PAOLA LESINA: IO SONO MATERIA

 

 


 



Hot Conversation è l’espressione più recente della ricerca multidisciplinare dell’artista torinese Paola Lesina.

Il progetto è certamente molto lontano dal concetto ordinario di musica e più vicino a certe sperimentazioni avanguardiste, tra poesia nonsense, situazionismo e musica concreta.

Al gusto provocatorio - avvicinabile agli esperimenti dada di anti-arte - si sovrappone uno studio fonetico ed onomatopeico (molto interessante Lento Solido, idea ripresa, ampliata e approfondita ulteriormente nell'ultima traccia). Indubbiamente la concatenazione di parole apparentemente slegate tra loro segue in realtà una precisa logica sensoriale. Si ha l’impressione che l'ambiente bucolico in cui è immersa la performance impedisca il consueto fluire del pensiero razionale favorendo invece l'istinto, interrogandosi su concetti primordiali come il proprio orientamento nello spazio (l'insistere di espressioni come "sotto, di là"). In quest'ottica la penultima traccia, per quanto dichiaratamente "surrealista" nello spirito potrebbe essere letta come semplice atto liberatorio e non come una mera provocazione al perbenismo (anche se entrambe le chiavi di lettura sono senz'altro sovrapponibili). L’intero lavoro non prevede l’utilizzo di alcuno strumento, acustico o elettronico, ma in alcuni momenti, durante le "camminate", è avvertibile una bassa frequenza (forse un aereo in lontananza) che fa pensare a un drone tanto impercettibile quanto drammatico.

 

 


LG: Paola, cosa significa per te essere un’artista multidisciplinare.

PL: Multidisciplinare è un termine effettivamente sempre più utilizzato nel mondo dell’arte, tant’è che proprio pochi giorni fa ho pensato alla parola “multipliscinare” per sdrammatizzarlo un po’. Il mio lavoro si può riassumere nella narrazione della relazione con lo spazio, fisico o metafisico che si sia. Ho sempre creduto valesse la pena osservare il mondo e i suoi abitanti da più prospettive possibili e forse è il motivo per cui la mia ricerca spazia dalle arti visive alla scrittura, dalla poesia, alla musica e alla danza. Un’amico pittore un giorno mi disse che un artista si afferma attraverso il suo pensiero e che quindi debba per logica essere sempre in evoluzione, compreso nella scelta del mezzo. Non mi è mai piaciuto definire la figura dell’artista ma devo dire che quelle parole mi hanno incoraggiata molto a credere e seguire quello che poi è diventato il mio processo artistico. Perciò, multipliscinari, non fatevi scoraggiare , spaziate senza paura ( è gratis ).


LG: Il percorso (artistico, emotivo, personale) che ti ha condotta a Hot Conversation. Cosa hai trovato lungo il cammino, cosa puoi aver perduto, cosa ancora cerchi.

PL: Hot conversation è il mio gioiello dell’anima. La strada per arrivarci è stata per un certo verso più semplice del previsto; mi sono messa comoda sull’erba e ho lasciato che il cuore si aprisse. Era un giorno d’estate e fortunatamente avevo un recorder zoom con me regalatomi anni fa. Ho trovato la luce, uno sguardo lucido e l’animalità necessaria per sintonizzarmi con il bosco, per farmici sedurre totalmente. Ho incominciato a parlare a me stessa qualche anno fa, ad alta voce intendo, poi mi sono spostata agli animali e via dicendo. Da diversi anni cerco di spostare il centro della mia ricerca e della mia vita privata in spazi più naturali e verdi dove l’ascolto e le conversazioni sono molto più intimi ed intensi e così insieme a tante altre cose è nato questo lavoro. Nel processo creativo per me il luogo è davvero importante, a volte quasi divorante. Difficile descrivere la perdita di qualcosa, come scrivo in una poesia, non credo nelle fini.




LG: Il tuo rapporto con l’attuale ricerca musicale.

PL: Ascolto poca musica ultimamente. Ora che mi ci fai pensare sono in una fase quasi ossessiva di pulizia e selezione uditiva, guido chilometri pur di trovarmi in un oasi musicale: vento e foglie. Quando guido una pratica di movimento cerco di portare l’attenzione alla nascita del movimento e a catturare quel dettaglio , quel minuscolo gesto che emerge per poi esplorarlo e dargli il valore che si merita, lo chiamo il risveglio. La stessa curiosità e ricerca si attiva durante l’ascolto. Il rumore vivo , crudo è per me come una preghiera, a volte chiede a volte dolcemente ringrazia di potersi espandere.

Le influenze del mio lavoro invece arrivano dal dub dal noise e l’hard core. C’è stato un momento in cui a Torino, la mia città, la scena punk-hardcore era molto viva e secondariamente il progetto Multiversal ,curato da Anja Tedesko e Utku Tavil nato a Berlino nel 2011, è stato una vera e propria rivelazione in termini di improvvisazione , filosofia e ovviamente rumore.

 

 

LG: Oggetti, spazi e corpi sono il fulcro della tua ricerca artistica. La consapevolezza della concretezza materiale, della corporeità, permette agli esseri umani di sentirsi definiti rispetto all’ambiente e non parte di esso. Nonostante ciò continuiamo a chiederci se siamo solo e soltanto materia.

PL: Definirci materia non lo trovo per niente male. Associarci a qualcosa di superiore rispetto a tutto quello che ci circonda in quanto esseri pensanti è una delle illusioni più tipiche e tragiche di questo momento. L'auto-riflessione può avere una funzione costruttiva, nonostante ciò è scientificamente provato che il pensiero costante costituisce un fattore di rischio nel mantenimento della depressione, e noi pensiamo tanto, o meglio ci affanniamo di pensieri. Una mente che pensa troppo è un sabotaggio per la nostra creatività e ostacola la nostra capacità di essere nel momento presente. La consapevolezza del corpo in questo può esserci utile, per ricordarci che non abbiamo solo un corpo, ma siamo anche un corpo. Nell’ambito delle pratiche olistiche la chiamiamo la saggezza del corpo, quel momento in cui non è più il nostro pensiero a guidarci ma come dice il biologo Henri Laborit in Elogio della fuga - di cui consiglio spassosamente la lettura - è il nostro sistema nervoso. Hot Conversation è stato prodotto dal sistema nervoso, un prodotto di materia viva nello spazio.




LG: Sono trascorsi 106 anni dalla nascita del Dadaismo, movimento dal quale pochi anni dopo prese forma il Surrealismo. Hot Conversation ha un legame profondo con le avanguardie storiche.

PL: Sì, confermo e mi emoziona anche un po’ pensarlo. Non voglio essere pessimista, giuro, ma stiamo vivendo un momento storico triste, desolante e demotivante,. C’è tanta voglia di reazione, di ribellione e di verità ,ma personalmente anche di umorismo , coraggio e libertà, e così è nato il disco Hot Conversation, una performance in deriva. Trovo la deriva situazionista sia contemporanea sia d’ispirazione, ora più che mai. Debord diceva: “La formula per rovesciare il mondo non l’abbiamo cercata nei libri, ma errando”. Secondo i situazionisti, il sistema in cui vivevano aveva creato un quotidiano reificato, monotono, passivo. Debord vedeva nella società un insieme di spettatori a cui il capitalismo di quegli anni, per giustificare il suo sfruttamento, offriva degli svaghi e un riposo acquistabili. In questo modo si costruiva così quella che Debord chiama una società spettacolare. Era il 1978 ma ha un profumo familiare, no?


LG: Grazie.

 




Per approfondire:

https://paolalesina.com/

https://falt.bandcamp.com/album/hot-conversation




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