VASCO VIVIANI/DANIELE SANTAGIULIANA: L'UROBORO TRA LE SABBIE

 

 


 

 

La label EEEE, fondata e diretta da Vasco Viviani, è protagonista di questa intervista a tre voci.

Non a caso solo pochi giorni fa abbiamo presentato il lavoro di Danilo Ligato il cui album piu recente, Fernweh, è prodotto dalla medesima label. Vasco ci aiuterà a conoscere meglio questa interessante etichetta e alle sue considerazioni si affiancheranno le impressioni di un ospite piuttosto frequente di collettivoinconscio, Daniele Santagiuliana, le cui uscite raramente sfuggono alle attenzioni di questo blog e il cui più recente lavoro a nome Testing Vault è uscito sotto l’ala protettrice della EEEE.





LG: Nascita, evoluzione e missione di EEEE.

 

VV: Le Edizioni Etiche ed Estetiche nascono nel 2018, dopo un periodo di stasi produttiva durata un paio d’anni, nei quali pensavo di aver dato tutto quanto potessi nella mia personale via di produzione musicale. Come spesso capita però venni a contatto con un disco verso il quale non potei resistere, The Cold Plan di My Dear Killer, progetto dietro il quale si nascondeva Stefano Santabarbara. Decisi a quel punto di investire in un nuovo capitolo, serrando però maggiormente le fila e concentrandomi su pochi, selezionati progetti.

In quest’ottica, fra il 2018 ed il 2021 ho pubblicato 3 album su LP, The Cold Plan appunto, L’inizio della neve di Marino José Malagnino e Totale! Tre lavori con tre ottiche completamente differenti, il primo melanconico e catartico, il secondo colorato e fuori dal tempo ed il terzo folle e combattivo. Oltre a queste uscite ci sono dei seguiti più esili ma non meno estemporanei, in primis la parte digitale (ambito rischioso e per il quale non ho mai avuto un particolare amore, rimanendo io feticista dei vari supporti) legata a progetti estemporanei (Anguria, jam session post-concertistica fra My Dear Killer e Aldo Becca), in fase di crescita ( i Sons of Viljems, dei quali spero di riuscire prima a definire un’uscita fisica che ne attesti la bontà) e di raccolta (Danilo Ligato, che dal digitale Rizieri è passato al nastro di Fernweh nell’ottica di un uscita su LP nel 2023). La missione penso sia quella di seguire progetti attinenti con la maggior competenza e passione possibile, siano essi legati direttamente all’etichetta o comunque attinenti (ci tengo a citare Perpetual Bridge, progetto di Nadia Peter che sostengo nonostante sia poi uscito in veste autoprodotta e che vedrà un suo capitolo lungo su Everest Records più avanti quest’anno). In più, e siamo qui anche e soprattutto per questo, il nuovo disco di Testing Vault (su CD, il beneamato CD, che tutti quanti sembrano disprezzare e che io apprezzo sempre più), che non vediamo l’ora di propagare il più possibile tramite le nostre cerchie. Ho dei piccoli piani sul futuro, che vedranno (se le cose andranno secondo la strada pensata) come attori principali Maurizio Abate, Daniel Drabek e Luca Swanz Andriolo. L’unica missione sarà, come sempre, rimanere fedeli a se stessi, cercando di fare bene con poche cose.

 


LG: Perché scegliere EEEE come label.

 

DS: Seguivo e ammiravo Vasco dai tempi della Old Bycicle Records, e ricordo chiaramente l’enorme amore che metteva già allora in ogni singola release (ancora mi giro per le mani delle tapes stampate da lui in passato, strepitose già solo per la grafica), e sono felicissimo che con EEEE abbia ricominciato questo percorso in cui ho notato ancora questa passione che lo anima. Dopo anni in cui ero stato fin troppo produttivo ed impulsivo nel voler far uscire le mie produzioni ho deciso di fermarmi un momento e concepire un album che fosse all’altezza della sua etichetta e delle sue aspettative. Sono felice di dire che il disco che ho affidato alle sue mani sia - credo - uno dei dischi di Testing Vault con più accessibilità rispetto ad altri: vuole essere un po’ il mio “Love’s Secret Domain” (con le dovute, gigantesche differenze, chiaro!), in cui affronto alcune sonorità tipiche di TV ma con una cura e una produzione ben chiara e con vere e proprie composizioni stand-alone anziché tasselli di un puzzle più ampio. La cura, l’attenzione, la gentilezza e l’umanità che ho trovato sotto la sua ala in EEEE sono state una coccola che da solo non mi concedo e che per la maggior parte ho sempre trovato con le persone con cui ho avuto la fortuna di lavorare ma Vasco le mette in primo piano e questa cosa è rara e meravigliosa.

 


 


LG: Perché produrre Testing Vault.

 

VV: Con Daniele abbiamo iniziato ad annusarci quasi una decina di anni fa - era il 2013 - con degli scambi di materiale (a quel tempo ero in attività con Old Bicycle Records) e dei riferimenti abbastanza condivisi su un certo suono oscuro e slabbrato. Ci furono poi degli abboccamenti a livello mediatico, con delle recensioni da parte di Daniele su dischi degli Sparkle in Grey e, se non erro, di Matteo Uggeri e Nuno Moita. Quindi, circa un anno dopo, fui io a recensire un suo lavoro, lo splendido Jeremiad. Nel tempo ci siamo sempre tenuti al corrente sulle nostre uscite e la collaborazione attendeva soltanto il momento giusto per arrivare. Quando ho sentito i pezzi di The Living, the Dead, the Sleepers and the Insomniacs mi sono accorto (e me ne accorgo ad ogni passo di più) di come riferimenti anche molto differenti possano convogliare affinità enormi. Trovo moltissima polvere del mio passato nella musica di Testing Vault. Non similitudini ma una visione musicale affine, fatta di poche cose, desuete e polverose, quasi calcificate. Chiudendo gli occhi e pensando al mio percorso produttivo negli anni trovo il percorso di una serpe, con pelli morte e curvature sulla sabbia, che parte da Soft Black Star passando attraverso i Polvere fino ai Silent Carnival, da My Dear Killer a Danilo Ligato a Testing Vault…in fondo non è nient’altro che musica soul. In realtà la domanda più corretta sarebbe, col senno di poi, perché produrre solo ora Testing Vault? È un amore maturo, ancor più passionale. 

 



LG: Un’etichetta discografica nasce sempre in risposta ad una precisa necessità del suo fondatore, dell’artista che promuove e del pubblico a cui si rivolge.

 

VV: Lavoro da circa dieci anni come operatore sociale, in un settore nel quale la vis principale è quella di far crescere o mantenere le competenze e le risorse delle persone. A volte lo fai semplicemente lavorando sul setting e sulla predisposizione, mettendo in comunicazione gli uni con gli altri o preparando il terreno affinché stiano bene. In altri casi invece bisogna circoscrivere e mediare taluni comportamenti o visioni. Non credo sia dissimile dal lavoro che intendo fare con le mie edizioni. Stimolo, promuovo, medio, creo i presupposti, ascolto, provoco reazioni. Evito che chi suoni debba occuparsi di altro e faccio sì che i vestiti che ornano i dischi siano ben abbinati e stiano loro bene addosso. Cerco di occuparmi di quanto più possibile, non lavoro con agenzie stampa e promuovo con le mie forze quanto prodotto, in maniera quanto più coerente ed onesta possibile. Le mie etichette sono sempre nate da un bisogno interno, dalla necessità di produrre determinati dischi e determinati artisti. Il pubblico viene in un secondo momento, penso si affezioni nel momento in cui lo si tratti con rispetto e lo si stimoli. Sono una persona curiosa e cerco di portare la mia musica a persone che ambiscano a farsi stupire e sorprendere.

DS: Credo che il pubblico sia l’ultimo motivo per cui un’etichetta (specie come la mia o quella di Vasco) comincino a esistere, il pubblico nel genere che faccio è ritornato a quel bacino di utenza di fine anni ’90, per cui molto contenuto… e ciò che rimane è la passione. L’urgenza creativa da parte mia fu il catalizzatore che fece nascere la Looney-Tick Productions ed evitare meno uscite con labels anche più importanti ma che richiedevano più tempo di realizzazione: così pubblicavo senza sosta, non volevo attendere mesi per vedere qualcosa di pubblicato in un momento in cui avevo già cambiato magari concept o focus da allora. 

 




LG: Il nostro è un momento storico decisamente poco favorevole per l’industria discografica che ormai versa in uno stato di profonda crisi. L’attenzione nei confronti della musica è ai minimi storici e in questo i mostruosi aggregatori/distributori di musica liquida hanno giocato un ruolo decisivo nel contesto di un progressivo e generale appiattimento culturale.

 

DS: Oggigiorno so quanta importanza ci sia nei trend, nelle playlist, nel brano singolo anziché nell’album intero (a meno che tu non sia un artista di rilievo), nel titolo della canzone clickbait (vedi la lezione impartita da Salmo con Rob Zombie), nell’essere disponibile su tutte le piattaforme… ma non riesco ad usufruirne più di tanto. Mi capita di sentire qualcosa se quel disco non si trova o non ho mai sentito quell’artista, ma poi basta. Ci si perde un sacco di roba buona per un’inflazione delle proposte ridicola.

Infatti, vado avanti a CD, esattamente come cominciai a collezionare musica anni fa. Dio, che boomer!

Vorrei che ci fosse un’inversione di rotta ma vedo che al tempo stesso le copie fisiche di un disco vengono vendute solamente dopo ascolti da piattaforme digitali da cui non guadagni nulla, e quindi bisogna accettare questo compromesso per il momento. Non è l’ideale ma è quello che sta succedendo e non puoi farci niente. Le persone dovrebbero capire (in molti lo capiscono per fortuna, ma non abbastanza) che un artista non può far uscire album senza che ci sia un guadagno quantomeno atto a donargli la possibilità di continuare a fare ciò che ama. L’importanza dell’arte è stata ulteriormente svalutata con il passare del tempo, e la cosa mi demoralizza non poco.

VV: Non lo so, quel che è vero è che stiamo invecchiando e ci riesce sempre più di rado comprendere il presente, come è logico che sia. Viviamo in una perenne rincorsa e l’industria discografica è solo una delle componenti che opera nella nostra società. Non approfondiamo molto, non leggiamo molto, non abbiamo più il tempo. Siamo ridotti a lavoro ed evasione, fatica e riposo. È un problema fisico e anche un problema culturale forse. Però basta un contatto, una nuova briciola di entusiasmo a riportarci in prima linea a dare tutto di noi. Gli scrittori scriveranno sempre, anche senza lettori. I musicisti suoneranno sempre, anche senza un pubblico. Io ho paura di essere un produttore, sarà stato il destino! Scherzi a parte, la problematica principale secondo me è la distanza fra fasce anagrafiche e la differente fruizione dei nostri riferimenti culturali. Il mondo cambia, noi siamo in qualche modo segnati, ma facciamo del nostro meglio per lasciare tracce che possano essere di interesse per noi in primis, sperando lo siano poi anche per gli altri.

 

LG: Grazie.

 


 

 

 

Per approfondire:

https://e0e0e0e0.bandcamp.com/album/the-living-the-dead-the-sleepers-and-the-insomniacs-by-testing-vault



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