FIESTA ALBA: MASCHERE LIBERE

 


 

È uscito il 29 marzo di quest’anno per l’etichetta neontoaster multimedia dept. Fiesta Alba, omonimo EP di debutto di un collettivo di musicisti determinato a intrecciare derive stilistiche antitetiche, alla ricerca di un linguaggio allo stesso tempo immediato e stratificato. L’estetica a metà tra wrestler e kamen rider è da leggersi in un’ottica di aggressione delle convenzioni, prendendo in prestito il kitch per trasformarlo in veicolo di lotta (nel senso più ampio del termine). Gli artisti verso cui i Fiesta Alba si sentono debitori sono altrettanto variegati (King Crimson e Talking Heads, Fela Kuti e Tera Melos) non temendo di sfociare in veri e propri omaggi (si ascoltino gli assoli frippiani in Octagon, ad esempio) anche se inseriti all’interno di un contesto stilistico in continuo mutamento.




LG: Origine ed evoluzione di Fiesta Alba

FA: Fiesta Alba nasce in un garage di una grande capitale europea durante un periodo nefasto in cui le libertà individuali venivano soffocate dalla sicurezza collettiva. Durante la peste in quel garage si avvia una profonda riflessione sulla composizione musicale ricercandone nuove forme e approdando così a una stratificazione chitarristica debitrice di un certo minimalismo sia di matrice classica contemporanea (Reich, Glass) sia rock (King Crimson, Battles). Su questa tessitura è intervenuto il basso di Fishman che ha innervato le composizioni con una marcata africanità e il drumming funk rock di Pyerroth. Una volta registrata la sezione ritmica, i brani sono arrivati in un’altra città europea nelle mani di Dos Caras che ha aggiunto le parti sintetiche e dato corpo e forma alle composizioni cui nel frattempo erano arrivati i contributi delle voci dalle altre parti del mondo. Il risultato sonoro era quello che speravamo e forse è andato anche al di là delle nostre aspettative, qualcuno ha parlato di post math rock, una definizione sulla quale possiamo concordare, soprattutto se la intendiamo come l’evoluzione contaminata di più generi.



LG: L’importanza di vestire il suono: l’estetica di Fiesta Alba non è semplicemente una gimmick (termine non scelto a caso) per risultare originali.

FA: Non crediamo che indossare maschere possa oggi essere un trucchetto per risultare originali data la quantità di predecessori illustri e no. L’attrazione per le maschere invece è per noi fatale e simbolica. C’è assolutamente la necessità di azzerare i nostri passati musicali per marcare la distanza di Fiesta Alba con qualsiasi cosa ci abbia contraddistinto in precedenza e rimarcare un’innovazione concettuale sulla base della quale concepiamo e componiamo musica. Ma questo tentativo caparbio di esplorare un nuovo territorio implica un conflitto con il precedente e con il resto del panorama tristemente schiacciato sui generi e sul conformismo imperante. Il conflitto è una chiave di lettura del contemporaneo che oggi soprattutto in Italia e soprattutto in questo periodo storico-politico ci sembra si tenda costantemente a rimuovere. Le maschere sottendono sempre un conflitto sia esso reale che rituale (come quelle africane da cui proviene il nostro logo) e quelle che indossiamo, poi, provengono da un’arte/spettacolo che anche solo semanticamente possiede un significato potente: “lucha libre”. Ci piacerebbe molto che la lotta tra l’underground e il mainstream, tra la creatività e il conformismo, tra l’innovazione e la musica reazionaria, fosse libera davvero, ma la quantità senza precedenti degli investimenti finanziari nella musica da parte dell’establishment (il cui unico fine rimane sempre e solo il profitto capitalista) ha drogato il mercato, ridotto l’ascoltatore a massa acritica, oggetto delle sofisticate tecniche di targetizzazione e profilazione tramite gli algoritmi. E allora, parafrasando il subcomandante Marcos, indossiamo le maschere per mostrare i nostri volti, e lottiamo senza paura pur consapevoli di essere perdenti.



LG: Nel contesto paradossale/surreale del vostro disco pare aggirarsi l’ombra di Robert Fripp a intorbidire ulteriormente le acque…

FA: La cosa interessante è che dal nostro punto di vista non siamo consapevoli del paradossale/surreale nel quale ci muoviamo, tanto che a volte ci sembra indulgere in canzonette facili facili! Ma per venire alla tua osservazione Robert Fripp è un personaggio centrale del rock e senz’altro ne sentiamo l’influenza in termini di innovazione e rottura degli schemi. Il suo periodo più interessante è stato quello degli anni 80 quando con umiltà i King Crimson riuscirono a trasformarsi denotando una capacità che altre band con la stessa origine non ebbero. In quel periodo e in quell’ambiente nacquero, a nostro avviso, gli esperimenti più interessanti ad opera di un pugno di artisti collegati tra loro (Fripp, Eno, Byrne, Belew, tra gli altri) che riuscirono a innestare nel rock la sperimentazione minimalista, le contaminazioni con l’afrobeat, l’arte della ripetizione. È per questo che - più che celebrare dei singoli musicisti - siamo devoti a uno zeitgeist, ad un contesto delimitato da un preciso spazio/tempo, a singole opere di quel periodo che rappresentano, per noi, altezze.



LG: Identikit del possibile destinatario del vostro progetto.

FA: Un ascoltatore senza il cerume accumulato da anni di massificazione culturale, di imposizioni di modelli e di tendenze più o meno effimere, di denominazioni di generi inventate per catalogare dischi e profilare gli utenti, che rifiuti gli steccati musicali, che apprezzi l’innovazione ottenuta attraverso la contaminazione, che disprezzi le nostalgie delle rivoluzioni passate invecchiate e diventate irrimediabilmente reazionarie, che si opponga al modello di sviluppo attuale anche, e soprattutto, culturale. 

 




LG: Parlare di crisi del mercato discografico ora non ha più senso perché abbiamo già oltrepassato un punto di non ritorno oltre il quale solo lo streaming garantirà un minimo di fruizione musicale. Personalmente ritengo che solo il carisma degli eventi live garantirà ai musicisti una parvenza di stabilità artistica.

FA: Viviamo una situazione molto complessa e l’accelerazione dei cambiamenti rende difficile un’analisi chiara. Le opportunità di accesso per musicisti e fruitori offerte dallo streaming sono gigantesche ma, come abbiamo assistito in altri campi, questa diventa una falsa democrazia in cui finisce per prevalere chi ha il capitale e tiene salde le redini del mercato: tutto finisce per essere polarizzato dai big dello showbiz. Si è indebolita la funzione storica della critica musicale, che aveva il compito di consigliare, indirizzare e promuovere le realtà musicali e deteneva qualche margine libero per giudicare la musica (almeno in teoria) sul valore artistico e di merito, se non addirittura sulla capacità degli artisti di intercettare le istanze della società (vedasi il fenomeno storico del punk, ad esempio). Al posto dei critici ora sovrintendono gli algoritmi dal sapore orwelliano. Le dimensioni di investimento e profitto sono sempre più sbilanciate e meno eque, riflettendo l’insostenibilità sociale del nostro mondo, l’aumento delle disparità. Dopo la pandemia sembra essere più sentito il bisogno della musica dal vivo come aggregatore sociale ma anche qui il divario sembra sempre più allargarsi: nella nostra città sono stati chiusi progressivamente sempre di più i club dove si poteva sentire dal vivo un fertile underground, d’altra parte si moltiplicano le folle da stadio o i grandi eventi in cui i prezzi dei biglietti aumentano in misura inversamente proporzionale alla qualità artistica delle proposte. Sembra proprio che la tua intuizione sul business del live possa costituire la grande partita del mercato musicale. Ma, passami la metafora, dentro le grandi arene ci sono sempre vincitori e vinti.

 


 

LG: Fiesta alba futuro prossimo.

FA: Non riusciamo nemmeno a goderci le incoraggianti critiche e le esaltanti recensioni che il nostro EP sta riscuotendo che già siamo proiettati a lavorare sul nuovo materiale stimolati da questi feedback. Forse sarà un lavoro di più ampio respiro che vedrà la luce all’inizio del prossimo anno. Per adesso, date le insistenti richieste, stiamo mettendo a punto il set dal vivo con la stessa meticolosità con cui abbiamo curato l’uscita discografica e dopo l’estate indosseremo le nostre maschere e porteremo il nostro sound nei locali che vorranno farci suonare.

LG: Grazie

FA: Grazie a te Luca e lucha libre a tutti i lettori di collettivoinconscio!

 

 


 

https://fiestaalba.bandcamp.com/album/fiesta-alba


 

Commenti

Post più popolari