LORENZO STECCONI: IL FIUME CONGELATO DELL'ETERNITÀ

 


 


Ambula Ab intra (2023, subsound records) è un lavoro mistico e potente, nel quale è una chitarra fortemente trattata a generare le lunghe trame ambientali che avvolgono l’ascoltatore. Al centro delle intenzioni dell’autore vi è la rappresentazione di un viaggio più spirituale che fisico, un movimento verso l’interno dell’anima piuttosto che verso un luogo geografico. Le atmosfere sono lente e drammatiche, cicliche maree risonanti e concentriche sulle quali Lorenzo appoggia lirici allunghi e intricati virtuosimi (la title-track) in un’esecuzione dolente e sofferta che sembra coinvolgere l’autore in primis, restituendoci il ritratto - ormai desueto per la società attuale – del musicista profeta, spinto dalla volontà di illuminare.  Ambula Ab Intra è anche un lavoro che rilegge l’ambient con la corposità tipica del metal (Salt of Harsthorn), caratteristica evidente anche negli straripanti volumi del mix. Il viaggio iniziato con un’amara constatazione (l’introduttiva The End of A Dream) è destinato a proseguire all’infinito, come suggerisce la solenne e conclusiva The Oneuronatics, in una dimensione ormai lontanissima dal tempo e dallo spazio, seduti a contemplare il fiume congelato dell’eternità.



LG: Il destino ultimo del chitarrista nell’era della morte del rock.

LS: La chitarra è un mezzo, uno dei possibili strumenti in mano a chi sta provando a comunicare qualcosa. È una parte del vestito: a indossarlo però non è la musica bensì il messaggio veicolato dalla musica stessa. Nella sua interezza il vestito a cui mi riferisco include la poesia, la pittura e qualsiasi altra forma di arte. Nel mio piccolo laboratorio ho scelto questi strumenti ma la vita avrebbe potuto farmene scegliere altri, non so. Quello che conta veramente, secondo la mia modesta opinione, è cosa si dice rispetto a come si dice, perché anche se la bellezza stessa può tendere al divino, senza un forte messaggio risulta futile e sfuggevole.


LG: L’espressione Ambula Ab Intra – mutuata dal pensiero alchemico - allude ad un percorso interiore volto al raggiungimento di una nuova consapevolezza.

LS: La consapevolezza di sé, come diceva appunto Jung, il processo di individuazione. L’oro che cercavano gli alchimisti non è altro che il nirvana, la morte dell’ego, la resurrezione o qualsiasi altro nome vogliamo dare a ciò che l’uomo ha sempre cercato nel più reconditi recessi dello spirito. Tutto va verso un’unica direzione che è quella della verità e dell’elevazione individuale.


LG: La descrizione delle vaste regioni dello spirito è affidata unicamente alle corde di una chitarra dalla duplice personalità, eterea e dirompente.

LS: La missione era di raggiungere questo risultato pur con tutte le limitazioni di un singolo strumento. Il dualismo che hai descritto è proprio ciò che volevo che l’ascoltatore riuscisse a cogliere durante l’ascolto di Ambula Ab Intra, paragonabile ad un viaggio tra luce e ombra. Se abbracciamo la nostra ombra non possiamo che uscirne migliori.

 


 

 

LG: L’artwork di Ambula Ab Intra ci introduce in un ambiente geografico prettamente nordico: l’iconografia del nord pagano, tra rune, dreki e mitologia norrena sta trovando negli ultimi anni sempre più spazio nella musica e non solo nell’estremismo metal.

LS: Le foto sono stata scattate nelle highlands scozzesi; lo scatto presente sulla back-cover ritrae un sito megalitico che si trova sull’isola di Harris, nelle Ebridi. Devo confessare che mi sento molto più legato a radici mediterranee che norrene, anche se mi affascinano diverse cose della loro cultura: la cosa che più mi sorprende è scoprire come le civiltà del nostro passato remoto presentino tra loro straordinarie similitudini, come nel caso dei siti megalitici che si possono trovare anche nel sud del nostro continente.


LG: All’esasperato edonismo plastificato della scena mainstream si contrappone un sottobosco di proposte musicali spesso scollegate dal vivere quotidiano e immerse in uno stato di mistica contemplazione atemporale. Ascoltando la traccia The Oneuronatics si ha la sensazione palpabile di un’imminente illuminazione. Cosa cerchiamo?

LS: Mi fa molto piacere che tu lo abbia notato. La traccia finale è proprio una sorta di inno all’atto di trascendere il mondo materiale, provandolo ad osservare al di sopra dello spazio e del tempo. Fino a che ci sarà il sottobosco artistico da te citato vorrà dire che ci saranno ancora esseri umani che, anche inconsciamente, cercano di raggiungere questo stato di illuminazione mistica. Nel mio piccolo, cerco di donare un po’ di questa luce a questo mondo impermanente e privo di profondità.


LG: Grazie.

LS: A te per le domande profonde e davvero molto interessanti. È stato un immenso piacere partecipare a questa conversazione.

 


 

https://lorenzostecconi.bandcamp.com/album/ambula-ab-intra

 



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