BORDER. NO FRONTIER

 

 


Provengono dalla Bologna underground e il loro primo EP, We Don't Exist (Routenote, 2020) è stato definito da più parti come senza compromessi, lacerante, combattente. 

Nonostante i loro mille impegni i Border. sono riusciti a trovare il tempo per rispondere ad alcune mie domande permettendoci di comprendere maggiormente la loro visione del mondo e della musica.

 

LG: Quale percorso – artistico e ideologico – vi ha condotti a We don’t Exist?

Erika: I confini non esistono. Punto. Il percorso è già tracciato. La decisione del titolo del nostro primo EP è stata presa senza nessuna fatica.

LG: I confini a cui fate riferimento possono essere geografici, ideologici, razziali: come va interpretato il punto fermo?

Erika: I confini geografici obiettivamente non esistono, esistono confini politici e ideologici che portano a una chiusura mentale spesso e volentieri. Il punto fermo può venire interpretato come la difficoltà ad oltrepassare certi limiti.

LG: L’EP condensa in diciassette minuti elementi EBM, post-punk e dark (soprattutto nella voce) che non passano certamente inosservati: è una produzione DIY o vi siete affidati ad uno studio di registrazione?

E: Abbiamo registrato al Loto Studio di Filetto (RA). È fondamentale affidarsi ad un professionista per produrre canzoni, musica e voce. Le autoproduzioni strumentali con la tecnologia odierna possono raggiungere una qualità molto alta, ma mai come in studio, in ogni caso. Ringraziamo Gianluca Lo Presti per averci dato un bel sound. Le prossime produzioni saranno più acide.

LG: Stop Stare è a mio parere la traccia più acida e dark del lavoro: a cosa si ispira?

Demi: Dal punto di vista sonoro, Stop Stare era nato come un pezzo ebm, elettro bass e batteria elettronica tipo trance, l’abbiamo provata così e così è rimasta un mesetto. Poi un giorno ho voluto provarla con un basso distorto e una batteria un po’ punk e questa versione ci è piaciuta di piu’. Così è nata Stop Stare come la senti ora.

Erika: A mio parere Stop Stare è la traccia più disperata, perchè è un grido di aiuto da parte di una persona perseguitata che vuole essere assolutamente lasciata in pace. Volevo trasmettere tutta la frustrazione delle vittime di stalking, che spesso non vengono ascoltate, credute, e spesso si tende a minimizzare la gravità e la potenziale pericolosità di atti intimidatori molto gravi.

La più buia paradossalmente è "light"perché parla di una storia realmente accaduta. Sono stata lasciata dal nulla da una persona che consideravo molto importante, senza tante spiegazioni. Ho scritto quel testo per esorcizzare il mio dolore. Non riuscivo a capire perché quando le storie finiscono sembra di non aver mai veramente conosciuto la persona che avevi imparato ad amare. Avevo bisogno di riaccendere la luce dentro di me che si era irrimediabilmente spenta. La musica, l’arte e una sana autoironia mi hanno sempre aiutato ad allontanarmi dalle tenebre.

LG: Durante la fase compositiva vi suddividete il lavoro (Demi More alle macchine, Erika sui testi) o è tutto più sfumato?

Demi: Fino adesso non e’ mai successo che ci scambiassimo le parti, ognuno fa il suo lavoro.

Erika: Se vedete me suonare e Demi cantare preoccupatevi! A parte gli scherzi, sì è esattamente così. Io mi occupo dei testi e anche delle melodie vocali. Il nostro lavoro è esattamente al 50% e ci troviamo benissimo in questa dimensione.

LG: Chi sono i vostri eroi musicali?

Demi: Tanti, iniziai ad appassionarmi veramente alla musica con i primi gruppi punk, Sex Pistols, Clash, The Cramps, Ramones, Black flag, poi amo i Rammstein che seguo da quando sono nati, i D.A.F. e i Prodigy eccetera...

Erika: Io mi ispiro alle grandi band al femminile della scena alternativa anni ‘90 che hanno segnato la mia adolescenza: Garbage, Skunk Anansie, No Doubt, Cranberries. Poi ho altri miti come Bjork, Pj Harvey, Karen 0 degli Yeah yeah yeahs e non dimentichiamo Peaches! Ovviamente venero le tre icone storiche Blondie, Siouxsie Sioux e Patti Smith.

LG: Cosa non va nell’odierna scena italiana? E cosa si salva?

DEMI: In realtà non conosco molto della musica italiana ma mi pare di sentire solo trap, rap e hip hop che mi fanno schifo.

Erika: Siamo sempre molto diplomatici! ;) Ci chiamiamo “Confine.” non ci fossilizziamo sulla scena italiana, che molto probabilmente non è pronta per noi.

Se devo fare qualche nome, avendo una passione per le persone mascherate, ascolto divertita e seguo MYSS KETA, poi qualcosa di Achille Lauro, la Rappresentante di lista e poco altro... Madame ha indubbiamente molto talento. Si salvano i progetti e gli artisti riconoscibili e autentici, in generale.

LG: Esiste un’alternativa alla non esistenza?

Erika: Sì, l'esistenza stessa, Noi siamo BORDER. e non esistiamo.

Demi: Per fortuna che hai risposto tu, sono rimasto un po’ turbato.

Erika: Adesso ci facciamo una domanda e ci diamo una risposta. Riusciranno i BORDER. a (R)esistere?

Demi: Sì.

LG: Grazie, ci vediamo a Rimini, sabato 24 luglio Al Grotta Rossa .

Erika e Demi: Grazie a te Luca. 

 

 

Per approfondire:

https://spoti.fi/3vtIh6H

soundcloud.com/border_the_band/sets/we-dont-exist-ep









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