ALICE KUNDALINI: VIVERE IL SUONO NEL CORPO

 


Alice Kundalini è una ricercatrice nel campo dell'elettronica sperimentale: il suo attuale progetto solista, She Spread Sorrow, si addentra in un universo onirico e minaccioso in cui l'uso della voce, spesso sussurrata, conduce l'ascoltatore verso nuove realtà percettive. Ad un'intensa attività non solo compositiva ma anche concertistica che l'ha vista protagonista nell'ambito di diversi festival internazionali Alice contrappone nella sfera privata una ricerca molto più intima, intrisa di filosofia, yoga e meditazione che le hanno permesso di sviluppare una peculiare sensibilità nei confronti del suono e della pratica meditativa. Il fascino ma anche la complessità di questo argomento mi rendono inadeguato ad affrontarlo senza cadere in gravi inesattezze e facili approssimazioni: per questo ho chiesto aiuto ad Alice.

LG: La correlazione tra suono e pratica meditativa è da sempre conosciuta dai mistici e dai pensatori. Per inquadrare correttamente questo argomento forse è necessario però fare un passo indietro e definire correttamente cosa si intende per Yoga. Puoi aiutarci a fare chiarezza al riguardo?

ALICE: Lo Yoga è una disciplina millenaria, che ha origine in India e che è approdata in Occidente molto più recentemente, nel Novecento per svilupparsi poi, soprattutto a partire dagli Stati Uniti, dagli anni ‘70/80 in poi, ovviamente modificando fortemente quella che è la disciplina originale. Oggi lo Yoga è principalmente interpretato e conosciuto come una forma di ginnastica che rende flessibili e sinuosi ma l’origine dello Yoga è davvero molto distante da questo concetto. Le posizioni (Asana) che sono diventate la parte fondamentale e identificativa dello Yoga odierno, nella disciplina originale erano solo uno dei “passi”volti a riuscire a controllare il proprio corpo per poter entrare in profondi stati di meditazione (fino al Samadhi, che è uno stato di unione con il divino e di identificazione con esso) senza avere la distrazione del corpo fisico in costante ricerca di equilibrio. Ovviamente è impensabile trasportare la disciplina originale nel nostro tempo e nella nostra società perchè implica concetti filosofici, spirituali e religiosi che fanno parte di un’altra cultura e un altro tempo. Ma al suo interno possiamo trovare concetti estremamente profondi che possiamo applicare alla vita di tutti i giorni, primo tra tutti il radicamento e la presenza nel qui e ora. Attraverso il Pranayama (tecniche di respirazione), le Asana, la meditazione, lo studio di sé, si può arrivare a sperimentare un modo diverso di esserci, più consapevole e soprattutto più felice. Lo Yoga non è posizioni da contorsionisti e foto su Instagram, ma un modo di vivere. Non si fa Yoga andando in palestra. Si è Yoga nella vita, da quando ci si sveglia ed in ogni istante.

LG: Ora giungiamo al fulcro del nostro argomento: in quali modi il suono e la meditazione si intersecano? È una interpretazione recente dello Yoga o questa correlazione è antica?

ALICE: È una correlazione estremamente antica. C’è una tipologia di Yoga, il Nada Yoga, che è proprio lo Yoga del suono e che ha nelle vibrazioni (in sanscrito Nada) il proprio fulcro per raggiungere stadi meditativi profondi. Si parla di musica già nei Veda, nelle Upanishad, in testi antichissimi che hanno costituito le basi spirituali su cui sono sorti Yoga e Ayurveda. In India la connessione con la componente spirituale è costante e questo coinvolge anche la parte musicale. Nelle pratiche meditative si utilizzano non solo musiche prodotte spesso con strumenti ancestrali ma anche la voce, attraverso i Mantra, che hanno un potere estremamente calmante, che porta una forte concentrazione e vibrazioni molto intense. Ogni Chakra è collegato ad un mantra specifico e, secondo alcune dottrine, intonare un certo Mantra può aiutare a sviluppare ed equilibrare il Chakra su cui si vuole lavorare. Ammetto di essere abbastanza scettica riguardo a questo tipo di approcci, fortemente connessi ad un’impostazione religiosa che non sento mia. Allo stesso tempo però è oggettivo che intonare un mantra, qualsiasi sia la sillaba o la frase, ha effetti immediati sul corpo, in quanto allunga l’espirazione che ha un rapido effetto calmante. Inoltre consente di concentrare la mente senza lasciarla divagare nel turbine dei pensieri che ci sottraggono immediatamente dal qui e ora. Se all’intonazione del suono si aggiunge una visualizzazione del punto in cui ritengo che risieda ciò che desidero equilibrare a livello energetico, questo non può che avere effetti benefici. Sto semplificando molto la questione, ma la sostanza per me è questa, parlando delle pratiche più tradizionali. In epoca più recente si discute molto sull’utilizzo della musica attuale (indipendentemente dal genere) all’interno della pratica Yoga. C’è chi è assolutamente contrario perché la interpreta come una forma di distrazione, c’è chi invece la ritiene fondamentale per creare un flusso di energia, movimento e pensiero dinamico ed emotivo. Stessa cosa durante la meditazione. Certamente l’utilizzo di alcuni suoni e alcune frequenze aiutano ad entrare in sintonia con il proprio corpo, con la propria mente e, a seconda delle credenze di ognuno, forse anche con il proprio spirito.

LG: Ritieni che il tuo background di musicista e compositrice di musica elettronica ti abbia aiutata nel tuo percorso di meditazione? Espressioni musicali di confine come la drone music, i loops e la pratica del field recording possono avere un potere terapeutico? E la stasi musicale tipica dell’ambient potrebbe essere l’inizio di una nuova forma di pratica contemplativa?

ALICE: Sei proprio arrivato al nocciolo della questione! È esattamente la direzione in cui mi sto muovendo. Quando ho iniziato a praticare Yoga e Meditazione devo dire che ero abbastanza infastidita dalla musica che veniva usata durante le pratiche. Hai presente la musica da SPA per dire? Quell’etnico, new age, con suoni terrificanti, fintissimi, estremamente lo-fi? Per me è davvero il peggio ed essendo il canale uditivo fondamentale nella mia personale forma di conoscenza del mondo, questi suoni davvero mi infastidivano. Non voglio sembrare snob, per cui la musica deve essere di livello o simili, ma parlo proprio per la mia sensibilità personale. Nulla mi infastidisce più di un brutto suono. Quello sì che mi distrae. E mi sono chiesta come mai non ci si muovesse in altra direzione. Da lì ho iniziato a praticare con stili sonori diversi, utilizzando ambient, dark ambient, elettronica minimalista, drone music, ma anche industrial, noise e tutte le forme musicali che prediligo. Ho scoperto che a Seattle ci sono stati degli esperimenti di Noise Yoga, in cui la base era proprio Harsh Noise. La scuola per insegnanti Yoga dove mi sono diplomata e con cui collaboro, Hari-Om, ha organizzato meditazioni con sfondi dark ambient, sottolineando la possibilità di muoversi in modo diverso. Al momento queste però sono eccezioni e non pratiche comuni. Lo step successivo per me è stato quello di comporre musica in questa direzione, sfruttando le frequenze e i suoni prodotti con l’elettronica per creare pratiche totalmente connesse con la componente sonora e in cui il suono si muove insieme alla pratica in totale sinergia.

LG: Molti ritengono che anima e corpo siano irrimediabilmente scissi lungo tutta la durata della nostra esperienza materiale. Ritieni che l’unione di suono e meditazione possa permetterci di trovare l’equilibrio tra i diversi livelli di coscienza?

ALICE:Trovare l’equilibrio… magari… Diciamo che la domanda presuppone una forma di dualismo anima-corpo che all’interno della nostra cultura sembra quasi imprescindibile. Sicuramente il suono è stato tradizionalmente e storicamente sempre utilizzato per andare “oltre”. Basti pensare ai tamburi battuti nelle pratiche sciamaniche o in rituali tribali, ma anche ai canti religiosi. In effetti il suono ha questo potere di farti viaggiare, di portarti in una dimensione differente. Che poi in questa dimensione si ritrovi l’equilibrio tra le parti, faccio fatica ad affermarlo e dipende fortemente dal percorso individuale di ognuno e anche dalla sua sensibilità. Non necessariamente tutte le persone sono sensibili agli stessi canali.

LG: Se un lettore volesse approfondire ulteriormente l’argomento oppure assistere ad una dimostrazione a chi dovrebbe rivolgersi?

ALICE: Per quanto riguarda la letteratura ci sono diversi testi che trattano di suono e Yoga e suono e meditazione. Si tratta più che altro di testi con una visione abbastanza “tradizionale”, dove si parla di mantra, chakra e affini. Invece per quanto riguarda Yoga e musica sperimentale e simili, non esiste una vera e propria letteratura a riguardo, ma si può attingere da testi differenti unendo all’interno della propria esperienza quella che si ritiene la via più giusta per sé. Ritengo migliore un approccio esperienziale più che intellettuale a questo tipo di argomento. Mi informo, ma poi provo e vedo cosa funziona per me oggi, che non è neanche detto che sia ciò che funzionerà per me domani. Per gli eventi, dipende da cosa cerchiamo. Yoga e suono più tradizionale, bagni di gong, campane tibetane e affini vengono utilizzati in moltissimi centri Yoga. Quindi è sufficiente informarsi negli spazi della propria zona per scoprire che eventi organizzano in questo senso. Invece se si vuole andare su altre forme più sperimentali come l’unione con il dark ambient o il noise o l’elettronica sperimentale la cosa è un po’ più rara. Direi molto più rara. In questo caso consiglio il Bliss Beat Festival che è un festival di Yoga e Musica organizzato da Hari-Om, che si svolge per 4 giorni all’anno a Luglio, quest’anno dal 15 al 18. Ci sono decine e decine di insegnanti di Yoga da tutto il mondo che conducono pratiche di ogni stile e tipo. E all’interno ci sono anche dei workshop proprio dedicati al suono. Io guiderò una meditazione sonora accompagnata da musica elettronica ambient minimalista, con qualche momento noise, insieme a mio marito Luca Sigurtà. Nei miei progetti futuri, c’è quello di creare uno spazio dedicato a questo tipo di attività e sperimentazioni, dove rendere queste interazioni più costanti.

 


 

LG: Un’ultima domanda fuori contesto: possiamo aspettarci novità in futuro dalla Alice musicista e dai Junkie Flamingos?

ALICE: Certo! A breve uscirà il mio nuovo disco solista come She Spread Sorrow, edito sempre da Cold Spring in CD e LP. Il titolo è Huntress e al momento è il lavoro che musicalmente mi soddisfa di più tra quelli che ho fatto finora. Per questo non vedo l’ora che esca. Il 2020 doveva essere un anno dedicato al tour europeo, ovviamente saltato, quindi una volta uscito il disco, spero vivamente di poterlo organizzare. Intanto il 26 Giugno suonerò a Cascina Bellaria in provincia di Alessandria e sono emozionatissima all’idea di tornare in un performance live. Con i Junkie Flamingos stiamo tornando a produrre nuovo materiale in queste settimane. Abbiamo tantissime idee ed è un momento estremamente creativo. Continueremo a lavorare unendo la componente elettronica di Luca Sigurtà, quella più tribale e rituale di Daniele Delogu e la mia più oscura e onirica. Anche per i JF il lockdown è arrivato a ridosso del tour, che sarebbe iniziato a Maggio 2020. Ma ovviamente nulla è perduto, appena sarà possibile ci muoveremo per riprendere da lì, con il sogno di organizzare un tour oltreoceano… Chissà… 

LG: Grazie Alice. 



Per approfondire:

shespreadsorrow.bandcamp.com

helenscarsdale.bandcamp.com/album/lemegeton-party

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