo alcuna soluzione sonora, se ci piace e suona bene allora si prosegue in quella direzione senza aderire ad una possibile identità musicale precostituita.

LG: Nella fame insaziabile di suoni che contraddistingue Artura il noise di Deison aggiunge quel nichilismo che ha contraddistinto la prima scena industrial italiana.

MAT: Suono con Cris dai primi anni Novanta e credo che il suo suono ma soprattutto la sua attitudine vadano decisamente oltre il nichilismo di quella scena industrial. Certo, il background di ognuno di noi negli Artura è molto importante - basta pensare al Cic che viene dall’hip-hop o Tommy dal Pop funk - ma la ricerca di Cristiano è speciale, decisamente versatile, anche quando arrangia in modo geniale un pezzo pop, armato di microfono a contatto appiccicato al termosifone.

LG: Se gli Artura non fossero terrestri, da quale pianeta (o dimensione) potrebbero provenire?

DEISON: un viaggio interstellare in una dilatazione del tempo con velocità e rallentamenti improvvisi!!!

LG: Il fermento creativo nel mondo dell’underground italiano è cosa nota e inarrestabile. I più ritengono sia un fenomeno amplificatosi soltanto negli ultimi due anni a causa dell’emergenza sanitaria. Pur ritenendo parzialmente veritiera questa affermazione mi azzardo a sostenere che l’origine di questo fenomeno non sia solo circostanziale.

DEISON: più che fermento vedo un’immobilità creativa e una riproposizione di cliché sentiti e risentiti. Da pochi sento un’esigenza espressiva pura che rimetta in discussione stili e linguaggi acquisiti. L’underground è diventato scontato, privo di significato, di identità; semplicemente uno status che ammicca al mainstream. Se poi per “fermento” intendiamo “pubblicare un disco al mese su Bandcamp” allora è un affare che non ci riguarda.

LG: Grazie.