ALESSANDRO CICCARELLI: CHIRURGIA DELL'EVENTO INAFFERRABILE

 

Erewhon II, Alessandro Ciccarelli

 

 

 


Elnath Project è un'indagine sonora ai confini dell'inaudibile. Dagli impasti sonori materici e pulsanti del primo album fino all’esplorazione delle possibilità creative della musica generativa Alessandro Ciccarelli mostra di essere un compositore decisamente lontano dagli stereotipi dell’elettronica contemporanea e ascrivibile a una sfera di ricerca quasi accademica. Il suo approccio rigoroso alla creazione musicale è controbilanciato dalla presenza costante nelle sue opere dell’elemento casuale, aleatorio; un contrasto quasi romantico tra logica e caos, tra una dirompente e incontrollabile forza primigenia e la volontà ferrea del compositore di dominarla. Alla composizione musicale Alessandro alterna la pratica fotografica.

 

 

La Maison Brûle IV, Alessandro Ciccarelli

 

LG: Coordinate sensoriali e spirituali di Elnath Project.

AC: Elnath Project è un contenitore nel quale confluiscono i miei lavori in solo in ambito elettronico/sperimentale. Da una decina di anni ho iniziato a interessarmi alla musica generativa e ai linguaggi di programmazione, quello è stato il punto di partenza. Nel corso degli anni ho poi cercato di esplorare varie metodologie e approcci legati alla musica elettronica cercando di mettere sempre al centro una ricerca sul suono in quanto tale.

Parlare di coordinate sensoriali e/o spirituali mi mette in difficoltà poiché il mio intento non è fornire all’ascoltatore riferimenti icastici o piani interpretativi legati a una evocazione emotiva. Preferisco che il piano dell’evocazione sia individuale e soggettivo per chi ascolta, senza suggerire una mia chiave di lettura, di qui anche la scelta di non dare appigli di questo tipo nella titolazione dei brani. L’intenzione dunque è più restituire all’ascolto il risultato di una ricerca personale (in questo caso sì, musicale, sensoriale, spirituale) ma senza preoccuparmi di ogni piano di comprensione.

 

La Maison Brûle II, Alessandro Ciccarelli

LG: Tre pezzi per piano gaussiano: alea cibernetica o fantasma nella macchina?

AC: Questo disco raccoglie dei brani che esplorano le possibilità espressive della musica generativa in dialettica con la forma post-classica. Si tratta di tre lunghi brani la cui partitura è realizzata mediante distribuzioni gaussiane per quanto riguarda il dominio del tempo e della frequenza. Il controllo delle variabili aleatorie viene realizzato in tempo reale, come atto performativo, attraverso un controller, creando de facto una composizione istantanea e aleatoria che si piega alle coordinate estemporanee del tempo e dello spazio a seconda delle circostanze nelle quali il performer si trova in un preciso momento. L’utilizzo di distribuzioni gaussiane permette di definire solamente un’atmosfera circoscritta, un perimetro pesato per l’indeterminazione, evitando dunque qualunque rischio di deriva verso intenti drammatici o legati al gusto.

 

Lato Selvatico, Alessandro Ciccarelli

LG: Dalla descrizione immaginavo qualcosa di molto più ostico e impenetrabile; all'ascolto il lavoro risulta invece estremamente omogeneo. L'impressione è di ascoltare l'interpretazione di una partitura del secondo Novecento, con richiami a Bartòk e Schönberg. C'è tensione narrativa e dinamismo timbrico.

AC: Per quanto riguarda la tua sensazione di omogeneità questa è dovuta al tipo di processo aleatorio adottato, appunto la distribuzione gaussiana. Come accennavo prima, il controllo delle curve in fase compositiva/performativa fa sì che il campo probabilistico abbia un peso parzialmente orientato, lasciando il processo comunque aleatorio. Questo è un approccio decisamente diverso dalla dodecafonia di Schönberg, dove la scrittura della serie fa si che manchi proprio il peso di una nota (sia in termini di ripetizione della stessa, che ovviamente in ambito tonale) in quanto la nota si ripresenta solo dopo che tutte le altre sono state eseguite.
Ho utilizzato sovente la distribuzione gaussiana anche in ambiti più esteticamente elettronici, come negli album Anticlinal e 46Y6. Mi piace la possibilità di disegnare un perimetro di gioco lasciando che poi l’alea subentri.

 

La Maison Brûle III, Alessandro Ciccarelli

 

LG: Forse l'accostamento a Schönberg è stato impreciso, dettato più da un’impressione estetica piuttosto che formale.

AC: Su questo hai ragione, non c'è mai un centro tonale, per cui siamo in entrambi i casi nel campo dell’atonalità pura e fuori dai vincoli del rapporto tonica-dominante. Del resto il rifiuto della tonalità accompagna buona parte delle avanguardie nel corso di tutto il Novecento. Come affermava il da te citato Schönberg, in merito a consonanze e dissonanze non ci sono note sbagliate ma soltanto note più distanti dall’armonico fondamentale e comunque all’interno del sistema temperato, un compromesso che rappresenta un armistizio a tempo indeterminato.

 

In Deep Water, Alessandro Ciccarelli

LG: Dalle partiture onomatopeiche d’epoca barocca fino all’utilizzo della tecnica del field recording: i suoni del mondo esterno interiorizzati e riscritti dal musicista.

Sì, direi che questa può essere una delle prospettive, se però il fine ultimo è quello di arrivare al non-suono, a ciò che travalica il suono. Del resto Cage si riferiva al fare musica con i termini di “organization of sounds”. E inoltre affermava: «Wherever we are, what we hear is mostly noise. When we ignore it, it disturbs us. When we listen to it, we find it fascinating. The sound of a truck at 50 m.p.h. Static between the stations. Rain. We want to capture and control these sounds, to use them, not as sound effects, but as musical instruments. Every film studio has a library of “sound effects” recorded on film. With a film phonograph it is now possible to control the amplitude and frequency of any one of these sounds and to give to it rhythms within or beyond the reach of anyone's imagination. Given four film phonographs, we can compose and perform a quartet for explosive motor, wind, heart beat, and landslide.» Comunque devo dire che probabilmente il mio sentire e anche la mia pratica è più incline alla scomposizione del suono, piuttosto che al “con-porre”, inteso come esigenza di organizzazione formale del suono stesso.

 

La Maison Brûle I, Alessandro Ciccarelli

LG: Elnath Futuro Prossimo.

AC: In questi ultimi tempi Elnath Project è un po’ in secondo piano poiché sto dedicando le mie energie a collaborazioni con altri musicisti. Dopo alcuni anni di lavori in solo sento ora il bisogno di un confronto con musicisti che abbiano approcci anche differenti dal mio. Inoltre sento la necessità di riprendere in mano la strumentazione acustica dalla quale molti anni fa sono partito per i miei studi musicali. Questo, da un lato, per recuperare il significato del gesto come atto performativo e, dall’altro, per un contatto interno e più fisico con la vibrazione dalla quale poi scaturisce il suono. Entrambe queste peculiarità sono infatti fortemente manomesse in un certo tipo di set-up nella musica elettronica, soprattutto quella proposta tramite computer.

Tra i progetti in cantiere che avranno una forma di restituzione nel prossimo futuro vorrei menzionare Eight-footed Mole, un progetto interdisciplinare con la performer e danzatrice Eva Grieco, basato su video, fotografia, poesia e ovviamente suono; un duo con Gianluca Ceccarini, Damāvand, con il quale abbiamo registrato un lavoro che si ispira alle vicissitudini e ai poemi del bardo armeno Harutyun Sayatyan; Leap, un collettivo aperto di improvvisazione libera non idiomatica; All Them Bones, un altro duo con Giorgio Tebaldi, con due tromboni e oggetti elettroacustici; infine un grande ensemble volto alla sperimentazione su forme aperte guidate, sul quale però non posso dire molto di più in questa fase. Nel 2023 è prevista una nuova pubblicazione a nome Elnath Project, in uscita il 24 marzo su CD e in digitale per la Wormhole World. 

 

Triptyc of Nothing (to John Cage), Alessandro Ciccarelli


 

LG: la fotografia è l'esercizio di attesa del momento esatto in cui il mondo ordinario diviene per un attimo misterioso.

AC: Non è semplice definire cosa sia la fotografia perché è un termine che definisce pratiche a volte molto diverse tra di loro (fotografia artistica, commerciale, documentaristica…) e dunque anche tanti contributi teorici in merito. Le tue parole sul momento esatto non possono che riportarmi alla mente quelle di Cartier-Bresson che parla di atto intuitivo perché alle prese con un attimo fuggente di un rapporto instabile. Per quanto riguarda la mia pratica, più che l’attenzione all’attimo fuggente predatorio, sono propenso a rivendicare la centralità dell’esperienza dell'atto del fotografare, quella che Wenders definisce disposizione (Einstellung).
Wenders afferma che fotografare è un atto bidirezionale, c’è la fotografia e il controscatto, un contraccolpo come quello di un cacciatore che spara, nel quale viene fissato l’atteggiamento, la disposizione di colui che ha ripreso questa immagine. E ancora Wenders afferma che “una macchina fotografica vede perciò davanti al suo oggetto, e dietro il motivo per cui questo oggetto doveva esser fissato. Mostra le cose e il desiderio di esse. Verso ciò che è davanti assume un atteggiamento, e altrettanto verso ciò che sta dietro.” Dunque ogni immagine riflette la disposizione di colui che ha scattato la fotografia. Come ti dicevo l’aspetto esperienziale è assolutamente cruciale.

 

LG: Grazie.

 

Eight-footed Mole I, Alessandro Ciccarelli

 

https://www.alessandrociccarelli.com/






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