MARCO LUCCHI: VARIABILE GEOMETRIA COLLETTIVA






Fin dagli esordi Marco Lucchi ha mostrato un interesse viscerale nei confronti della collaborazione artistica, confrontandosi con altri nomi storici della sperimentazione (Lino Capra Vaccina e Michael Nyman tra gli altri) arrivando nel 1995 a Shipping, progetto realmente in anticipo sui tempi, in collaborazione con Franco Bifo Berardi, tra danza, musica e web. Alternando produzioni digitali a pubblicazioni fisiche Marco Lucchi continua fino ad oggi a esplorare i vasti territori dell’ambient e del drone, prediligendo ancora il confronto e la condivisione come nel più recente Triumph, anomala opera a firma collettiva disponibile su Bandcamp. Triumph è essenzialmente una concatenazione di di variazioni sul tema proposto dall’ideatore del progetto che ha coinvolto un nutrito numero di artisti, ognuno dei quali interpreta in modo estrememante personale l’idea originale, giungendo spesso ad allontanarsene di molto pur mantenendo una certa affinità nell’atmosfera. Degne di nota ad esempio Variation di Night Note, tra minimalismo e contrappunto; Hymn di M.Nomized che sovrappone strati sfasati e dissonanti dello stesso tema immergendoli all’interno di un ambiente cyberpunk; oppure Henrik Meierkord con il suo acidissimo violoncello elettrico.

Pur considerando che la diversità stilistica degli autori renda talvolta molto eterogeneo il materiale non si può non rimanere ammirati dall’enormità del progetto e dallo sforzo creativo profuso da tutti i partecipanti come pure dal magnifico messaggio utopistico di unità, bellezza e condivisione artistica.





LG: Il percorso che ti ha condotto a Triumph.

ML: Sono sempre stato interessato a collaborare con altri artisti e con altri musicisti. Negli anni '90 - in cui sostanzialmente ho avviato il mio cammino, diciamo così, professionale - ho dato vita a un progetto 'interdisciplinare' denominato "RADURE - annuario di musiche e filosofie creative" che si prefiggeva l'incontro di artisti di varia provenienza su temi specifici, come il "Mito", la "Cibernautica", l'Oltreumano, l'Iki. Vi hanno partecipato - fra gli altri - Lino Capra Vaccina, Franco Bolelli, Franco Berardi 'Bifo', Claudio Rocchi, Maurizio Marsico, Nicola Alesini e altri, troppi per citarli tutti. Negli anni '00 l'attenzione è stata invece concentrata su omaggi a musicisti come Moondog, Brian Eno, Toru Takemitsu, Simon Jeffes e altri che venissero giudicati significativi per il 'collettivo' che via via si andava formando. Negli ultimi anni poi - grazie soprattutto alle cosiddette 'piattaforme' musicali come SoundCloud o Bandcamp, ci si è orientati alla condivisione di progetti 'interni', proposti dai membri del gruppo. Lo definisco così, e va immaginato come composto da un centinaio di collaboratori 'a geometria variabile' che - come giustamente dici tu - provengono da varie parti del globo terracqueo. 

 


 

LG: Triumph si regge unicamente su di un pattern organistico ottenuto grazie a un arpeggiatore. Ciò che anima l’intera opera è la straodinaria varietà di interpretazioni che i moltissimi musicisti che hanno partecipato al progetto hanno ottenuto rielaborando lo spunto originale. La platea di ospiti è assolutamente variegata, con molti nomi - pur in un contesto di nicchia – di respiro internazionale.

ML: Triumph si è coagulato intorno a tre battute di 'ostinato' organistico proposte da me. Come ho scritto nell'introduzione al progetto presente su Bandcamp, in una splendida giornata d'aprile si è fatta strada in me l'idea del Trionfo: trionfo di Primavera e delle Possibilità. Mi rendevo - e mi rendo - conto che l'idea del Trionfo andava a cozzare con un presente dove pare invece dominare ben altro, ma 'testardamente' mi veniva da condividere questo sentimento, questo 'orizzonte'. Gli amici che hanno corrisposto hanno offerto le più svariate interpretazioni (rabbiose, giocose, scettiche, malinconiche, gioiose) fornendo una sorta di caleidoscopio del tema musicale (e anche del sentimento che lo animava). Ho comunque allegato alla pubblicazione - in forma di 'bonus track' - la cellula di partenza, così che chiunque lo desideri possa aggiungere la propria versione, nello spirito di una cosiddetta 'opera aperta'. Credo di poter aggiungere che la 'pandemia' e la situazione di 'chiusura' che ha generato abbia per converso favorito la tendenza a cercarsi - magari anche solo nella virtualità della rete - e a stringersi intorno a progetti comuni, e abbia - quantomeno nei momenti di minore tensione, ansia, disagio ecc - fatto immaginare orizzonti di 'uscita' e di conquista di nuovi territori emotivi condivisi.

 


 

LG: In una recente intervista accennavo alla teologia del nichilismo che pervade da decenni il mondo dell’elettronica più sperimentale. Per quanto comprensibile alla luce dell’efferatezza degli orrori di cui l’uomo si è macchiato e continua a macchiarsi e per certi versi anche necessario affinché l’arte continui ad essere una voce di sdegno e denuncia di tali crimini mi chiedo se non sia ora di smettere di ammantarsi di morte e di iniziare a celebrare finalmente la vita.

ML: Ho ben presente ciò che tu definisci come teologia del nichilismo, e d'altra parte il termine 'radure' da me utilizzato nei progetti cui facevo cenno mostra un evidente debito con il pensiero di Heidegger ma col tempo mi è parso chiaro che quella parola aveva invece soprattutto a che fare con i cosiddetti 'chiari del bosco' di Maria Zambrano. Intendo dire che ho spesso virato verso visioni più ottimistiche, che non negano - e come si potrebbe farlo .. - i limiti e i dolori del vivere, ma che si sforzano di individuarne - e praticarne - le sue potenzialità. Per quanto ci è concesso, ovviamente. 

 

LG: Mellotron. Uno strumento amato e detestato, protagonista indiscusso di una stagione musicale irripetibile ma che oggi ha anche tanti detrattori. Troppi credono che Mellotron sia sinonimo di Progressive Rock dimenticando che la scricchiolante tape keyboard fu elemento imprescindibile nel modellare il suono dei corrieri cosmici tedeschi e che fu utilizzata nei più disparati contesti musicali. A tutt’oggi potrei rinunciare a qualunque synth ma non al suono fiabesco e malinconico delle sue tapes.

ML: Il Mellotron, ah il Mellotron .. da ragazzino lo rincorrevo nelle line-up, nelle formazioni dei gruppi che amavo perché mi sembrava garantire che avrei ascoltato la musica 'giusta', quella che mi piaceva. Il suono acido e drammatico dei violini o quello vellutato e dolcissimo dei clarinetti e dei flauti mi entusiasmavano. Da allora è rimasto lì, come una specie di 'totem', a circoscrivere la zona sacra, l'Eden riconquistato. Più che nel sound del cosiddetto prog-rock ne ho amato l'uso che ne fece Robert Wyatt coi Matching Mole - Immediate curtain, per esempio - o Bruce Palmer in quel capolavoro che è stato The cycle is complete e più specificatamente nel brano Calm Before the Storm, che già dal titolo è tutto un programma .. Ultimamente mi misuro con l'organo a canne che in fondo è una specie di Mellotron o di sintetizzatore ante litteram. I suoi registri sono come i preset delle apparecchiature elettroniche. Vedremo cosa ne procederà.

 


 

LG: Grazie.

ML: Grazie mille a te per l'attenzione che ci hai dedicato. A presto, ciao.

 

 


 



Per approfondire:

https://marcolucchi.bandcamp.com/



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