STEFANO BONIFAZI: KILROY HA LASCIATO UN MESSAGGIO

 
 
 
 
Attivo sin dai primi anni duemila come organizzatore di concerti di elettroacustica, musicista (sui generis) e artista, sviluppa nel corso di una lunga ricerca protrattasi fino ad oggi peculiari forme di field recordings, i "prepared field recordings", divenuti nel tempo un'intuizione di più vasta portata definita "sonografia performativa" dall'artista stesso: una serie di regole e di azioni da performare di fronte ai microfoni, secondo una logica che attinge dalla musica sperimentale in senso non solo storico ma anche tecnico.

Lo accompagna da sempre il suo moniker nonché alter-ego Kilroy.



LG: Da Stefano a Kilroy e viceversa.

SB: "Questo Alice non lo farebbe". Vincent Damon Fournier, in arte Alice Cooper.
Perché Alice non dice più semplicemente "questo non lo faccio"? Vincent sta interpretando un personaggio di nome Alice o una presunta strega messa al rogo nel XVII secolo sta possedendo lui?
Kilroy è stata per anni la mia Alice, un'identità presunta da dover gestire. È nato tutto adottando con troppa leggerezza un nome d'arte che aveva già una lunga storia, trovato in un libro di Pynchon.  Cosa comportasse questa scelta ha finito per essere il meta argomento principale del lavoro. Un personaggio mai esistito, un nome collettivo inventato dai soldati alleati per prendere in giro i nazi, una scritta sul muro, un meme: Kilroy was here - Wikipedia (in particolare: "influenze nella cultura di massa").

È sempre stato un nessuno, anzi un nulla con la misteriosa capacità di incidere nella realtà. Ne ho fatto un ragionamento sul concetto di firma, di autore, di identità e della loro percezione dall'esterno, in termini di video, audio, istallazioni, web-art, tracce da lasciare in giro che rivelino le antinomie annidate ovunque nel dirsi e farsi Artista. Una delle tracce è la sua stessa firma: un oggetto materiale che consente l'autenticazione di altre opere, potrebbe essere ceduto o rubato, con tutto ciò che ne consegue. Kilroy emerge da certe banconote rendendole sia vere che false.

 

Collectable Cash. Credits: Jacopo Menzani


Torno in me alla fine degli anni zero, sono costretto ma è anche un sollievo. Mi disinfesto semplicemente smettendo di produrre nuovi lavori. Resto architetto e product designer e mi faccio bastare l'arte applicata, che è quello che ho studiato. Questa storia di schizofrenia autoindotta sembra conclusa, ma esattamente quando smetto di farlo io riemerge altrove.
Nel 2009 l'idea di poter dar vita a esseri indipendenti esercitando pratiche di meditazione e visualizzazione approda su internet. Il trend ha origine nella consueta bacheca /x/paranormal di 4chan: alcuni utenti del forum affermano di essere riusciti a creare dei tulpa e pubblicano guide, consigli e istruzioni su come dare vita alla propria emanazione personale (Valentina Tanni, Exit Reality, Nero edizioni 2023).
Non è facile ricacciare i tulpa da dove sono venuti. Il mio moniker/alterego/amico immaginario è rimasto in sonno per molto tempo e poi è rispuntato fuori per ricominciare dal suono. Si sente più adatto al tempo dei social network di quanto non fosse nel web 1.0 perché oggi ognuno consapevolmente o meno spende il suo tempo a costruire la propria persona.

 https://www.merriam-webster.com/dictionary/persona


LG: Applicazioni teorico pratiche della sonografia performativa.

SB: La ricerca artistica è filtraggio di segnale. Per anni ho tenuto una radiografia del mio cranio sulla finestra dello studio, memento mori e strumento di evocazione del mio tulpa: elaboravo graficamente la sottostruttura del mio volto per trovare il suo, ricostruzione facciale forense fatta in casa.

 

Memento Mori

Applico dei microfoni a contatto sulla finestra e registro il suono all'esterno, ma filtrato dal diaframma che ci separa e dall'immagine del mio cranio. Voglio ottenere un risultato solo stabilendo le condizioni a contorno, lo chiamo field recording preparato.
Al suo ritorno Kilroy ricomincia da quel progetto e cerca di evolverlo, la successiva domanda che si pone è: la mia borraccia d'acciaio è un risonatore di Helmholz, cosa avviene alla frequenza di risonanza mentre bevo il contenuto? Formalizza le regole dell'esperimento: una sola take, il set sarà la spiaggia, due piezo sulla borraccia per il tempo necessario a bere l'acqua con una cannuccia e stop.

https://kilroy3.bandcamp.com/track/mics-on-the-beach

Una domenica di luglio eseguo per lui quella che è con tutta evidenza una performance. Rifletto a lungo su che tipo di editing è corretto fare a quel suono, la risposta era nessuno. Un Ferragosto mi decido a pubblicare la traccia, appena è online scopro che Raymond Murray-Schafer è deceduto da qualche ora.
Chiamo questa pratica sonografia performativa, scopro di non essere il solo a indagare il tema:
"In my opinion, field recording is a performance. From the time I start to attentively listen, to when Im packing up my equipment, I provide a spectacle to be observed by others (both human and non-human)"
Isobel Anderson, field recording as performative act

https://thesampler.org/news-opinion/field-recording-performative-act-isobel-anderson/

La SP è una riflessione sulla natura performativa della registrazione ambientale, i vari progetti sono altrettanti capitoli di una ricerca che conduco per acquisire consapevolezza sulle implicazioni concettuali di tale pratica. Il presupposto è che il mondo non è mai semplicemente un luogo da cui carpire suoni trovati, ma che è inevitabile partecipare alla costruzione di tale campo. Se come credo registrare è comunque e sempre un mettere in scena, la conseguenza logica è che in questa scena si può entrare anziché rimanere ai suoi margini trattenendo il fiato per non fare rumore. I modi che utilizzo per farlo riadattano le modalità della musica sperimentale e della performance art.
Alcuni capitoli della ricerca:
(IV) Ho solo due ore per visitare Matera e trovare il posto giusto, l'idea è applicare i piezo ai sassi, poi spingere rec per qualche minuto e fine. Durante la ricerca dello sweet spot scatto qualche foto con il cellulare. L'ho definita una canzone eseguita stando fermi in completo silenzio e ne ho fatto un video: Kilroy - mater materia matera
(V) dato che dal mio letto sento il suono del mare - my great psychic outdoor - esco a pescare il suono e porto con me le esche, due Lobatus Gigas. Le più grandi conchiglie dei Caraibi saranno i miei microfoni e poi i miei diffusori. Sono pesanti e limitano i movimenti, condizionano tutto il processo, in barca a vela è un'impresa.

 



Ghost in the Shell, 2021-In Fieri

(VI) Compongo una suite per motore a gasolio e car-stereo, i piezo su lunotto e cofano, lo studio di registrazione è un tunnel autostradale.
(VII) Scendo da una vetta dei Pirenei tenendo un microfono per ogni mano, non sono buoni contrappesi, cado due volte.

https://kilroy3.bandcamp.com/track/la-descente

(VIII) Registro la voce di un amico mentre mi accompagna a visitare il luogo di una strage, è impervio, ho piccoli microfoni nelle orecchie, percepiscono il mio respiro, quando s'affanna per la fatica, quando si ferma per l'emozione. Un piccolo video: kilroy - i sei giorni di Monte Sole - teaser
Per il futuro chiusura di tutti i capitoli non conclusi, il n°V e il VI in particolare, in seguito nuovi progetti di maggiore complessità: introdursi attivamente nel paesaggio sonoro, scrivere per altri performer.


LG: La pratica del field recording: elaborare il presente, fotografare il futuro.

 
SB: Il presente è interessante perché gli strumenti di registrazione e riproduzione del suono somigliano a quelli degli albori, che erano meccanici e più liberi da costrizioni spaziali, piuttosto che a quelli elettrificati dei decenni attorno alla seconda guerra. La dicotomia in studio/in the field è tornata ad essere sfumata perché le tecnologie dell'uno e dell'altro confluiscono. Non è un ritorno ai cilindri a cera, è il tempo degli studi digitali mobili che stanno in un marsupio. L'hobbista ora può permettersi quanto sarebbe sufficiente per lavorare come fonico in presa diretta di una piccola produzione tv e può usare il tutto per registrare il suo concerto di sax nel bosco.  È un esempio che non faccio a caso, Peter Brotzmann e Ian Bennink l'hanno fatto nella Foresta Nera nel '77 ed era pioneristico, prima di allora i grilli di Cricket Music di Walter De Maria del '62 erano invece una registrazione riprodotta in studio. Andando indietro ancora: l'anno scorso un documentario di BBC 3 ha sollevato il dubbio che il concerto per usignolo e violoncello di Barbara Anderson fosse un falso. È una delle prime e più famose trasmissioni BBC, ufficialmente registrata nel giardino della violoncellista nel 1924, e replicata per anni, i tecnici e le apparecchiature introdotte per registrare l'evento avrebbero spaventato gli uccelli e l'emittente si è vista costretta a far ricorso ad un'imitatrice, tale Madame Saberon, bird impersonator. Tuttavia, se si va ancora indietro nel tempo, John Lomax ha registrato canzoni in the field, già dal 1905 ma soprattutto, nel 1889 un bambino di 8 anni ha usato il fonografo dei suoi per andare allo zoo e registrare per la prima volta nella storia il canto di un uccello, quel bambino era Ludwig Koch. 130 anni dopo mio nipote di sei anni può prendere in prestito lo smartphone della mamma e fare altrettanto.
Il futuro invece sarà segnato dall'uso dell'AI, quindi da una capacità di falsificare il suono mai sperimentata prima. Nella dicotomia ripreso dal vero/sintetizzato risiede il destino dello statuto ontologico del suono registrato, se diventano indistinguibili a farne le spese è il suo carattere di prova, di documento e testimonianza. È un problema dei giuristi e degli storici, vedremo se sarà un problema anche degli artisti, che anzi hanno un'incredibile nuova pletora di strumenti espressivi.
Per quanto mi riguarda, sono tentato di sperimentare la possibilità di eliminare quello che non mi piace da una registrazione, come se non ci fosse mai stato, oppure di aggiungere suoni estranei come se fossero sempre stati lì (è possibile ricavare la riverberazione da una registrazione e applicarla ad un suono di altra provenienza). Ma la domanda è: perché photoshoppare una registrazione ambientale, solo perché è possibile, addirittura facile, con un software da duecento euro? Non distrugge i presupposti stessi del registrare il suono del mondo?


LG: Lo stato di salute della ricerca sonora in Italia.

SB: Bella domanda, è quello che sto cercando di capire. Vent'anni fa sono stato brevemente in un gruppo di musicisti sperimentali di tutta Italia, formatosi per reazione ad un festival che pagava il cachet solo agli stranieri, agli italiani visibilità. Ora è cambiato, ci sono meno festival, quindi meno visibilità.
Se faccio un bilancio delle peregrinazioni degli ultimi due anni, da Taranto alla Valcamonica, dico che ci sono isole felici che hanno avuto il sostegno economico di fondazioni e amministrazioni illuminate, hanno saputo usarlo per fidelizzare un pubblico a musica di alto livello intellettuale.  Intorno molto vuoto, in molti casi ci si regge sul volontariato e la passione di pochi eroi/martiri che ancora non sono scappati a Berlino.
In Italia ci sono stati momenti gloriosi in passato, ma era proprio il mondo occidentale ad avere unaltra energia: Annea Lockwood racconta di essere stata fortunata ad aver cominciato in un momento in cui tutto veniva allegramente messo in discussione. Questo è invece un momento in cui quando proprio le cose vanno bene sembra di essere ritornati ai fasti del passato. Per me significa che persino la musica sperimentale è una battaglia di retroguardia, ciò non toglie che la battaglia vada combattuta.
Detto questo lamentarsi è inutile, la situazione un po frustrante significa anche che ogni sforzo intelligente nella giusta direzione è destinato a trovare attenzione.


LG: Kilroy, futuro prossimo, eventuale e anteriore.

SB: Quest'estate un workshop con Oren Ambarchi e Crys Cole mi ha dato l'occasione d'improvvisare su canovaccio con un batterista inglese e un polistrumentista di Montreal, di fronte ad un piccolo pubblico. La cosa mi ha dato coraggio, ho ricominciato a suonare con altri per il piacere di farlo. Non uso DAW, improvviso con un set elettroacustico che ibrida analogico e digitale. Adattabile e leggero, sta in uno zaino con tutta l'amplificazione ma ha ancora bisogno della rete elettrica, questo lo tiene lontano dai miei progetti con i field recordings. Lo considero uno strumento e dunque lo sto studiando, in attesa di poter suonare in un bosco o in una grotta.

Tutto questo si sta fondendo con un altro progetto del passato, intitolato "attaccare la chitarra al chiodo".


Credits: Jacopo Menzani


Era un ibrido tra scultura e performance, con il proposito di una vendetta simbolica. Nel 2008 presi la chitarra solid body e l'ampli della mia adolescenza, quella che mi ero imposto di disimparare, e l'appesi accesa sulla parete di una galleria. Le meccaniche erano soltanto attraversate dalle corde e usate come tiranti per sospendere lo strumento, alludendo al bondage. In tal modo la distribuzione del peso dello strumento ne determinava il suono. La chitarra, non più accordabile era umiliata e retrocessa a noise machine. L'ho suonata così, pizzicando le corde flosce con un vibratore comprato in un sex shop, le casse del Marshall si muovevano da sole per il volume.

Ora ho costruito una struttura smontabile per sospenderla, la suono con un archetto da violino e la integro con il mio set elettroacustico. Non uso il distorsore, evito i larsen, eppure l'allure BDSM aleggia ancora. Debutterò in concerto a inizio 2024.

LG: Grazie.

 

https://kilroy3.bandcamp.com/







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