PETROLIO: LUCIDA MAREA FOSSILE

 

 


 


Proveniente da esperienze in oscure dimensioni sonore  - il metal degli InfectionCode, l'industrial e il jazznoisepunk con i progetti Gabbiainferno e Moksa - e altrettante prestigiose collaborazioni - Jochen Arbeit (Einstürzende Neubauten), Aidan Baker (Nadja), tra le altre - Enrico Cerrato nel 2015 decide di dare il via al suo progetto solista, Petrolio, esordendo nel 2017 con DiCosaSiNasce, album coprodotto da labels di rilievo come DreaminGorilla Rec., DioDrone, Taxi Driver Rec., Vollmer Industries, Toten Schwan Rec., Screamore, È Un Brutto Posto Dove Vivere, Brigante Rec. 

Club Atletico (2021, Depths Records) è ispirato all'opera cinematografica di Marco Bechis relativa alla dittatura in Argentina. Club Atlètico era il nome con cui era conosciuto uno dei centri di prigionia del regime in cui venivano sistematicamente incarcerati e torturati gli oppositori politici.

 


LG: Club Atletico è l’ultimo anello di una catena fatta di innumerevoli esperienze musicali e artistiche che costituiscono parte del tuo background e che certamente si riflettono in questo lavoro. Quali tra queste esperienze ritieni siano state per te determinanti?


EC: Tutte le esperienze musicali fin qui vissute sono state fondamentali per la costruzione del background di Petrolio; indubbiamente le radici metal hanno caratterizzato fortemente l'impronta del disco di esordio “Di cosa si nasce”, ma negli ultimi tempi una vena più ambient e dark caratterizza il mio percorso. Penso che chi ha seguito il cammino di Petrolio dal primo disco, passando per L+Es, le diverse collaborazioni, le tapes e gli Eps che hanno condotto fino all'ultimo “Club Atletico” possano riconoscere distintamente un sound più profondo e definito, ricco di suoni e rumori che sono divenuti man mano più rarefatti.


LG: Il concept alla base di Club Atletico lo rende un lavoro di grande spessore sociale: vorresti parlarcene? E quanta importanza ha oggi per la musica non essere solo mero intrattenimento ma vero strumento di riflessione e denuncia sociale?


EC: È stato un lavoro lungamente studiato, volevo trattare un argomento storico poco conosciuto, contemporaneo, ma allo stesso tempo caratterizzato da tematiche che facilmente riconducevano a quello stile musicale che aveva finora caratterizzato le mie composizioni. Sebbene questo disco, proprio in virtù dei temi trattati, sia segnato da sonorità forti, scure e dense, il progetto Petrolio rincorre l'idea di creare un mix di musica che sia fruibile e di qualità ma nello stesso tempo capace di dare un peso a tematiche intime e sociali che inducano l'ascoltatore ad una riflessione, si spera, profonda. 

 

 




LG: Il nome del tuo progetto, Petrolio, inevitabilmente rimanda al liquido denso e nero che è anche il paradigma di un mondo che sta soffocando...potrebbe essere una possibile chiave di lettura?


EC: Assolutamente sì, ed è l'essenza prima che sta alla base della scelta del nome; volevo qualcosa di denso e vischioso, che ricordasse la base della mia ricerca musicale caratterizzata da suoni pastosi e saturi; ma nello stesso tempo la musica ha caratterizzato anche l'atmosfera proposta nei live e nei dischi che, come scrivi tu, stringe l'ascoltatore portandolo in un mondo anomalo e soffocante, anche se, in diverse tracce dei miei dischi, molte persone percepiscono luci ed aperture volte a cercare di dare una lettura positiva della vita e degli eventi che ci circondano.

 

LG: Club Atletico mi ha sorpreso: i synth suonano scuri e grassi ma la produzione è lucida e affilata come un disco metal. Ritieni ci sia del vero in queste mie impressioni? Ti sei occupato in prima persona degli aspetti fonici di questa produzione?


EC: Concordo in pieno, anzi ti ringrazio per quanto scrivi. Sono tendenzialmente un musicista che ha sempre amato certe sonorità, dai pad belli “grassi” ad arpeggiatori e campionamenti sia rumoristici che orchestrali; però amo altrettanto curare i dettagli del mix perchè mi piace l'idea di imprimere il mio marchio sulle sonorità dei miei dischi. Non nascondo che in futuro mi piacerebbe far mixare un mio disco da altre mani, per sentire come le orecchie di un professionista “leggono” le frequenze delle mie composizioni.

 

 




LG: Dando uno sguardo alle macchine che utilizzi in studio ritieni ci sia uno strumento per te imprescindibile, che ti accompagna da molti anni e su cui non ti stanchi mai di mettere le mani?


EC: Direi senza dubbio un synth che mi ha accompagnato finora costantemente sui palchi che ho calcato, lo Sledge della Studiologic, sintetizzatore fabbricato in Italia e che utilizza il motore del Waldorf Blofeld. Amo tantissimo le sue sonorità, in particolare per la capacità di “bucare” il mix e dare carattere ad ogni brano.


LG: So che il cinema occupa un posto di rilievo nel tuo immaginario…


EC: Sono un appassionato di cinema e fin da subito l’arte cinematografica ha condizionato il mio progetto e il modo di gestirlo anche in sede live; amo narrare storie e creare un percorso in cui lo spettatore viene preso per mano e condotto in un mondo, il mio mondo in quel momento.

Non ho un genere particolare di riferimento, amo tutto ciò che mi sa di novità nei colori e nelle inquadrature, anche se tendo a preferire situazioni di tensione e suspence.


 

LG: Esiste qualcosa di più nero e scuro del petrolio?


Purtroppo la vita ci riserva spesso situazioni che ci pongono di fronte a emozioni così scure e forti da superare anche la cupezza del petrolio; nuotiamo ad occhi aperti in un mare scuro che impregna la vista e restiamo invischiati in modo tale che non ci viene consentito di vedere nulla di ciò che ci circonda. Ma non dimentichiamo che l'arte è il mezzo per leggere, interpretare e rendere ai nostri occhi una luce tale da riportarci con lucidità ad una visione reale della nostra vita e della nostra società. 

 

LG: Grazie.

 

 


 

 

Per approfondire:

https://depthsrecords.bandcamp.com/album/club-atletico

https://petrolio.bandcamp.com/


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