DANIELE BRUSASCHETTO: DI OMBRE E LIVIDI




A cura di Antonio Tonietti



Preannunciato dalla pubblicazione di ben quattro video ufficiali, il venti ottobre è uscito per la Whormholedeath Records il nuovo album di Daniele Brusaschetto, Bruise A Shadow. Un ritorno alle origini, si potrebbe dire, per un artista che ha fatto dei cambi di pelle una cifra stilistica, che prosegue il discorso già intrapreso col precedente lavoro del 2019, Flying Stag. Alla micidiale combo chitarra/batteria di Daniele e del fido sodale Alberto "Mono" Marietta si è aggiunto il basso granitico e metronomico di Daniele Pagliero; un classico power trio che macina riff tellurici memori di una tradizione di trash evoluto di fine anni ottanta riveduti e corretti per i tempi odierni. Per salutare questa uscita abbiamo fatto due chiacchiere con l’autore.



AT: Buongiorno Daniele. Veniamo subito al punto: il tuo nuovo lavoro segue le coordinate di un certo metal che prendeva le istanze del trash classico per traghettarlo verso nuovi lidi più o meno alla fine degli anni ottanta. Innanzitutto: sei d’accordo con la mia affermazione? Non temi che una simile operazione possa sembrare completamente fuori dal tempo?


DB: Buongiorno Antonio. Beh, le radici sono quelle, però le intenzioni e - spero - i risultati guardano decisamente a lande sconfinate. Fare del revivalismo non è mai stato tra i miei interessi. Con la musica cerco di spingermi costantemente oltre quel muro chiamato "limite", che sia di genere, attitudine, filosofia, mercato. Tra l'altro, sto avendo molte più soddisfazioni e feedback positivi con la sola promozione di Bruise A Shadow che con l'intera mia produzione passata. Grazie a Wormholedeath Records per avermi dato fiducia!


AT: C’è sicuramente una linea di continuità fra Bruise A Shadow ed il precedente Flying Stag. La differenza più evidente è l’introduzione del basso. Sentivi la mancanza di qualcosa nella precedente formula chitarra/batteria?


DB: Gli ultimi anni dedicati alla musica li ho voluti incentrare sul divertimento e la gioia di suonare. In due è bello, ma in tre è ancora meglio, credo sia il numero perfetto. La formula del power trio permette di ottenere il massimo risultato col minimo dispendio di energia. Daniele Pagliero, il bassista, è poi un amico di vecchissima data, ci si capisce al volo.



AT: In BAS c’è un’alternanza di testi in inglese e in italiano. Nascono prima i testi o la musica? Oppure, come mi sono immaginato, a seconda del mood tracciato dalla musica scegli in seguito quale idioma utilizzare?


DB: Tendenzialmente viaggiano in parallelo. La musica prende forma, il titolo è scelto, nel contempo il testo inizia a delinearsi nella testa e sulla carta.. o sul blocco note del cellulare. La scelta della lingua dipende da come è girata la penna mentre scrivo. La linea guida teorica è: "mai più testi in italiano, solo inglese", però già si sa che i dogmi sono un fallimento..


AT: Cosa diresti ad un tuo ascoltatore medio, diciamo di quelli che ti hanno conosciuto ai tempi di Fragranze Silenzio, che si trova spiazzato da questa tua nuova via?


DB: Il mio punto di vista è che se un oggetto artistico non stupisce significa che ha fallito. Io per primo, se non stupisco me stesso con spunti e idee sempre nuove, fatico a trovare un senso al comporre. Mi rendo conto che le persone abbiano bisogno di costanti certezze, tipo.. un nuovo disco degli AC/DC che è uguale al precedente, tipo l'automobile nuova della stessa marca della
vecchia perch
é funzionava bene, la radio sintonizzata sempre sulla stessa frequenza perché trasmette musica fantastica.. Capisco perfettamente ma non è ciò che mi interessa offrire agli ascoltatori. Brusaschetto non è fatto per le persone abitudinarie. Non è fruizione per pochi ma per pochissimi.

PS: gli AC/DC hanno fatto album tutti uguali.. ma mi piacciono.


AT: Sei considerato un veterano della scena alternativa italiana, il tuo percorso pluridecennale appare molto accidentato, con cambi repentini di rotta che possono anche risultare poco comprensibili a chi si approccia in maniera superficiale ad osservare il monolite sonico che hai costruito in questi anni. Sei in grado di fornirci una chiave di lettura a quello che per molti rimane l’enigma Brusaschetto?


DB: Addirittura accidentato? Eheh... Posso collegarmi alla risposta precedente. La musica di Brusaschetto non è fatta per le vie di mezzo, o la ami o la odi. Non c’è nulla di trascendentale da dover capire. Essere un enigma?… Niente di più fascinoso!



AT: Lascio parlare il fan che è in me: vi siete rivisti con Paolo Spaccamonti anche quest’estate? Torrida come è stata, sarebbe stata il milieu perfetto per un terzo capitolo della vostra collaborazione.


DB: Per ora non c'è nulla in cantiere. Vediamo cosa succede nel prossimo futuro. Il proverbio recita: "non c'è due senza tre".


AT: C’è una domanda che nessuno ti ha mai fatto e che hai sempre desiderato che ti facessero? Naturalmente, alla Marzullo, ti chiedo anche di darti, eventualmente, una risposta.


DB: Non sono un grosso amante delle interviste. Chiaramente le faccio perché è un modo come un altro per promuovere il proprio lavoro, però mi costa non poca fatica. Non mi viene in mente nessuna domanda particolare che mi piacerebbe ricevere.




https://danielebrusaschetto.bandcamp.com/album/bruise-a-shadow



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