GIANLUCA BECUZZI: ASSE COSMICO, LITURGIA DI TENEBRA

 

 


 

 

    Il simbolismo dell’Axis Mundi è strettamente interconnesso a quello dell’Albero del mondo. È insieme nyagroda, l’albero rovesciato, e ashwattha, l’albero dritto, la stazione, l’asse del mondo presso cui il sole si ferma. Anche Dante nel Purgatorio si trova ad affrontare un albero rovesciato, ma solo dopo essersi mondato dai peccati può attraversare lo specchio d’acqua e ribaltare la prospettiva, cibarsi dei pomi (la conoscenza) nel paradiso terrestre. Becuzzi si fa Virgilio e ci affonda in dimensioni oscure con vibrazioni ctonie mai state così profonde. La sua ascia, axis, nuova di zecca, ha una scala più lunga, oltre quella baritonale, che sconfina in quella del basso per regalarci inedite sonorità che ci trascinano verso il basso delle radici solo per purificarci e farci raggiungere la chioma ubertosa di frutti di una nuova consapevolezza.

Antonio Tonietti



     L'ultima fatica di Gianluca Becuzzi, Axis Mundi, già dal titolo rivela una tensione verso l'ambito del sacro e richiama ad un topos classico del noto fenomenologo Mircea Eliade. L'ascolto non delude le anticipazioni del titolo. La fascinazione per il mistero del sacro circola nei solchi di ogni brano. Ascoltandolo mi è parso di rivivere le emozioni per le prime letture giovanili dei saggi di Eliade. Ancora una volta la musica, la buona musica, si mostra per quello che è, per come ce la descrive Rousseau, vale a dire un potente "segno memorativo".

Gianluca Ceccarini



    Se Mana era l’equivalente musicale di una pietra verticale modellata dal tempo e dagli elementi e solo successivamente divenuta sacra, in Axis Mundi la liturgia è presente fin dalla prima traccia, una litania mistica presa in prestito dall’Ortodossia, svuotata del suo contenuto esplicitamente dottrinale e gradualmente fagocitata dalla scintillante tenebra di un massivo drone chitarristico. Non c’è un'adesione dichiarata ad alcune religione in senso stretto eppure il disco palpita di un sentimento sacro – declinato spesso in chiave ritualistica - tanto quanto possono essere considerate sacre le montagne, la nebbia, la notte. Nella sua studiata successione di silenzi e bordate chitarristiche assistiamo alla progressiva costruzione dei massimi sistemi teologici da parte di uomini miseramente finiti: l’ostinazione di interpretare l’universo, di delimitarlo, di comprenderlo anche se esso continua a risultare inconoscibile.

Luca Giuoco

 





LG: Il lungo viaggio da Mana ad Axis Mundi: elevazione o discesa nelle tenebre?

GB: Axis Mundi è un concetto che riguarda l’elemento di congiunzione tra cielo, terra e abisso. A seconda delle culture può essere rappresentato da altari, torri o alberi sacri, come nel caso dell’albero della vita norreno Yggdrasill, o di quello germanico Irminsul. Per rispondere alla tua domanda, l’asse cosmico dell’Axis Mundi sta proprio a rappresentare la compresenza di paradiso e inferno, elevazione e discesa. Due elementi opposti e complementari. Senza l’uno non potrebbe esistere l’altro.

LG: Axis Mundi chiude un percorso nel quale il suono della chitarra ha acquisito sempre maggiore rilevanza.

GB: Non credo che questo percorso possa chiudersi qui. Anzi, il suono della chitarra sarà centrale anche nei miei prossimi album. Lo dico con certezza perché a qualcosa sto già lavorando. Al contrario, non so dire per quanto tempo ancora la passione per le sei corde segnerà le mie scelte, per certo al momento la dimensione guitar drone è la mia cifra stilistica e il fulcro della mia ricerca.

LG: Anche questa release è stata curata da Silentes, a testimonianza di un rapporto artistico continuativo: un’eccellenza nel ginepraio di etichette che molto spesso non cercano un reale sodalizio con i musicisti.

GB: Chi conosce il sottobosco delle label indipendenti italiane sa benissimo che artisti ed etichette devono affrontare in maniera congiunta le tante difficoltà di un mercato ormai cronicamente in crisi. Per questo la continuità e la stima reciproca tra artista ed etichetta è una condizione necessaria per poter lavorare al meglio. In Stefano Gentile, mastermind di Silentes e affiliate, ho trovato un sodale perfetto. La nostra collaborazione è iniziata dodici anni fa e ha prodotto altrettanti album, sette dei quali doppi. Ma soprattutto continua felicemente ancora oggi e mi auguro proceda sempre così.

LG: Chi è Gianluca Becuzzi dopo Axis Mundi, chi sarà nel futuro prossimo.

GB: Sono un uomo che ha recentemente compiuto sessant’anni e un artista che ha attraversato decenni e fasi tra loro diverse. Il mio interesse attuale è incentrato tematicamente sulla dimensione sacrale dell’arte, musicalmente sulla drone music e sul rumore prodotto attraverso il suono della chitarra processata analogicamente. In tutta onestà, devo dire che sono molto soddisfatto della mia produzione recente. Devo anche confessare che sono io il primo a essere un po’ sorpreso di quanto le energie creative e il desiderio di tentare nuove soluzioni musicali non mi siano mai venute meno, nonostante i tanti anni di attività.

 


 

LG: Sono stato onorato di averti avuto ospite in Collettivoinconscio vol.1, release ormai imminente curata da Dissipatio/Toten Schwan, l’ultima di una lunga serie di collaborazioni che ti hanno visto ospite in dischi altrui o ospitare artisti nelle tue produzioni.

GB: Ho sempre trovato le collaborazioni stimolanti e importanti, in una prospettiva di crescita. In tutte le esperienze umane, il confronto con gli altri costituisce l’occasione migliore per conoscersi e prendere consapevolezza di sé e dei propri mezzi. In questo senso, in passato ho collaborato con artisti/amici che stimo e sempre in questo senso ho partecipato con interesse e piacere al progetto Collettivoinconscio.

LG: Arte sacra, liturgia e ritualismo in Axis Mundi.

GB: Sì, in Axis Mundi e anche nei precedenti Mana e In Between. Si tratta di un’idea di spiritualità che non si riconosce in nessun credo tradizionale, in nessuna chiesa e in nessun dio. Allo stesso tempo, però, cerca in una sorta di mistica dell’arte lo strumento capace di trascendere la visione grettamente materialista del tardo capitalismo. Questa liturgia si esprime attraverso la drone music, una forma connessa con l’aspetto rituale già dalle sue origini; penso, per esempio, alle musiche sacre dell’India o degli aborigeni australiani. Ovviamente la drone music che suono io è connessa anche alle avanguardie del ‘900 e alla popular music occidentale.

LG: Siamo entrambi abbastanza disincantati da comprendere che la musica non ha salvato il mondo come si sperava negli anni del Flower-Power, eppure non si può essere musicisti senza essere anche utopisti.

GB: E infatti tutto quello che ho dichiarato sopra non mi sembra per niente privo di slanci utopici. Non ti pare?   

LG: Grazie.

       



https://gianlucabecuzzi.bandcamp.com/

https://it.wikipedia.org/wiki/Gianluca_Becuzzi

 

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