EMILIANA VOLTAREL: SIMBIONTE NEURALE

 

 


Emiliana Voltarel è decisamente aliena. Il suo progetto Braconidae s'ispira al mondo degli insetti, da sempre percepito dall'uomo come un universo biologico impenetrabile e incomprensibile. Il suo gusto musicale le permette di innestare fremiti post-industriali all'interno di acide nebbie gotiche. Il suo immaginario sonoro non è caotico e aleatorio bensì controllato, dominato da una chiara visione del proprio progetto artistico.


LG: Braconidae è il nome del tuo progetto e i riferimenti entomologici ricorrono continuamente nella tua produzione musicale. Dobbiamo leggerli come metafora di una specifica condizione umana?

EV: Il nome del progetto ovviamente non è stato scelto a caso, sono partita dalla considerazione che per creare bisogna assumere un atteggiamento umile e allo stesso tempo curioso nei confronti di tutto ciò che circonda. La natura ha più estro dell’ingegno umano e avere spirito di osservazione e la giusta dose di curiosità ci può aiutare a mettere insieme le giuste idee per esprimerci.

La vespa Braconidae si riproduce deponendo le uova nelle larve di altri insetti, il cui corpo serve al nutrimento delle stesse dopo la schiusa. Ho fatto quindi un parallelo immaginando la mia musica attraversare la mente di chi l’ascolta e di lasciare all’interno di essa le mie idee in uno scambio simile a quello parassitario. Inoltre, nei miei progetti di collaborazione, il comportamento muta in qualcosa di più simile ad una natura simbiotica in cui ognuno trae beneficio dallo sfruttamento vicendevole.

Questo concetto è spiegato in un pezzo che ripropongo sempre durante i miei lives, Atanycolus Cappaerti (che è poi il nome scientifico della vespa che mi ha ispirato) contenuto nell’EP Magnetic Reel.

Altri pezzi poi utilizzano gli insetti come metafora o similitudine di temi che mi stanno molto a cuore come Deathwatch Beetle ovvero il tarlo della morte il quale produce un richiamo sessuale sbattendo la testa contro il legno con cadenza regolare generando un ticchettio quasi macabro e che ovviamente mi ha dato lo spunto per parlare dello scorrere del tempo, o Bullet Ant la formica proiettile che ha il morso più doloroso al mondo e che per me rappresenta la rabbia associata al dolore.

LG: Parlaci del tuo stadio larvale.

EV: Il mio stadio larvale è stato sicuramente lungo e impegnativo dal punto di vista della crescita artistica.

Ho iniziato a suonare come tastierista in un gruppo pop con il quale ho fatto le mie prime esperienze live, di registrazione e di composizione dei pezzi, per poi passare ad un gruppo gothic rock ben avviato con il quale ho passato momenti bellissimi e date in giro per l’europa.

Ad un certo punto però la figura della tastierista ha iniziato a starmi stretta perché sentivo la necessità di concentrarmi di più sulla sperimentazione; purtroppo l’organizzazione del gruppo non mi permetteva di portare avanti due progetti contemporaneamente e quindi ho scelto di abbandonare il gruppo e di dedicarmi alla creazione di questo progetto. 

 


 

LG: Quali macchine si annidano nel tuo bozzolo?

EV: Questa è una domanda un po’ complicata alla quale rispondere, vorrei però precisare che tutte le macchine che utilizzo e ho utilizzato per il sound di Braconidae sono un mero strumento al servizio di idee che sviluppo a livello di struttura, di testo e di atmosfera, molto prima della realizzazione meccanica vera e propria. Faccio molta attenzione a non cadere nel manierismo o, peggio ancora, nell’utilizzo fine a stesso dei synth o dei programmi di produzione. Troppo spesso vedo in giro musicisti esibirsi in gesti afinalistici come semplici esercizi di stile. Io uso tastiere, synth, virtual instruments, D ronin (strumento artigianale per il noise opera di Massimo Olla), fino ad arrivare a semplici registrazioni di forchette, reti metalliche, lamiere sbattute, ecc.

Ogni singolo suono o rumore può essere editato all’infinito o utilizzato nella forma originale allo scopo di rendere al meglio l’idea base. La comunicazione di un concetto è la priorità (sembra banale ma non lo è per niente)

LG: Credi esista il parassitismo artistico?

EV: In campo artistico deve esistere il parassitismo, la simbiosi, l’unicità, il tutto e il vuoto. La creatività per me deve per forza evolversi ed esistere in dimensioni infinite dove il brutto e il bello esistono esclusivamente a livello soggettivo.

Ogni singolo aspetto dell’arte è prezioso….anche l’inutilità.

 

 



 

LG: Esiste un momento nel tempo in cui Braconidae e Emiliana si scindono?

EV: Vorrei poter rispondere di no ma in realtà durante le collaborazioni artistiche io preferisco usare la parte più pratica e produttiva senza tutto il tormento che contraddistingue il mio lavoro.

Per il resto Emiliana vive e crea e Braconidae esorcizza, dissacra e soprattutto analizza.

LG: Si ipotizza che alcuni comportamenti delle Braconidae siano il risultato di mutazioni evolutive.

Muterai anche tu col tempo?

EV: Vorrei tanto poter consolidare fortemente la mia cifra stilistica per poter in futuro evolvere nelle direzioni più inaspettate, rimanendo comunque riconoscibile.

Invecchiare con fascino insomma.

LG: Grazie.

EV: Grazie a te per questa possibilità, mi hai dato l’occasione di fissare alcuni punti sul mio progetto che avevo in mente da tempo. 

 

 

 

Per approfondire:

soundcloud.com/emiliana-voltarel-875730000


 

Commenti

Post più popolari