IL DILEMMA DELLE PLEIADI LIQUIDE: IN CONVERSAZIONE CON PEPPE TROTTA

 


 

 

In passato era necessario produrre su un formato fisico il che comportava dover investire forze e finanze nella stampa e nella distribuzione. Era un filtro naturale che permetteva di fare in modo di arrivare a quel punto con un lavoro che si riteneva organico e degno di venire proposto. […] Lo sforzo vincolato alla realizzazione su supporto fisico non ti faceva pubblicare, come purtroppo sta succedendo, tutto tutto...ma proprio tutto…”

Marco Milanesio,

Trasversali Oggetti Sonori, settembre 2021, collettivoinconscio



Da quando l’espressione “musica liquida” è divenuta di uso comune il dibattito sull’impatto che la distribuzione digitale ha avuto sull’industria discografica ha sempre mantenuto toni piuttosto alti. Al di là delle innegabili ripercussioni economiche su un’intera generazione di autori e musicisti la musica liquida ha per contrappasso facilitato enormemente la pubblicazione di un’opera musicale. Se questo da un lato ha svincolato gli autori da una maglia a volte inestricabile di lungaggini burocratiche e di gravosi oneri finanziari dall’altro ha avuto come effetto l’aumento smisurato delle releases. La stampa specializzata è oggettivamente impossibilitata a mettere a fuoco una tale mole di materiale e di conseguenza idee e progetti validi e interessanti rimangono sul fondo di un oceano di proposte imponderate, qualitativamente e tecnicamente mediocri, pubblicate in modo macchinale e irrefrenabile. Per dirla con una punta d'ironia ciò che poteva essere salutata come la nascita di nuove ed entusiasmanti "Pleiadi liquide" si sta ora rivelando un insidioso Rubicone da attraversare. 

Fortunatamente sono sorte nel tempo svariate pagine web che indagano il mondo sommerso delle produzioni indipendenti tentando di rintracciarne le perle nascoste. Ciononostante un sano e onesto auto-esame potrebbe giovare a tutti: autori, musicisti, critici e fruitori di musica, in qualunque formato essa venga presentata e distribuita. Ne parliamo in modo più approfondito con Peppe Trotta, redattore e collaboratore di Ondarock, The New Noise e Triste, curatore del blog SoWhat e - per sua stessa ammissione - ascoltatore compulsivo e curioso nonché instancabile navigatore nel vasto oceano dei suoni altri.

 

 

LG: Peppe, concordi con quanto ha affermato Marco Milanesio?

 

PT: Ciao Luca, sì, mi trova molto d'accordo. 

 

LG: Credo che ancora adesso pubblicare in un formato fisico obblighi a riflettere bene su cosa si sta per mandare in stampa. È un processo meno compulsivo della pubblicazione digitale (anche se quest’ultima è ormai imprescindibile). 

 

PT: Io sono del tutto favorevole al formato digitale e ben venga un accesso più semplice alla pubblicazione ma spesso si traduce in una mancanza di valutazione a priori: ci sono artisti che pubblicano dieci lavori in un anno e francamente di questo rimango perplesso.

 

LG: Siamo in piena bulimia produttiva. Il problema è che spesso rimangono stritolati nella morsa anche lavori pregevoli.

 

PT: Esatto, credo che il senso della scrittura attorno al suono oggi debba aiutare in questo.

 

LG: Mi chiedo se parlare di "scrittura" possa essere un invito ad essere meno compulsivi nelle produzioni. Scrivere è un processo lento…

 

PT: Considerando ciò che ho modo di leggere direi che anche la scrittura cade spesso vittima di una bulimia produttiva incentrata sull'esserci sempre e subito. Si produce in abbondanza e la risposta appare essere ascoltare senza rimanere troppo agganciati e dare resoconti ancorati a formule collaudate. Quando dico che la scrittura dovrebbe guidare nella scelta degli ascolti intendo che si dovrebbe avere il coraggio di abbassare il ritmo anche a costo di perdersi qualcosa e offrire uno spaccato su ciò che realmente sa farsi strada nell'immaginario. Come non si dovrebbe necessariamente pubblicare ogni suono prodotto così non si dovrebbe scrivere di tutto. Preferisco di gran lunga evitare una stroncatura superflua concentrandomi piuttosto su una proposta stimolante. Ovviamente la critica è anche stroncatura ma riserviamola a quelle proposte realmente carenti di idee e d’identità. Per concludere, si dovrebbe tornare ad un ascolto ponderato figlio di tempi lunghi. In tale ottica il superfluo rimarrà naturalmente escluso.

 

LG: Il primo e più importante ascoltatore di una proposta musicale dovrebbe essere l'autore stesso. Ascoltarsi con il giusto spirito critico è però un'arte che molti autori preferiscono evitare. Mi chiedo se alla bulimia produttiva possa corrispondere - seguendo una logica inversamente proporzionale - l'anoressia auto-critica.

 

PT: Ascoltare se stessi è sapersi mettere in prospettiva, concedersi la libertà di sfuggire al proprio pensiero. È un atto complesso ma concordo che sarebbe fondamentale anche e soprattutto perché permette di sviluppare quel distacco dovuto al trascorrere del tempo. L'anoressia auto-critica è l'altra faccia della medaglia come ben dici: le due cose sono profondamente legate.


LG: Parlavi di "stroncature superflue" e questo mi fa pensare ad un altro fenomeno ormai consolidato negli ultimi anni: le stroncature sono sempre più frequenti ma la qualità percepita da quei pochi dischi che ne escono indenni non è mai così alta da far gridare al miracolo. Davvero non si producono più dischi epocali oppure ci sono ma rimangono stritolati dall'ansia di passare al successivo? È vero che per diventare una pietra miliare un album deve poter sedimentare nelle coscienze, il che richiede tempo. Ed è anche vero che la musica non è più un catalizzatore di idee nella nostra società, non rivoluziona, non sovverte più gli schemi.

 

PT: Questo è un argomento spinoso. La tempistica di un disco non è necessariamente portatrice di qualità: se guardiamo indietro troviamo pietre miliari scritte e registrate in un lampo, frutto di un'urgenza comunicativa incontenibile. Vero è invece che la musica si è in gran parte svuotata del suo portato sociopolitico. Una società che ci spinge all'isolamento, che trasforma tutto in bene di consumo difficilmente riesce a produrre soggetti "rivoluzionari" o quantomeno rivoltosi. Oggi mancano le avanguardie e viene proposto come dirompente l'operato di band superflue e superficiali costruite attraverso la TV. la vera rivoluzione oggi è produrre qualità rimanendo nell'ombra. In conclusione, secondo me la musica oggi non riesce a sovvertire più, soprattutto per mancanza di interlocutori. Negli anni ‘60, ‘70 e oltre erano i giovani i principali destinatari delle musiche più incendiarie e culturalmente sovversive. Oggi quella fascia di popolazione non si dimostra più interessata a rispecchiarsi in movimenti distintivi e ciò determina a mio avviso questa battuta d'arresto.

 

LG: Chiudiamo tornando all'implicito omaggio ai Tangerine Dream espresso all'inizio. In un certo senso la  musica sintetica ha seguito una evoluzione analoga ai supporti fisici con l'avvento del digitale. All'epoca di Zeit produrre un album esclusivamente sintetico era veramente complesso sotto ogni punto di vista; oggi laptop e virtual instruments rendono l'operazione alla portata di tutti incrementando ulteriormente il fenomeno della frenesia produttiva digitale. Da utilizzatore di questi sistemi ritengo che avere a disposizione all'interno del proprio PC uno studio di registrazione virtuale sia una grande risorsa per un musicista. D'altro canto senza le idee e il gusto necessari si produce davvero ben poco di valore e non fa differenza se si ha a disposizione un sistema modulare grande quanto una parete o il suo clone virtuale. 

 

PT: I mezzi devono sempre essere tali e come ben dici senza una visione servono a ben poco. Mark Sandman ha creato un suono distintivo con un basso a due corde. Miroslav Tichy ha prodotto fotografia autoriale con fotocamere autocostruite usando semplici rotoli di cartone.

 

LG: Forse sarà proprio la ricerca ostinata di una visione unica e personale, perfezionata nel tempo, a permettere agli autori di svincolarsi dalla tendenza alla pubblicazione compulsiva favorendo invece una significativa crescita artistica personale. 

Grazie Peppe.

 

 

https://sowhatmusica.wordpress.com/

https://www.ondarock.it/staff/peppetrotta.htm

 

 


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