HEIMITO KÜNST: AUTOBIOGRAFIA DELLA CORROSIONE

 

 

 

 

 

L'opera prima di Heimito Künst (Dissipatio, 2021) è uno degli esordi più emozionanti e significativi degli ultimi anni. Rigorosamente celato dietro a uno pseudonimo letterario, il progetto è contraddistinto da un'intensa carica visionaria. Nastri, rumori, cigolii e crepitii rigorosamente lo-fi, trame vocali indistinte e un organo Farfisa naufrago del tempo: questi sono gli elementi che l'autore immerge  sapientemente all'interno di un'atmosfera acre, estrandone un suono irrimediabilmente consumato e corroso. Non siamo però di fronte ad un agglomerato informe di imput sonori bensì le sette tracce che compongono il lavoro hanno ognuna una forte individualità, un carattere peculiare, a testimonianza di un lungo, lento processo di costruzione del suono svolto nell'arco di tre anni.

 

 

LG: Le registrazioni del tuo disco di debutto sono state realizzate in un arco di tempo piuttosto lungo, dal 2016 al 2019. Avevi un’idea chiara fin dall’inizio dell’idea sonora dell’album oppure solo alla fine hai dato una forma compiuta al materiale? 

HK: Tutto è nato con il ritrovamento di un vecchio organo. Quella è stata la partenza, le notti a registrare e sperimentare continuamente per mesi. Poi è iniziato l’ascolto e la selezione dei brani. Ma il risultato non era quello che cercavo allora ho iniziato una nuova ricerca utilizzando anche registratori a bobine, microfoni a contatto e altri strumenti (percussioni, bassi, violini, voce, field recording, sintetizzatori…), con cui ho cercato di rendere il suono il più organico possibile, cercando di ricreare la ‘sporcizia dell’esistenza’. Ho utilizzato sempre microfoni d’ambiente per tutte le registrazioni, questo ha caratterizzato parecchio il suono di Heimito. Volevo che si percepisse la densità materica del suono, il suo sapore acre, il bagliore abbacinante, lo spessore incorporeo carico di suggestioni e di afflati vitali. Mesi di cambiamenti e stratificazioni hanno portato alla stesura finale dell’album. 

LG: Nelle note di copertina definisci questo disco un’elegia musicale, perché? 

HK: Il disco nasce come una necessità espressiva del tutto personale e autobiografica, un viaggio meditativo che percorre la memoria, il sogno, l’esistenza in senso più ampio. Credo che si percepisca chiaramente nell’ascolto delle tracce qualcosa che va oltre i normali stati percettivi: Heimito è riflesso di vita, un’immagine in bianco e nero, bruciata nel deserto del Sonora. 

LG: A fare da leitmotiv al progetto e al disco è il romanzo “I detective selvaggi di Roberto Bolaño”. 

HK: Durante le prime registrazioni, il romanzo di Bolaño ha accompagnato le mie giornate contaminando profondamente l’essenza del suono dell’album; non potevo non lasciarne memoria. Lo stesso Heimito Künst è un personaggio secondario, ma magnifico, del libro. Uno psicopatico emarginato senza meta, un diavolo che si muove senza consapevolezza in questo mondo, come non innamorarsene? 

 


 

 

LG: Il gusto per la bassa fedeltà, la registrazione DIY e il rumore di fondo contraddistingue la tua produzione. Quando il rumore non è più rumore? 

HK: Tutte le registrazioni sono state fatte in prese diretta e con microfoni ambientali, riprendendo volutamente i rumori dello spazio circostante, una sorta di field-recording in tempo reale che ha modificato in maniera sostanziale il risultato finale. Il rumore che entra a far parte della composizione è stato per me un vero e proprio attore che deve essere assolutamente preso in considerazione nella produzione musicale attuale, uno dei pochi modi per marcare profondamente la propria identità. Oggi è davvero troppo semplice fare dei bei suoni, tanto perfetti quanto anonimi ma è solo sfruttando i difetti che si nascondono nei supporti e nelle ‘crepe’ dei sistemi di registrazione che si possono creare percorsi personali. Tutto poi si basa sull’equilibrio tra gli elementi, facendo grande attenzione a non perdersi nelle proprie forme. Anche i più esperti spesso tendono a ripetere la formula nel tempo ma il suono è organico e deve spostarsi e mutare nel corso della vita dell’individuo. Se rimane cristallizzato si priva del senso stesso della creazione, nasce morto. 

LG: L’attuale scena sperimentale italiana (e non solo) ricerca costantemente nuovi linguaggi rielaborando le intuizioni del passato. Ritieni che alla fine di questo processo di sedimentazione emergerà una corrente unitaria? 

HK: Da quando ne ho memoria io (ed inizio ad averne un po') è sempre stato così, ogni movimento nasce dalle ceneri di quello precedente. C’è un fattore che oggi può far la differenza: la diffusione della digitalizzazione globale con la conseguente condivisione e connessione dei dati. Il rovescio della medaglia è stato però l’esplosione in miliardi di piccole produzioni, non sempre utili, che inevitabilmente hanno ridotto la quantità di ossigeno disponibile per tutti. Non vedo grandi possibilità nella creazione di una scena sperimentale italiana unitaria al momento: non è pessimismo ma semplice realismo. L’aspetto autocelebrativo di gran parte delle produzioni attuali, nostrane e non, credo sia la risposta migliore alla tua domanda. 

 


 

 

LG: Vorrei sottolineare il fascino primitivo dell’artwork del disco, un isolazionismo pagano che si sposa perfettamente con le atmosfere del disco. Confesso che mi ha da subito conquistato. 

HK: Qua torniamo ai Detective Selvaggi con una citazione diretta dal romanzo: le grafiche riprendono i disegni della poetessa Cesárea Tinajero, considerata, sempre nel testo, la madrina del movimento poetico real-visceralista, che i protagonisti del libro, Ulises Lima e Arturo Belano, inseguono alla ricerca di nuove vie espressive. In copertina la bellissima foto di Valentina Ramacciotti, con questo piccolo Pan emerso da una breccia temporale che si riappropria di uno spazio vitale e nostalgico nella natura. 

LG: Cosa verrà dopo? 

HK: Sto già lavorando alla prossima uscita, un album sempre molto personale e ispirato in qualche modo alla letteratura contemporanea, stavolta francese. Sono due anni di registrazioni vissuti in un’epoca segnata da un isolazionismo profondo e non solo spirituale. Le nuove tracce ne risentono e il risultato è marcatamente apocalittico. Spero entro breve di riuscire a chiudere la produzione. 

LG: Grazie.

 

 

Per approfondire:


https://dissipatio.bandcamp.com/album/heimito-k-nst

 

 


 

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