VERA DI LECCE: RITUALI DI VOCE E DI VENTO

 


 


Dalla World Music dei Nidi d’Arac al progetto I Venti Parlano in collaborazione con Alfio Antico la parabola artistica di Vera Di Lecce è costantemente influenzata dall’esplorazione delle proprie origini, familiari e culturali, fino a trovare un ideale punto zero indietro nel tempo in cui la musica, la danza e il canto non sono più semplici accessori per l’intrattenimento dell’uomo contenporaneo ma una necessità atavica, come il cibo, il sonno, il lavoro.

Abbiamo incontrato Vera per discutere in merito al progetto I Venti Parlano: due musicisti - provenienti da due diverse generazioni e da esperienze musicali maturate in contesti artistici che nel corso degli anni sono mutati drammaticamentecapaci di imbastire un dialogo sonoro e poetico in perfetto equilibrio tra arcaico e post-moderno.



LG: La scena sperimentale italiana nel corso dei decenni si è appropriata dei linguaggi tradizionali provenienti da altre culture curando poco il retaggio autoctono. Il progetto nato in collaborazione con Alfio Antico, al contrario, intreccia tradizione italiana e contemporaneità elettronica.


VDL: Partendo dai nostri percorsi individuali abbiamo cercato un incontro artistico tra antico e contemporaneo, tradizionale e sperimentale. Alcuni artisti italiani avevano già intrapreso questa ricerca, cito il gruppo di “Pizzica elettronica” Nidi d'Arac, nel quale ho cantato e danzato per diversi anni e il progetto di Cesare Basile e i Caminanti, del quale faccio parte e attraverso il quale io e Alfio ci siamo incontrati. Alfio ha lavorato anche con i miei genitori, per cui è stato molto interessante ritrovarci in Sicilia. L'intreccio tra strumenti tradizionali ed elettronici o estranei alla tradizione mi è tuttavia familiare sin da piccola. I miei mi hanno avvicinato alla world music da subito e ricordo che mi piaceva particolarmente un gruppo in cui i canti tradizionali dei nativi americani venivano scanditi da batteria elettronica e sintetizzatori, parlo dei Sacred Spirit. Avevo dieci anni.


LG: La scelta di presentare il lavoro come una performance live si discosta dalla logica commerciale dell’album strutturato. Si tratta di un riferimento alle tradizioni orali del passato?


VDL: In questo momento storico credo ci sia molta più libertà nel presentare il prodotto artistico. Alcuni pubblicano singoli e poi molto più avanti li raccolgono in un album, altri propongono videoclip per ogni canzone, altri pubblicano album di due ore, per non parlare del nuovo e ampio concetto degli NFT. Io e Alfio abbiamo pensato di lasciare che il nostro istinto ci guidasse e così è nato I Venti Parlano, una performance rituale. Ho aggiunto una danza di accompagnamento che assieme al tamburo di Alfio ci conduce verso l'atmosfera musicale che abbiamo creato. I miei paesaggi elettronici accolgono la sua voce e le sue ritmiche, fino ad incontrare la mia voce che a volte interagisce come fosse uno strumento. C'è una componente di improvvisazione molto importante durante il concerto. Seguiamo un canovaccio ascoltandoci, percependo e seguendo l'energia dell'altro, verso un flusso continuo che si avvicina ai movimenti del Tai Chi. Il momento è riconducibile all'atto spontaneo dei contadini che, dopo il lavoro o dopo aver mangiato, prendono un tamburo e iniziano a narrare la loro storia.


LG: il tuo background familiare ti ha permesso di comprendere e assimilare le molte sfumature del patrimonio musicale e culturale pugliese a cui affianchi l’elettronica. Personalmente ritengo i due linguaggi non così dissimili tra loro, entrambi legati ad un concetto ancestrale di ritualità ed evocazione, magia e stupore.


VDL: Assolutamente è questo il messaggio che intendo comunicare. L'evocazione e la magia di cui si parla spesso nasce da un ritmo, da un loop, da una percussione o da un sintetizzatore: dalla ripetizione. Per cui i due linguaggi sono effettivamente vicini, come lo sono la tradizione e l'innovazione.

Ho passato diversi anni a ricercare il mio suono, la mia identità artistica, che non si è conclusa nella tradizione, anzi, da lì è partita. Dopo una profonda esplorazione ho trovato me stessa e cerco di portare tutte le mie esperienze - dall'ambient al pop sperimentale, dal grunge all'elettronica, dalla danza tradizionale alle arti marziali - all’interno del mio modo di esprimermi, senza lasciare nulla indietro, senza che nulla prenda il controllo sul resto, ma che allo stesso tempo tutto sia riconoscibile senza che abbia però confini definiti. Questo è il mio rituale.



LG: Il Sud Italia è una terra ricca di storie magiche. Assistendo al video concerto si ha l’impressione che sia la tua voce sia il tamburo di Alfio richiamino entrambi suggestioni sciamaniche in cui il pulsare delle percussioni permette di entrare in uno stato di coscienza più ricettivo nei confronti di realtà invisibili.


VDL: È esattamente questo l'intento. I momenti di incontro rituale e sciamanico sono parte dell'animo umano da sempre. E' un'esigenza, un lasciar andare l'inconscio verso la divinità, unendosi ad essa per poter andare avanti, danzare con l'ultraterreno attraverso la musica. Succede ancora oggi. La percussione, elettronica o acustica che sia, ci avvicina al divino. Le realtà invisibili sono importanti e siamo molto felici di essere riusciti a portare anche solo alcuni di voi nella nostra magia.


LG: Grazie.

 


 

Per approfondire:

https://m.facebook.com/veradilecce

instagram.com/veradilecce

wikipedia.org/wiki/Alfio_Antico

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