ILUITEQ, ERALDO BERNOCCHI: L'ENIGMA DI CHI RESTA
Sergio Calzoni e Andrea Bellucci, le due metà esatte del progetto Iluiteq, incontrano Eraldo Bernocchi (Sigillum S) per dare forma e suono a Fade, Remain, album in cui l’attitudine esistenzialista - sempre presente nei precedenti lavori - si vela ora di brumosa malinconia.
Il suono rarefatto e intimista diviene maggiormente pastoso grazie alla compenetrazione di flussi sintetici di matrice analogica ( tra cui gli amati - anche da chi scrive - MS-20 e Prophet) e incursioni acustiche (piano e chitarra) fino a giungere allo struggimento quasi morriconiano di Remain, Alone, traccia in equilibrio stabile tra urgenza espressiva e contemplazione ambientale.
Disco fortemente concettuale nell’impostazione, Fade, Remain è incontro, lascito e memoria, perdita e immanenza.
LG:“Fade, Remain”, un lavoro a sei mani ma non solo: Il mastering di Irisarri, l'artwork di Deison. Quasi un collettivo per un disco che è quasi un testamento, non soltanto musicale e stilistico.
SC: La collaborazione con altri artisti porta sempre stimoli positivi e obbliga ad uscire dalla propria zona di comfort. Nel mio caso, poi, è un ottimo esercizio, visto che ho la tendenza ad accentrare su di me le varie fasi di sviluppo di un nuovo progetto.
AB: Tenevamo molto a questa collaborazione per cui ci siamo adoperati di modo che il risultato fosse di alto livello. Il mastering di Irisarri ha sicuramente migliorato il risultato definitivo e il lavoro di Cristiano per la grafica è sempre bellissimo.
EB: Amo ILUITEQ da quando ho ascoltato Soundtracks for winter departures, non so quante volte abbia avuto quell’album in rotazione. Quando Sergio e Andrea mi hanno invitato a collaborare non ci ho pensato neppure un secondo, la collaborazione è alla base di tutto ciò che faccio, mi viene naturale. Il master di Irisarri e l’artwork sottolineano ulteriormente il concetto.
LG: Gli strumenti (acustici e sintetici) e le visioni che hanno reso possibile questo album.
SC: Come per gli altri album di ILUITEQ siamo partiti da un concept ben preciso: il titolo del disco e l’immagine di copertina erano già stati ideati e questo è di grande aiuto per avere un perimetro entro il quale muoversi nel comporre e sviluppare nuova musica. Per questo album la strumentazione è stata volutamente ridotta all’essenziale, l’idea di fondo era di avvicinarci ad un ambient retrò anni ’70, utilizzando quasi esclusivamente sintetizzatori e moduli analogici per la produzione dei brani.
AB: Come dice Sergio abbiamo utilizzato meno strumentazione del solito, privilegiando un suono più asciutto e minimale. Era proprio la prerogativa del progetto evitare suoni troppo ridondanti.
EB: Ho usato pochissimo. Un piano trattato, il mio adorato Korg MS-20 di fine anni 70, un Elektron analog Four MKII, una chitarra elettrica baritona. Il tutto trattato e reso praticamente irriconoscibile. Mi interessano gli strumenti come fonti di suono, oggetti che parlino al cuore.
LG: Nel vostro caso si può parlare a pieno titolo di ambient esistenzialista e non soltanto a livello puramente concettuale.
SC: Può essere che l’esistenzialismo sia un comune denominatore dei nostri lavori, anche se credo che ogni disco abbia una propria identità ben definita: penso, ad esempio, alle tematiche ambientaliste di The Loss Of Wilderness oppure agli scenari distopici che permeano Reflections From The Road (ispirato al libro The Road di Cormac McCarthy). Il bisogno di orientarsi nella complessità dell’esistenza e trovare un senso alle cose resta comunque un tema ricorrente dei nostri lavori.
AB: Certamente esiste una forte componente emotiva nella nostra musica che riflette le nostre esistenze nel quotidiano. C’è molto del nostro vissuto in ciò che componiamo e mi piace pensare che sia un po’ il nostro tratto distintivo.
EB: Quello che ho sempre amato di ILUITEQ è il senso di imminenza. Qualcosa che sta per accadere, o è già accaduto e non ci si può fare più nulla. In questo senso la copertina è perfetta. Quelle figure nel nulla che osservano cosa? C’è qualcosa che non colgo nella musica di Sergio e Andrea, non lo colgo ma lo sento. Per me il “sentire” è più importante del “capire”. Mi interessa poco il significato nascosto della musica, ciò che mi attrae è la parte emotiva, i sentimenti che mi spazzano via. Da sempre ILUITEQ è così. Non saprei definire cosa sia questo disco e credo sia un bene.
LG: “Remain, Alone” è una traccia il cui melodico struggimento può far pensare a eccellenze italiane del passato come Morricone, compositore che nel corso della sua carriera si è mostrato sensibile anche a suggestioni elettroniche.
SC: Un paragone molto impegnativo, di cui ti ringrazio di cuore! Il brano Remain Alone è nato molto rapidamente durante un pomeriggio di gennaio particolarmente grigio e freddo, utilizzando il Sequential Prophet 6 ed il Korg MS-20 come strumenti principali. Credo che le condizioni meteorologiche abbiano particolarmente influito sulla melodia struggente del brano.
AB: Su certe aperture armoniche/melodiche Sergio è davvero bravo. A ogni modo la componente melodica è uno dei tratti distintivi del nostro lavoro; lavoriamo molto sulla definizione dei suoni, ma la melodia resta la fondamentale di ogni nostro brano.
EB: Beh…essere paragonati al Maestro assoluto non è cosa da poco, un po’ mi imbarazza a dire il vero però sì, c’è uno struggimento che va ben oltre la musica elettronica come la conosciamo. Sarebbe bello poter ascoltare questi brani montati su un film. Chissà, magari in futuro qualcuno ci chiederà di comporre la colonna sonora di qualcosa. Io lo faccio di mio per lavoro ma con Sergio e Andrea sarebbe una bellissima avventura.
LG: Se svanire è il destino ultimo di noi tutti, il "remain" del titolo potrebbe alludere ad una qualche forma di sopravvivenza spirituale. Non siamo teologi né filosofi ma comporre musica porta inevitabilmente a porsi tali domande.
SC: l'arte sopravvive all'artista, credo che questo sia l’intento di tutti i creativi che cercano di lasciare una propria traccia nel mondo. È interessante questa tua interpretazione del concetto di “remain”, in realtà il “rimanere” del titolo è inteso in chiave molto più pragmatica, ovvero chi rimane in una determinata situazione e deve cimentarsi nell’elaborare una perdita.
AB: Questa tua considerazione mi piace molto, sono abbastanza pragmatico come Sergio nel pensare che rimaniamo per ricordare chi non c’è più. Svaniamo e resta il ricordo in chi ci sopravvive.
EB: per me è un po’ come giocare in casa… “remain” da sempre. Non sono interessato a lasciare segni o ricordi se non nelle persone che ho amato e spero abbiano amato anche me, mi considero un testimone di ciò che accade intorno.. Da sempre la mia musica è così, un’istantanea di ciò che succede, è successo o non succederà mai. La corrispondenza con Sergio e Andrea era musicalmente già lì, senza che ci fosse bisogno di propormi la collaborazione. Spero sia solo l’inizio.
LG: Grazie.
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