THE LAND OF THE SNOW: LA VALANGA È OVUNQUE

 

 
 
 
 
As Within, So Without (2023, Subsound Rec) è la più recente espressione del progetto di Joel Gilardini, The Land of the Snow. Con un suono al confine tra doom, post-metal ed elettronica e un immaginario che trae diretta ispirazione dalle vette inaccessibili e dai ghiacci perenni, As Within, So Without è un concept muscolare sul confine tra identità e contesto: il passaggio continuo - cosciente ed epidermico - di informazioni dalla dimensione interiore verso l'esterno e viceversa determina chi siamo e dove andremo. Questo interscambio costante e vitale è reso efficacemente intrecciando elementi musicali eterogenei come il noise, l'elettronica e il metal, giungendo a modellare un suono potente e vago insieme, come un'antica montagna innevata dai contorni sfumati.



LG: The Land Of The Snow: genesi ed evoluzione del progetto.

JG: TLOTS nasce nel 2010 come one-man-band. Al tempo, dopo alcune band “vere” mai propriamente andate avanti seriamente, ad un certo punto mi ero detto “metal sì, ma... perché non da soli, come fanno DJ e musicisti elettronici?”, e da lì è partito il tutto.
Nel 2013 esce il primo EP Belonging To Nowhere (Altrisuoni Records), il primo output con un batterista in carne ed ossa dietro alle pelli. Il CD inoltre comprende due video a firma Petulia Mattioli: sono pezzi dello stesso periodo ma con batterie elettroniche. Secondo me, un bel biglietto da visita per questa prima fase del progetto con le sue sfaccettature post-rock, jazz-metal ed a tratti psichedeliche.
Seguono due collaborazioni con Sshe Retina Stimulants: Free Bitches Love (2015, Bloodlust Records) e Mingle (Vuoto/Leere, (2016, LuceSia). Qui il lato metal è lasciato in sottofondo, in favore di chitarre trattate con un approccio molto più sperimentale, drone-noise.
Nel 2017 ecco il primo disco full length: Paths of Chaos (Taxi Driver Records). Qui si cristallizzano vari aspetti legati a TLOTS: Jacopo Pierazzuoli alla batteria (Morkobot, Obake e Deneb) ed un impatto sonoro orientato su doom e post-metal incrociati con elettronica drone/noise. Ma anche Eraldo Bernocchi al mix/master e Petulia Mattioli per il lato grafico.
Segue poi un periodo che definirei quasi iatico, con alcune release minori (per esempio Of Other Folklores, 2019, forse l’EP più dark e doom di sempre) e varie date live. Ora nel 2023 si ritorna alla carica con As Within, So Without su Subsound Records!
La gestazione del disco risale al 2020. In quel periodo TLOTS era in una fase sabbatica, data la mia concentrazione su altri progetti noise ed ambient. Nonostante ciò, l’idea di riattivare il progetto era forte e covava già da tempo. Poi, un bel giorno, prendendo la chitarra in mano, ho aperto ProTools e schiacciato il tasto REC: mi si è sbloccata la valvola, e l’album è quasi venuto fuori da solo!
AWSW sinceramente lo definirei quasi crossover new metal. È stato come ritornare con il subconscio alla freschezza delle cose che facevo pre-TLOTS, quelle radici musicali fine anni 90 che tanti dimenticano e molti odiano: ho mollato i freni del doom accelerando un po’ i tempi, in favore di ceffoni più hardcore.


LG: As Within, So Without incrocia doom ed elettronica non convenzionale: un binomio molto più raro di quanto si possa pensare.


JG: Questo binomio è da sempre parte del mio genoma ed approccio musicale, dovuto non solo alle esperienze generate e coltivate con TLOTS, ma anche con altri progetti: Mulo Muto (la bestia noise-industrial che da dieci e passa anni condivido con Attila Folklor de Insomnia Isterica, Mevda e Ruscada), tutta la mia ricerca ed attività in campo ambient-drone e dub, e Psychic Drones (duo ambient-noise con Kazuyuki Kishino aka KK Null).
Non mi sono mai posto limiti di sorta e ho sempre provato e sperimentato in tutti i modi possibili, soprattutto con chitarre e pedalini, ma anche con elettroniche ed aggeggi di ogni genere. Ovviamente TLOTS è votato alla mia parte metallara ma anche in questo contesto dominato da chitarre brutalmente distorte amo implementare tessiture droniche e suoni elettronici. Credo sia un elemento che aggiunga mood e profondità ai brani oltre ad avere una sua funzionalità in un biotopo totalmente strumentale come TLOTS. Inoltre, finora TLOTS l’ho sempre suonato live da solo, quindi con un approccio quasi più’ legato alla musica elettronica/industriale che alla classica forma del gruppo rock.

 




LG: Il destino ultimo del rock nell'era della plastificazione digitale.


JG: Ti risponderei che ultimamente sto ascoltando una marea di hip-hop giapponese, eheheh.
Torniamo seri: non credo che il rock morirà mai anche se al momento sta passando una fase blanda e sotto-corda a livello mediatico e di masse. Sinceramente, fammi dire un nome che farà subito polemica: i Maneskin non mi dispiacciono affatto, proprio perché hanno riportato il rock alle masse, soprattutto quelle giovani.
Non credo che rivivremo un'altra rifioritura ed esplosione del genere come avvenne negli anni 90 con il grunge prima e il new-metal poi. Così come non credo che riparleremo prima o poi di guitar-hero veri e propri (secondo me, l’ultimo degno di questo nome è il compianto Dimebag Darrell).
Ma sia rock o hip-hop o qualsiasi altro genere, a livello di innovazione e nuove proposte credo che tutte le combinazioni possibili ed immaginabili le abbiamo già provate e riprovate in tutti i modi. Alla fine, quello che conta è la passione ed il sudore che uno ci mette dentro a quello che fa.


LG: Il bestiario immaginifico di TLOTS.

 

JG: Come si può evincere dal nome, la montagna è sempre stato un importante filo conduttore ed una lente focale per le tematiche dei lavori di TLOTS (ma non solo, vedasi anche i miei lavori ambient come L’Anno Della Valanga, uscito per Endtitles nel giugno 2023). La neve è un altro elemento ricorrente, che porta pace e calma, ma che può anche nascondere ed essere ostile.
Ho sempre amato queste ambivalenze, come per esempio nel titolo del primo EP Belonging to Nowhere: inteso sia come No Where ma anche Now Here.
“Il Paese della Neve” richiama anche il Tibet e la mia passione per le culture asiatiche. Mi ha sempre affascinato questa parte del mondo e nel buddhismo tibetano ho sempre trovato molto spunti interessanti di riflessione, spirituale e filosofica.

Per le grafiche di As Within So Without Petulia ha usato materiale fotografico da due fonti ben precise: i miei tatuaggi in stile tibetano e vecchie fotografie trovate nella casa di montagna di mia fu-nonna, che ritraggono paesaggi e panorami della zona.


LG: TLOTS è stato concepito come un progetto one-man band ma le molte collaborazioni che lo hanno arricchito nel tempo lo rendono qualcosa di più aperto e collettivo.


JG: Assolutamente sì. Non ho mai visto TLOTS puramente come una one-man-band; anche se spesso agisco da solo è sempre stato per me un collettivo. Ogni persona che mette mano e collabora con TLOTS ha un ruolo importantissimo, sia esso musicale, artistico o personale. 

Per esempio, conclusa la registrazione de As Within, So Without, per molto tempo il concept del disco non mi era assolutamente chiaro. Il tutto ha preso forma grazie a Petulia, durante un dialogo sui suoi lavori incentrati su foto macro della sua pelle. Grazie a lei ed alle sue osservazioni sono riuscito a capire qual era la vena da cui avevo attinto per creare questo disco, e da lì poi è venuto fuori tutto il resto.
Collaborazione, dialogo e condivisione sono sempre stati aspetti basilari del mio modo di vivere ed intendere la musica.


LG: Futuro prossimo (e remoto) di TLOTS.

 

JG: in primis, per ora digerire questo disco fresco di stampa! Ho pianificato un paio di concerti qui a Zurigo a novembre e dicembre. Poi si vedrà. Mi stuzzica molto l’idea di portare As Within, So Without in giro live ovunque, non solo entro i confini elvetici, e magari anche finalmente in duo con Jacopo! Ma qui dobbiamo veramente organizzarci, dato che lui abitando a Milano ed io a Zurigo, beh… non siamo proprio dietro l’angolo.


LG: Grazie.


JG: Grazie a te di tutto, è stato un piacere!


 
https://thelandofthesnow.bandcamp.com/

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