MARCHO GRONGE: SE ABBIAMO SOGNATO LO ABBIAMO FATTO A SPESE NOSTRE


Il Mio Klimt. Manifesto elettorale ossidato, MG

 

 

Una Guerra di Soldatini è un album a quattro mani firmato Marcho Gronge e Petrolio, due artisti solidamente radicati nel tessuto musicale sotterraneo nostrano e possessori di linguaggi sonori tanto diversi da apparire inconciliabili. Da questa diversità di approccio nasce un disco caoticamente creativo. Sculture di materiale sonoro dismesso e riciclato, un patchworking talmente fitto da risultare vertiginoso, uno humour dissacrante che ricopre il tutto come una melassa appiccicosa. Traccia dopo traccia assistiamo al fallimento della società in cui viviamo, inutilmente ipercinetica e ingabbiata in una sterile vacuità prestazionale. Si potrebbe pensare all'Accelerazionismo ma con un'accezione violentemente sarcastica e "zappiana" e contornata da espedienti sonici dal fascino asimmetrico che catalizzano l’ascolto (impressionante la densità dei campionamenti vocali e ritmici in continua metamorfosi). Certamente è un lavoro per pochi; è disturbato, sghembo, compulsivo e in alcuni passaggi anche sfrontato. Un lavoro che ha atteso a lungo prima di trovare un editore coraggioso e che ora grazie a Zano Demikhov beneficerà di una pubblicazione adeguata.

 

 

LG: Una Guerra di Soldatini. Quello che ho pensato (ma non ho scritto) è stato Dada. So che il tuo punto di vista è differente.

MG: Sì, Dada era antiarte e procedeva nel suo essere contro attraverso il fenomeno della destrutturazione mentre UGDS procede come una lente macro sull'altro fenomeno destrutturante epocale: il Futurismo. Andando a illuminare nelle diverse accezioni del grande prisma della guerra e negandone la capacità catartica come elemento purificatore poiché prima di arrivare ai cannoni ci sono le mille guerre che si combattono in pace.

Oltretutto a mio avviso UGDS non destruttura semmai costruisce in ogni sequenza (il disco è pensato come un film composto da una clip a brano) unambientazione naturalista con cambi di tono a volte fortemente ironici ma anche melodrammatici e inserendo tinte al limite dell’illusionismo tragico.


LG: La storia inizia nel 1985 con il collettivo multimediale GRONGE e con il disco Classe Differenziale. No, inizia un po' prima con i Kapò Koatti.

MG: Sì, diciamo che la storia inizia dal 1983, la geografia riguarda le zone suburbane di Roma. Mentre in Italia imperversava la melodia, i capelli ricci e gli ultrà del phon, noi working class tendenzialmente coatta imperversavamo in tutto lo stivale, inizialmente scimmiottando i classici del punk'nroll per poi - in relativamente poco tempo - approdare a tematiche musicali per l'epoca improponibili e diventando il secondo collettivo musicale italiano dopo gli Area ma di fatto il primo in quanto gli spettacoli, le registrazioni e tutto ciò che faceva brodo veniva deciso in riunioni (spesso infuocate) con votazioni ad alzata di mano in unatmosfera di filoanarchismo che nel tempo portò Gronge anche a rifiutare un contratto con una major per contrasti politici sulla gestione dell'etichetta discografica. Oggi sarebbe quasi impensabile, credo.

Le tracce del racconto sono tutte nella scia di opere che ci siamo lasciati dietro e che qualche anno fa furono ristampate dalla Phonoarte per la sua etichetta Danze Moderne, più ovviamente una manciata di video che potete gustare su yutubo, non prima di avere rimediato una busta di nachos piccanti.


LG: Però le esibizioni live erano memorabili...a quanto ho sentito.

MG: Per quanto (stranamente?) Gronge non figuri in nessuna antologia o reperto storiografico di quegli anni ti posso garantire che l'etichetta di punk concettuale auto fornita ai vari giornalisti desiderosi di capire cos'era quel bordello di volume, grida, recitazioni e filmati misti a stage diving e autolesioni che ci infliggevamo durante i gig è ancora abbastanza calzante così come TecnoPunkabaret inquadrava esattamente il suono da noi prodotto. Considera che arrivammo a tredici elementi in contemporanea ad esibirsi e spesso si era consapevoli solo di come avremmo iniziato. Tempi in cui riviste importanti come Mucchio Selvaggio arrivò a dedicarci copertina e sei pagine di intervista con foto realizzata da Daniela Amenta e con gli scatti di Fausto Ristori (uno che di solito era accreditato per gli Stones). Potrei nominarti decine di live rimasti nella memoria di chi c'era, ad esempio quello dell'università occupata a Roma ma la memoria è bella per questo: chi c'era sa.

 

 

Pesce Combattente. Intonaco cadente e muffe, MG


LG Arriviamo al 1993 con il gruppo PVC: non sarà mica l'acronimo del celebre polimero vinilico?

MG: Esattamente, pericolosamente utile come il vinile e come la band. Quel periodo, doloroso per certi versi, sancisce la mia - per l'epoca definitiva - scelta tra la batteria e il frontman. Lasciamo un 33 giri e una demo più qualche decina di concerti durante i quali in breve tempo passiamo da quasi sconosciuti a una delle formazioni più richieste a Roma e nell'hinterland fino all'evento tragico della scomparsa di Riccardo Duracell, il nostro immenso drummer, evento che per quanto mi riguarda sancisce la fine di quell'episodio musicale.


LG: Si moltiplicano i progetti. O.S.I. è stato un "collettivo multidisciplinare di quartiere".

MG: Non di quartiere ma che mirava ad occupare interi quartieri realizzando feste spettacolari di appartamento in contemporanea. Nacque e si sviluppò tra il 2005 il 2007 traendo fonte da una riflessione sul futuro della manifestazione artistica nei luoghi conformi e in considerazione delle sempre più pressanti regole che soffocavano locali e localetti e - in altre forme - i centri sociali. Molto tempo prima del covid arrivammo a ideare una forma di resistenza spettacolare trasversale che per certi versi poteva essere accomunata ad una guerriglia artistica diffusa sul territorio ma sempre inafferrabile perché gli appartamenti si usavano una notte e poi via. Nelle case si arrivava tramite un passaparola e attaccando sul citofono l'etichetta O.S.I. Suonavi ed entravi in un palcoscenico onirico dove trovavi il teatro nel bagno, la musica in cucina e l’arte visiva ovunque. Al massimo dell'espansione arrivammo a realizzare quindici feste in quindici appartamenti in simultanea nel quartiere di San Lorenzo: non ci fu mai niente di simile prima e non ci fu dopo.


LG: M.I.G.S è l'album che fa da spartiacque tra un disco concepito a priori e successivamente registrato (come è prassi) e un'opera del tutto estemporanea, improvvisata e imprevedibile, attitudine poi consolidata nel successivo Marasma Gandhi.


MG: sì, esattamente, il Manuale Improvvisazione Giovani Socialisti nasce da unesigenza banale quanto concreta che ha decretato la fine di decine di gruppi musicali anche molto interessanti: la mancanza di tempo. Gli impegni in età non più giovanile si accalcano alle porte della tua coscienza chiedendoti il conto e spesso ti accorgi che non potendolo pagare cominci a dilazionare ma gli interessi finiscono per soffocarti. Il tempo coi vari impegni non coincideva più e allora decisi di fare le prove direttamente dal vivo. Durante una memorabile serata bagnata da abbondanti alcooli i Gronge del 2000 improvvisano registrando nella loro saletta aromatizzata alla muffa e gettano le basi di quello che sarà lo spartiacque della mia personale attività di gruppo da quel momento in poi. Durante una serie di live nel mitico Dal Verme, protrattisi per vari mesi, registriamo M.I.G.S. Edito da Danze Contemporanee questo è l'album che insieme a Classe Differenziale-Tecnopunkabaret-Tutto Questo un Giorno sarà Tuo-Obsolescenze Programmate considero realmente seminali, vero sperma sonoro galattico.

M.I.G.S. non è solo improvvisato al momento ma in ogni live viene chiamato un ospite a suonare senza sapere esattamente cosa potrebbe succedere. Non trattandosi di blues o di jazz - che comunque contengono schemi preordinati - la risultante è un disco che se non altro vale la pena di ascoltare per intero, come ai vecchi tempi. In rete sono reperibili tracce video che possono aiutare a comprendere meglio l'atmosphere.

Discorso aderente ma non sovrapponibile riguarda Marasma Gandhi che, pur utilizzando lo stesso schema improvvisativo, viene realizzato in studio durante una serie di incontri in cui registriamo tutto quello che accade, ricavando un corpus che - disteso sul banco mixer - viene macellato e dal quale estraiamo quella che sarà la fornitura per Tutto Questo un Giorno Sarà Tuo, titolo mutuato da una gag teatrale di Giorgio Gaber.

Anche in questo caso torna utile l'ascolto del disco mentre in rete è reperibile un girato in presa diretta a Ladispoli.

 

 

Il Caprone. Neoespressionismo stradale romano, MG


LG: Obsolescenze Programmate è il tuo progetto solista più recente, ancora in evoluzione.

MG: È il mio primo progetto solista che si comporrà di una triade e che verte e converte una certa disattitudine personale oltre che una cronica ignoranza tecnologica in un apparentemente inascoltabile e frammentario cifrario di schegge folli in un mare di concretezza paranoicamente normale.


LG: La tua natura ipercinetica si esprime attraverso l'eclettismo non solo musica e progetti interdisciplinari ma anche fotografia e pittura.

MG: Mi definisco una fabbrica delle idee senza portafoglio e per questo realmente sovversiva anche di fronte alle reiterate forme di lamentela che sento spesso provenire dalla schiera di artisti autoproclamati che dopo un paio di cosette mollano per colpa di un sistema che essi stessi rappresentano. Tutte le realtà che ti ho decritto sinora hanno agito dentro e fuori di me in maniera autonoma senza finanziamenti esterni e sempre nella piena rivendicazione di eventi della società reale. Se abbiamo sognato lo abbiamo fatto a spese nostre o con aiuti da soggetti simili a noi, creativi e desiderosi di partecipare ad un processo nel quale venivano coinvolti.

Come pseudo-fotografo fondo il movimento Street Watching per un approccio zen all'immagine con escursioni metropolitane in diverse città oltre a Roma. Le copertine di Marasma Gandhi e Una Guerra di Soldatini ne forniscono un esempio. Come attraversatore di fotogrammi spazio-tempo ho realizzato delle mostre personali, la più importante delle quali per me è stata Memorie di uno Spruzzatore Seriale, basata sull'idea che le righe stradali siano l'opera grafica più lunga del mondo e coinvolgono più artisti in contemporanea continuativa di qualsiasi altra opera.

La pittura si basa sulla creazione che ho titolato Disegni Bruttini, presente su Facebook con una pagina dove rielaboro pittoricamente i segni e le forme che "catturo" in giro come fotografo.

Anche in questa veste ho realizzato diverse mostre durante una delle quali ho esposto il mio sacro rotolo: una striscia di carta da parati lunga nove metri, quindi quasi impossibile da esibire. Per mostrarla ho dovuto chiedere ad un gruppo di persone di reggerla.

Faccio parte anche di un collettivo rumorista chiamato ZVUK, in contatto sui social, dove ci scambiamo suoni registrati un po ovunque e che hanno dato vita alla prima ZVUK Compilation edita da Ephedrina netlabel e di Cartoline da Roma, il mio disco di musica concreta recensito all'epoca da Ondarock ma questa è unaltra storia.

 

 

Giacometti controvento. Vernice su asfalto, MG


LG: Definizione breve di Concettina.

MG: Concettina è la ribellione all'idea di concetto come elemento maschile al quale subordinare una tronfia presa di posizione riguardante la forma pensiero che si annida sempre dietro ogni schema sensibile e non può essere considerato tale per differenziarlo dal resto delle cose. Concettina è il ribaltamento semantico che impone anche ad un quadro figurativo l'onere di essere prima idea e poi oggetto.


LG: Chiudiamo parlando nuovamente di Una Guerra di Soldatini e della collaborazione con Enrico Cerrato aka Petrolio, un esempio emblematico di ciò che chiamo "collisione sonora".

MG: Si chiude per aprire…Qualche anno fa chiamai Enrico a suonare nel posto che gestivo a Roma Est e galeotto fu l'incontro. Anche dopo che il B- Folk cambiò gestione rimanemmo in contatto principalmente per le foto che Enrico nel tempo continuò ad apprezzare fino a che un giorno non mi si mise in moto la fabbrica onirica e gli proposi di realizzare un disco che avesse per tema una serie di foto che avevo realizzato sulle modificazioni di avvisi di pericolo di morte colti nei pressi delle ferrovie. Ci accordammo di conseguenza: gli mandai le foto ma successivamente, avendolo messo al corrente della mia attività di musicista elettronico (paroloni), lui rilanciò proponendomi una collaborazione anche di tipo musicale. Mi suonò forte in testa la campana di un passaggio di livello e la mia operosa fabbrichetta di idee subito mise sul piatto questo concept con tanto di titolo (un po') roboante.

Tra l'altro la guerra in Ucraina non era nemmeno all'orizzonte e i tempi lunghi di Enrico nel restituirmi le tracce lavorate consentirono al mondo di sviluppare pandemie, crisi economiche e guerre mentre il nostro lavoro a quattro mani cresceva a vista d'occhio. Lui, il braccio armato e addetto al brainstorming; io, la piccola cucitrice di centrini musicali nonché ideatrice dei temi. Date le nostre effettive differenze mi fu subito chiaro che stava nascendo chiaramente un prodotto né mio né suo, più simile ad una auto ibrida elettrica/metano.

Dove situare il come e il quando è pressoché impossibile come pure stabilire le linee di percezione e di assembramento anche se - conoscendo i nostri lavori singoli e ascoltando con attenzione il disco - si può arrivare a dedurre qualcosa.

L'unica prospettiva possibile per immaginare una qualche tipologia di diffusione è che se ne parli: anche male ma se ne parli perché il mondo-drone ogni tanto necessita di una shakerata che forse siamo riusciti ad imprimere.


LG: Grazie.

MG: Grazie a te.

 

 

Il Sole negli Occhi. Pietra non lavorata, MG


Personaggi ed interpreti in ordine sparso


Me

Alby Mattaroccia

Alessandro Bedini

Tiziana Lo conte

Inke Kull

Pier Felice Finocchi

Fabrizio Carli

Luigi Piergiovanni

Marco De Annuntiis

Carlo Fulvi

Mark Andjelic

Marco Olivieri

Leonardo Marrone

Luca Manga

Maurizio Bozzao

Giacomo Ancillotto

Annina D'oronzo

Daniel Vasquez

Massimo Costa

Letizia Palamara

Antonella Domenici

Emanuela Romeo

Paolo Taballione

Federico Leo

Fabrizio Trick Sibilia

Massimiliano Di Loreto

Roberta Strano

Patrizia di meo

Alessandro Denni

Anna Laura Martini


Ce ne sarebbero altri da nominare ma vado a memoria così come loro avranno bisogno della memoria per ricordarsi di me.

Chiedo comunque sempre venia, dall'alto della mia profonda umiltà, nel partecipare a questo gioco delle figurine e degli album.

Marcho Gronge




https://www.facebook.com/profile.php?id=100063686286696

https://www.instagram.com/grongemarcho/

Commenti

Post più popolari