MICHELE DI MARTINO: IL CANTO DEGLI OSCILLATORI MORENTI
La vita è una condizione misteriosa. La consuetudine di molti anni può improvvisamente interrompersi scaraventandoci nelle viscere di un vuoto nero e muto per poi - in modo nuovamente inaspettato – ritornare all’esistenza di sempre. Questa discesa nel baratro si chiama coma profondo. Il musicista, compositore, fonico e produttore Michele Di Martino si è suo malgrado inoltrato in quella zona ai confini della vita per poi riemergerne, durante un percorso clinico simile ad un calvario durato sette mesi.
Ciò che ha visto, sentito e vissuto lo ha profondamente cambiato. Leggendo la sua testimonianza entriamo in un campo speculativo dai contorni indefiniti, dove qualunque rigido dogmatismo andrebbe abbandonato (o perlomeno ridimensionato) a favore di un approccio empatico e moderato, consci del fatto che sappiamo ancora troppo poco della coscienza umana e del suo possibile ruolo nell’universo.
Ciò che fa la differenza nel caso di Di Martino è la sua spiccata sensibilità musicale che lo pone a diretto contatto con stili musicali - l’ambient, ad esempio - con l’ambizione di voler entrare in risonanza con l’inconscio, in cerca di identità perdute, comunioni celesti, segrete fessure nel tempo.
LG: Michele prima del baratro.
MdM: Prima del baratro ero (e sono tuttora) un appassionato musicista elettronico originario dei castelli romani, classe ’93. Compongo musica ambient da diversi anni ma sarà il 2025 a vedere la pubblicazione del mio primo album ufficiale per Rosh! Records.
Mi ritengo un curioso fruitore musicale e ricercatore delle giuste vibrazioni che risuonano con il proprio essere, un viaggiatore di universi musicali che ama perdersi e ritrovarsi durante il viaggio, arrivando alla fine del percorso più ricco che alla partenza.
Trovo la pace nel mio studio, circondato dai miei vecchi oscillatori.
LG: Quattro maggio 2024.
MdM: Quella data segna un brusco cambiamento nella mia vita: sono stato vittima di un gravissimo incidente stradale, trasportato in ospedale d’emergenza e operato lo stesso giorno.
Ho passato i successivi lunghissimi mesi decalottato, in clinica di riabilitazione per poi essere nuovamente operato nel mese di novembre. Tutto ciò è avvenuto lontano da casa mia, a Caserta, dove mi ero recato per acquistare degli oscillatori da un rivenditore privato.
Quel quattro maggio moriva il vecchio me stesso per rinascere in una nuova forma. Uscivo di casa quella mattina senza sapere che vi sarei rientrato soltanto sette mesi dopo.
LG: NDE.
MdM: Ad un certo punto della mia degenza all’ospedale di Caserta mi sono trovato stranamente in piedi. Non capivo come ci fossi riuscito; poi, osservandomi attentamente intorno mi resi conto che quel corpo scheletrico di fronte ai miei occhi era il mio.
Ero fuori dal mio corpo, fuori dal mio involucro terrestre. Al mio fianco c’era una figura perfettamente riconoscibile ai miei occhi, il mio defunto padre. La pace percepita era tanta, non avevo paura alla vista del mio corpo dall’esterno mentre mio padre mi implorava di rientrare in esso. Io volevo rimanere ancora un po’ fuori. Non posso dire se siano trascorse ore o minuti, so solo che ero in coma e questo è l’unico ricordo che porto con me da mesi.
Penso che l’esperienza sia stata reale poiché al mio risveglio non riuscivo a realizzare di aver perso mio padre quattro anni prima.
LG: Oggi chi non sei.
MdM: Non sono una persona che prende la vita con superficialità. Sono traumatizzato dall’esperienza e sto facendo i conti con il poco che ricordo.
LG: Il canto degli oscillatori morenti.
MdM: Durante l’esperienza extracorporea e prima di ritrovarmi nella mia stanza fuori dal corpo ricordo distintamente di essere stato all’interno di una camera scura in cui degli esseri - che potrei descrivere come pappagalli antropomorfi - suonavano della musica rituale, incalzante e a ritmo sostenuto. Quello è stato il momento in cui ho visto mio padre dall’altro lato.
Risvegliato dal coma ho abbozzato dodici pezzi ambient in cui ho provato a descrivere le emozioni provate durante quell’assurda esperienza. Chissà se diventeranno un album. Per ora rilascerò solamente materiale registrato precedentemente all’incidente che ha come tema la spedizione in Antartide a cui mio padre prese parte nel 1998 come ricercatore. Ho raccolto del materiale video e fotografico che ho utilizzato per montare un video in cui quelle stupende immagini scorrono accompagnate dalla musica dei miei immancabili oscillatori, progetto che porto in live (ed è d'obbligo citare Lorenzo Boscucci che mi supporta occupandosi del montaggio video).
Utilizzo strumenti molto retrò per la composizione musicale. Gli oscillatori venivano utilizzati molti anni fa per la taratura degli apparecchi elettronici come ad esempio le radio. Io li utilizzo in campo audio nel range 20hz-20000 Hz per la creazione di suoni intonati e no.
LG: Allontaniamoci per un momento dalle tematiche metafisiche e approfondiamo le tue competenze tecniche. So che hai accumulato negli anni molta esperienza nel campo del mix and mastering. In un’epoca come la nostra sempre più contraddistinta da produzioni DIY potrebbe essere utile capire come ti approcci a questa forma d’arte.
MdM: Quando lavoro sul mix and mastering dei miei brani seguo un approccio personale che mi consente di esprimere la mia visione musicale pur mantenendo una qualità sonora professionale.
Prima di iniziare il mix vero e proprio mi assicuro che tutte le tracce siano ottimizzate. Raggruppo gli elementi simili in tracce separate e rinominate per facilitare il lavoro. Inoltre, eseguo una pulizia delle tracce, rimuovendo rumori indesiderati e silenzi inutili. Poi inizio con il bilanciamento, lavorando sui livelli di volume per ottenere una struttura di base. In questo particolare frangente cerco di posizionare ogni strumento in modo che tutti i singoli elementi abbiano spazio per emergere.
L’equalizzazione invece è una parte fondamentale per ottenere un mix chiaro e definito: la utilizzo per eliminare frequenze problematiche e scolpire ogni suono, enfatizzando le frequenze che danno carattere a ciascun strumento.
Utilizzo un compressore su tracce individuali come la voce, la batteria e il basso. L’obiettivo è mantenere la musicalità senza sacrificare la dinamica naturale. Una volta che i livelli sono bilanciati mi concentro sul panning degli strumenti per creare una spazializzazione.
Gli effetti come riverberi e delay sono utilizzati per dare atmosfera al brano: scelgo effetti che non coprano gli altri elementi e utilizzo le automazioni per regolare dinamicamente i livelli di volume, effetti e pan in determinati punti del brano.
Prima di passare al mastering, riascolto il mix finale su vari sistemi di ascolto per assicurarmi che funzioni su tutte le piattaforme e se necessario eseguo piccole regolazioni. Nel mastering l’EQ viene utilizzato per rifinire il mix, applicando un EQ globale per bilanciare le frequenze e renderle più coerenti.
Utilizzo la compressione multibanda per controllare diverse sezioni del mix separatamente, assicurandomi che ogni parte sia ben bilanciata senza che una banda frequenziale sovrasti le altre in modo da ottenere un suono ugualmente compatto e dinamico.
Il passo finale del mastering è la limitazione. Utilizzo un limiter per aumentare il volume del brano senza farlo distorcere. La normalizzazione assicura che il brano abbia un livello di volume ottimale per la distribuzione. Infine, riascolto tutto per assicurarmi di aver raggiunto il risultato voluto.
A questo punto il brano è pronto per la release.
LG: Michele Di Martino. Sempre il medesimo, completamente diverso.
MdM: Considerando la condizione di di coma profondo in cui sono caduto - scala Glasgow 3, il livello più basso di coma – ora mi sento vivo e in me e questo non può in alcun modo essere preso per scontato. Allo stesso tempo, mi sento profondamente cambiato. Ho perso la vista periferica all’occhio destro con restrizione del campo visivo ma sono ancora vivo - qui su questa Terra - e non c’è nulla di più importante.
Cammino, sono indipendente: non posso che descriverlo come un miracolo.
Sono io ma non troppo: sicuramente cambiato, un nuovo me rinato che guarda al mondo con meraviglia e che prova gratitudine per farne ancora parte.
LG: Grazie.
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