FABIO CAPANNI: BY THIS WINDOW

 

Fabio Capanni è chitarrista, compositore nonché fine e talentuoso performer con trascorsi illustri al fianco di artisti del calibro di Roedelius e Harold Budd, per fare qualche esempio. Tali collaborazioni hanno rivestito un ruolo quasi terapeutico nella sua continua ricerca di dialogo con gli altri musicisti al fine di sondare l'anima del suo stesso strumento, in cerca di connessioni invisibili con il mondo. Per questo, un disco come Outside (2023, Curious Music) - oltre ad approfondire il discorso solista intrapreso con il precedente Home - cristallizza i mondi sonori precedentemente condivisi in un suono che dall'esterno procede verso l'interno e viceversa, come suggeriscono le tracce Inside e Outside, collocate rispettivamente a inizio e a conclusione dell’intero album.



LG: Il mondo di Fabio Capanni prima e dopo Outside.


FC: due mondi diversi ma, come direbbe Wim Wenders, sotto lo stesso cielo.

Inizierò però dalla tua domanda che credo dovrebbe essere più correttamente formulata così: “Il mondo di Fabio Capanni prima e dopo Home”, poiché Home, autoprodotto nel 2021, ha segnato il mio ritorno alla musica dopo un lungo silenzio, mentre Outside ne rappresenta un naturale sviluppo.

Il mondo prima di Home è un mondo giovanile, multicolore, contraddistinto da molte esperienze e collaborazioni, anche prestigiose, in gran parte sotto l’ala di Materiali Sonori con la quale ho collaborato per oltre un decennio. Purtroppo, molto di quel mondo è rimasto nell’oblio, non concretizzato.

Il mondo dopo Home è un mondo maturo dove le esperienze giovanili si sono sedimentate, dove trova spazio una maggiore capacità di contemperare testa e cuore, dove la mia dimensione di architetto, oltre che di musicista, porta nella mia musica una maggiore tensione all’essenzialità e al silenzio mutuate dalla lezione del Moderno inteso come periodo storico del Novecento, e ad uno spiccato interesse per le tematiche di spazio e tempo che prima erano presenti solo a livello liminale. Per essere più esplicito, credo che architettura e musica abbiano molte tematiche comuni, tra tutte proprio il rapporto spazio-tempo: se l’architettura è spazio e luce in funzione del tempo, la musica, nel mio modo di intenderla, è rappresentazione di spazi in una sequenza temporale stabilita. Ecco, mi piace dire che la mia musica è essenzialmente rappresentazione di spazi, spazi dell’anima, li si può percorrere in una sequenza temporale stabilita ma, paradossalmente sono fuori dal tempo e dallo spazio. Magia della musica.

É senz’altro la chitarra quello che all’inizio ho definito “lo stesso cielo”. La mia ricerca sulle possibilità armoniche offerte dalla chitarra elettrica è una costante che accompagna tutta la mia carriera di musicista, prima e dopo Home. Il mio personale approccio alla chitarra elettrica poggia sulla volontà di far scaturire dallo strumento sonorità che non le sono naturalmente proprie. “Forzo” i macchinari elettrici (e non elettronici) fino a farli lavorare in condizioni per le quali non sono stati pensati e costruiti, mettendoli poi a reazione con le sei corde. Il risultato di questo mio lavoro, che in una certa misura è una sfida, non ha confini e continuamente si rinnova. È probabilmente il motivo principale che mi ha portato a collaborare con molti musicisti di fama internazionale.

 



LG: Marco Polo e Aquarello sono solo alcuni dei molti momenti focali di una carriera artistica contrassegnata dalla volontà di condivisione del suono e delle idee con altri artisti.


FC: dopo una prima esperienza giovanile con i Nazca, della quale rimangono purtroppo pochissime testimonianze, ho iniziato un percorso solista contraddistinto da numerose collaborazioni. Le esperienze con musicisti diversi tra di loro, ma tutti dotati di grande sensibilità e talento, mi hanno certamente forgiato, conducendomi a una sorta di disciplina dell’ascolto dell’atro dove il silenzio è momento di prezioso rispetto.

Da tutti i musicisti che ho incontrato ho ricevuto in dono esperienze diverse che mi hanno fatto crescere e che ancora conservo, anzi sono ancora il motore che alimenta il mio lavoro. Certamente il rapporto con Hans Joachim Roedelius, durato per oltre quindici anni, è quello che mi ha segnato maggiormente, anche dal punto di vista umano. Probabilmente è stata proprio questa lunga frequentazione con il musicista tedesco che ha spostato definitivamente la mia sensibilità verso quella che lui stesso definisce “musica gentile” e dentro alla quale ancora oggi mi muovo.

 

 

LG: Outside è stato realizzato utilizzando solo chitarra e piano; eppure, la sensazione è di trovarsi al cospetto di un mondo sonoro estremamente variegato.


FC: a questa domanda ho sostanzialmente risposto precedentemente. Aggiungo solo che la mia chitarra produce sonorità inedite che vanno ad occupare spazi che potrebbero essere occupati da altri strumenti, anzi a volte assomigliano ad altri strumenti, e credo che un ascoltatore che non conosce il mio modo di lavorare, possa pensare che siano presenti molti strumenti, mentre invece nella mia musica c’è una strumentazione del tutto essenziale: chitarra e pianoforte, mentre i contributi di altri strumenti, comunque limitati, sono affidati ad ospiti esterni come nel caso del sax di Nicola Alesini in Home e il flicorno di Luc van Lieshout in Outside.


LG: La tua formazione musicale, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, è stata forgiata dal rock: le strade sonore che hai incrociato in qualità di musicista sono però molto lontane da queste origini. Una dimostrazione che gli unici limiti che esistono (in musica e non solo) sono quelli che imponiamo a noi stessi.

 

 

FC: “Tutto sembra senza limite” come dice il protagonista nella scena finale del The nel deserto di Bernardo Bertolucci, eppure tutto ciò che ci appartiene è limitato, possiede un limite stringente. È la condizione dell’uomo. Un paradosso nel quale viviamo quotidianamente e che agita i nostri fantasmi ma che nella musica, come per magia, può trovare una soluzione che va oltre il tempo e lo spazio. Di nuovo: magia della musica!

Forse sto prendendo la tua domanda a pretesto per divagare, fare una fuga in avanti, in territori ignoti che mi interessano, ma senza rispondere davvero alla tua domanda?

Mi interessa però dire che la musica, come noi uomini, ha limiti e confini ben definiti, la sua scrittura ad esempio poggia su “misure”, “tempi”, “spazi”, connotati da grande precisione, sembra non lasciare scampo, eppure, come noi esseri umani, si distende nell’illimitato, nell’indefinito, percorre spazi che non sono reali, è universale, tocca le corde più profonde della nostra anima trasportandoci in spazi e mondi che non sono reali eppure, misteriosamente ci appartengono.

Questo dualismo è ciò che più mi interessa della musica, lo stesso dualismo che alberga in noi ed è la sostanza prima della nostra umanità.

 

 

LG: Orizzonti eventuali di Fabio Capanni.


FC: Dopo Home le cose si sono evolute velocemente: la casa discografica americana Curious Music si è interessata al mio lavoro e, sentita la bozza di Outside, ha deciso di produrlo. La collaborazione sta proseguendo anche all’interno di una community di musicisti di respiro internazionale e quindi, ancora una volta, credo che i rapporti internazionali segneranno il futuro della mia carriera di musicista, anzi potrei dire, tornando all’inizio di questa intervista, che sono stati e sono, insieme al mio modo di interpretare la chitarra, l’altra parte del cielo che tiene insieme i due mondi prima e dopo Home.

I temi spazio/tempo, suono/silenzio, sono al momento al centro del mio lavoro. In particolare, sto lavorando su musica dove il rapporto suono/silenzio è centrale.

Sfida difficile, oltre ogni limite…


LG: Grazie


FC: Grazie a te per esserti occupato della mia musica e per le domande estremamente stimolanti.

 


 

 

https://curiousmusicia.bandcamp.com/album/outside

https://fabiocapanni.bandcamp.com/album/home




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