ILUITEQ: ATTRAVERSO LE NEBBIE DELL'ANIMA

 


 


Iluiteq è l’incantata creatura frutto dell’inventiva di due esponenti di spicco dell’ambient italiano, Sergio Calzoni e Andrea Bellucci, entrambi artefici di un suono ricco di connotati intimisti ed emozionali, ammantato di nebbiosa malinconia, sapientemente prodotto con l’intento di far risaltare il più possibile gli intricati dettagli timbrici delle loro composizioni.



LG: Cosa significa ILUITEQ e perché è un nome che vi rappresenta?


Andrea: ILUITEQ è un luogo, un’isola vicino alla Groenlandia. Abbiamo scelto questo nome perché ci sembrava molto evocativo ed essendo un luogo isolato e sperduto descriveva molto bene il nostro tipo di progetto musicale.

Sergio: Ho sempre avuto una grande fascinazione per gli ambienti naturali remoti, in cui non sono presenti segni di antropizzazione. Nel momento in cui ho proposto ad Andrea questo nome per il nostro progetto ho subito pensato che si abbinasse perfettamente al tipo di sonorità che volevamo proporre.


LG: “The Loss of Wilderness” è l’imminente ultimo capitolo della vostra discografia. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a realizzare questo nuovo lavoro? Possiamo ritenerlo un’evoluzione degli impasti sonori precedentemente ascoltati o siamo di fronte a un nuovo inizio?


Andrea: Sergio ed io lavoriamo molto bene insieme con reciproca soddisfazione. Il nostro primo lavoro “Soundtracks for Winter Departures” ci ha dato davvero molte soddisfazioni per come è stato accolto per cui abbiamo deciso di dare un seguito a questo nostro progetto. È indubbiamente un’evoluzione del precedente disco, sia dal punto di vista del metodo di lavoro, sicuramente affinato, sia dal punto di vista sonoro, visto che abbiamo cercato soluzioni diverse, giusto per provare a non ripeterci.

Sergio: “The Loss Of Wilderness” prosegue il percorso intrapreso da “Soundtracks For Winter Departures”. Per questo album abbiamo utilizzato più strumenti hardware e meno virtual instruments. L’obiettivo era di orientarci verso sonorità più analogiche utilizzando (quasi) esclusivamente sintetizzatori “fisici”. Il terzo capitolo della nostra discografia accentuerà ancora maggiormente questi aspetti tecnico-compositivi. Il nucleo narrativo di “The Loss Of Wilderness” è fortemente incentrato sulle tematiche ecologiche e la perdita della biodiversità, argomenti a cui teniamo molto.


LG: Definire oggi l’ambient music è un’operazione tanto complessa quanto rischiosa dal momento che tra sottogeneri, contaminazioni e mutazioni ci si è allontananti parecchio da “Music for Airports”. Cosa è per voi l’ambient?


Andrea: per me è sinonimo di ricerca emotiva ed introspettiva, non è un genere che si possa liquidare come mera musica di sottofondo, perché credo che necessiti di un ascolto attento per coglierne le varie sfumature. Ognuno la può ascoltare come meglio crede, leggendo o facendo altre cose; io preferisco immergermi nei suoni e vedere dove mi portano seguendo l’onda emozionale e le sue evoluzioni. “Music for Airports” era qualcosa di più etereo e sfuggente, oggi il suono “ambient” è molto più in primo piano.

Sergio: per me la musica ambient ha una funzione terapeutica, mi consente di staccare la spina dalla frenesia quotidiana e tornare in contatto con le mie parti più profonde.



LG: Nella vostra ricerca c’è il costante tentativo di rifuggire da textures sonore glaciali favorendo invece una componente emozionale, un elemento non così comune nel panorama dell’elettronica ambientale. Ha senso affermare che le vostre composizioni si avventurano più all’interno dell’anima che negli spazi siderali?


Andrea: assolutamente sì. È stato il punto di partenza del progetto. Ogni brano per noi è un viaggio che deve regalare emozioni, per cui la ricerca della melodia è fondamentale. Non riusciremmo a comporre nulla di buono se provassimo semplicemente a sommare suoni su suoni. Siamo convinti che basti poco per creare buone vibrazioni per cui ci concentriamo molto sulla ricerca della linea melodica, piuttosto che cercare suoni magari sensazionali ma freddi e poco coinvolgenti.

Sergio: hai colpito nel segno. L’idea alla base di ILUITEQ è proprio quella di produrre musica dalla forte componente emozionale, sorretta da una struttura melodica ben definita. Credo che questo approccio compositivo sia legato al fatto che sia me sia Andrea “nasciamo” prima come compositori-arrangiatori e successivamente ci siamo affacciati al mondo del sound-design e della sperimentazione.


LG: Prima di produrre musica siamo stati tutti solamente fruitori della stessa e il primo contatto con il genere musicale che ora prediligiamo di solito è sconvolgente. Ricordo ancora il mio primo incontro ravvicinato con l’ambient, con “The Shutov Assembly” di Brian Eno, artista che per molti anni divenne per me una vera ossessione. Quale fu il disco che per la prima volta vi aprì una finestra verso i paesaggi sonori?


Andrea: indubbiamente il lavoro di Brian Eno ma se dovessi citare un disco in particolare, citerei “O.O.B.E.” degli Orb e in seguito tutta la scena inglese degli anni 90, assieme ai lavori di Peter Namlook, che ha dato una forte scossa all’evoluzione sonora del genere. Anche Robert Rich è una grande influenza per me. Adoro le sue composizioni e la sua maestria nel creare paesaggi sonori incredibili.

Sergio: il disco di musica ambient che mi ha segnato maggiormente penso sia “Substrata” di Biosphere. Comunque, il mio amore per le sonorità destrutturate e free-form risale ad ascolti ancora precedenti, la seconda parte di “Low” di David Bowie e i brani strumentali contenuti in “Gone To Earth” di David Sylvian.


LG: Nelle note a “Soundtracks for Winter Departures” fate riferimento all’uso di svariate tecniche di sintesi – granulare, wavetable, FM, additiva - all’interno delle vostre composizioni. Rispetto al passato remoto dell’elettronica, in cui si aveva a disposizione la sola sintesi sottrattiva, ora possiamo disporre di un ventaglio enorme di possibilità timbriche. Questa sovrabbondanza di colori può diventare un limite per il musicista? Se doveste scegliere una sola tecnica di sintesi e una sola macchina con cui realizzare un intero disco, cosa scegliereste? E perché?


Andrea: la sovrabbondanza di suoni è un problema che si manifesta continuamente, almeno per me. Cerco sempre di focalizzare la mia attenzione sulle cose essenziali relative al brano su cui sto lavorando, mettendo dei paletti virtuali, altrimenti non ne uscirei mai. Occorre in effetti una buona dose di disciplina quando si compone e si lavora su tante sonorità diverse perché il rischio di perdere il senso della misura è tutt’altro che remoto. Se dovessi scegliere uno strumento solo, userei un campionatore; il campionamento è la cosa a mio avviso più incredibile che sia stata inventata, asseconda la tua fantasia in tutti i modi e permette la creazione di paesaggi incredibili.

Sergio: concordo con Andrea sul fatto che la sovrabbondanza di suoni e tecniche di sound-design possa essere disorientante e sia sempre necessario mantenere una buona dose di disciplina in fase di produzione. La tecnica di sound design che prediligo è la sintesi granulare: molti suoni nei nostri brani sono stati generati da registrazioni che ho fatto nel mio studio con un microfono a condensatore, dalle quali ho estrapolato dei frammenti di audio che ho processato con Ableton Live. Un esempio su tutti, il drone a bassa frequenza che costituisce la fondazione del brano “Burian” (contenuto nel nostro disco di debutto) è stato generato con questa tecnica di sintesi granulare, partendo da una registrazione ad alta qualità di alcuni suoni di una kalimba.


LG: In una precedente intervista su questo sito ho avuto modo di discutere con Alice Kundalini in merito al rapporto tra Yoga e sperimentazione elettronica. Ritenete ci sia una componente mistica e spirituale nella stasi contemplativa di molte forme di ambient music?


Andrea: io credo di sì. Il suono, la melodia eleva lo spirito come nessun’altra cosa. Ci consola, ci dà una carica interiore che magari pensavamo di non avere e la musica ambient è un potente mezzo per riconciliare l’uomo con ciò che lo circonda.

Sergio: completamente d’accordo con la risposta di Andrea.


LG: Grazie.


Andrea: grazie a te per le belle domande!

Sergio: grazie di cuore per questa bella intervista. A tutti i lettori voglio ricordare che il nostro nuovo album “The Loss Of Wilderness” uscirà il 27 Agosto e al momento è possibile fare il preorder sulla pagina Bandcamp della label (https://n5.md/293b).

 

 


Per approfondire:

facebook.com/iluiteq

iluiteq.bandcamp


























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