LUCA FORMENTINI: ANELITO DI INCOGNITO


credits, Manuela Esquilli

 

 

Con Cloud Ornament Luca Formentini torna a dialogare con altri artisti - nello specifico, lo statunitense Robert Rich - alla ricerca di coordinate sonore precedentemente sconosciute ad entrambi, esplorandole con spirito da navigatori.

Compositore e sound artist ma anche attivista ambientale e produttore di vino, Luca percorre un sentiero in cui vita artistica e professionale scorrono parallele, riuscendo a cogliere le sottili affinità da entrambe le esperienze e trasferendo questa consapevolezza in un fare musica sempre teso verso la rappresentazione del tutto, dove elettronica ed acustica, confronto e collaborazione finalmente si incontrano in flussi dialogici liberi e creativi.



LG: Da Intra a Reverie: similitudini e differenze del tuo suono nelle produzioni in solo e nelle collaborazioni.

LF: È una domanda molto interessante che mi aiuta a rendermi conto che le eventuali differenze che si potrebbero rilevare dipendono dal mio voler cogliere l'occasione per sperimentare nuove soluzioni oppure dal volere applicare timbri e modalità conosciute in contesti diversi per osservarne il risultato.

Attraverso la musica mi interessa incontrare ciò che ancora non conosco e capire meglio ciò che credo di conoscere.


Potrei dire che attraverso il suono imparo me stesso.


Credo sia anche per questo che da tempo mi sono allontanato dal portare dal vivo le mie composizioni eseguendole in modo fedele. L’esecuzione in contesti diversi mi offre l'opportunità di perlustrare le possibilità ancora nascoste in loro, approfondendole attraverso una diversa combinazione degli elementi, come se si trattasse di una continua ri-composizione originata da una volontaria frammentazione e intenzionale destabilizzazione.

Amo la dimensione dell'improvvisazione, sia essa in tempo reale, come ad esempio in Rêverie: poco più di quaranta minuti di musica originata da cinquantacinque minuti di un unico flusso di improvvisazione, avviata senza prima avere condiviso alcun riferimento, oppure come nei miei lavori con Robert Rich, dove l'uno reagisce agli stimoli attivati dall'altro in momenti e luoghi diversi. In questo caso l'improvvisazione si svolge in modo più lento, dando vita a cellule che possono essere sviluppate e ricomposte in modalità impossibili da ottenere altrimenti.

 

Robert Rich, Luca Formentini


LG: Intra è un'opera pervasa da una costante tensione tra melodia ed entropia.

LF: Hai perfettamente colto nel segno. Intra è un album molto intenso, spietatamente umano.

Ho voluto cogliere l’occasione per espormi come forse non avevo mai fatto prima. È l’album più localizzato a livello temporale essendo nato da composizioni eseguite nel giro di poco più di un anno, a differenza degli album precedenti, che raccolgono idee e registrazioni che ricoprono periodi più lunghi. 
Con Scintilla avevo infatti completato il lavoro di raccolta delle mie composizioni disperse nel tempo; avevo svuotato tutti i cassetti e gli armadi della mia memoria. Mi ero liberato degli inizi mai completati.
 Avevo definito il passato con l’intenzione di preparare spazio per accogliere il presente. 

Il senso di Intra è nel suo titolo: è un cuneo che penetra nel mezzo, un’antenna che collega la profondità alla superficie, che trasmette all’esterno ciò che si trova dentro, e viceversa. Ha assunto il valore di un rituale di passaggio che ha raccolto forza anche attraverso la presenza della voce e, soprattutto, delle parole. L’elettronica torna ad essere più cruda e polverosa, densa e fisica, costantemente sul filo tra l'essere suono riconoscibile rispetto alla vibrazione come materia fisica, paradossalmente totalmente astratta.

È un album che porta con se molti significati e mi riaggancia all’essenzialità delle prime segrete sperimentazioni personali di quando avevo meno di vent’anni. Il continuo movimento tra tensione e morbidezza, accoglienza e spinta, esplicito e nascosto è necessario per tenermi agganciato e coinvolto nel processo di scrittura e realizzazione. 


Credo che la musica significhi assistere ad un cambiamento, e che lo debba favorire. 

 

Formentini, Capra Vaccina, Stockausen, Mortazavi. Credits, Enrico Orlandi

 

LG: "A deep and elevated self awareness within themselves and the nature of things. This is what I mean for Intra". Appunti su Molecules.

LF: La frase racchiude la tematica di fondo di Intra, fa riferimento ai testi che ho scritto per i due pezzi in cui uso la voce e alla decisa intenzione di esporre l'apparente fragilità che vive nel nostro dialogo interiore. Le parole che si ascoltano nella registrazione di Molecules sono la madre di Intra ed una delle più lucide espressioni di una delle possibili realtà dello stato fisico in cui parzialmente abitiamo. 

 

LG: Sospesi tra acustica ed elettronica: impossibile scegliere? Perché poi scegliere?

LF: Infatti, non mi sono mai posto il dubbio di dovere scegliere, consapevole che questo - anche questo, potrei dire - possa rendere difficile incasellarmi in un genere specifico. Meglio così, forse. Sicuramente non rinuncerei a questa libertà a favore di una migliore identificabilità stilistica, che mi appare come una limitazione. 

 

credits, Manuela Esquilli 

 

LG: Prospettive distopiche di un mondo saturo d'immagini e depredato dei suoni.

LF: Ho la fortuna di collaborare con Mario Piavoli e Pietro Gardoni che in modo diverso lavorano sul linguaggio visivo in modo che ritengo molto affine a come io lavoro sul suono, sicuramente complementare. Siamo complici: le nostre produzioni combinate assieme riescono a offrire coinvolgimento emotivo capace di incantarmi, facendomi accedere a strati della mia musica altrimenti inimmaginabili. Potrei definirlo un laboratorio in cui lavoriamo per produrre soluzioni in cui suono e immagine non si trovano in una condizione di competizione in cui l'uno prevale o funge da supporto per l'altra, ma in cui diventano un unico flusso emozionale, compatto e sottile.

 

LG: La collaborazione artistica alla fine del mondo: sempre più spesso si preferisce interagire attraverso la tecnologia piuttosto che di persona e i motivi possono essere più che legittimi. La tua esperienza tra interazione reale e virtuale.

LF: Ho la fortuna di avere sempre associato il fare musica con la condivisione e come occasione di scambio con altri artisti, e non solo.


Le mie collaborazioni sono sempre molto reali, al di là del fatto che alcune delle loro fasi si svolgano utilizzando mezzi di comunicazione invece che in presenza. Per tutte c’è sempre la garanzia di tempo in un luogo condiviso. Fino ad ora è stato così.

Questo approccio nasce anche dalla fortuna di avere conosciuto e collaborato con musicisti che per età e percorso hanno avuto un significato profondo nel mio vissuto come Derek Bailey, John Hassell, Holger Czukay, Jon Russell, Steve Lawson e Steve Jansen fino ad arrivare a Robert Rich, Rick Cox, Stefano Castagna e Markus Stockhausen. Con questi ultimi c’è un rapporto di collaborazione che si muove su piani molto diversi, nei quali continuo a sentirmi a mio agio con i miei limiti e le mie ingenuità, che a volte diventano fonti di una fertilità inaspettata.


Mi piace collaborare davvero, a condizione che l’obiettivo non sia definito a priori. 
L’intenzione deve essere l’affrontare l’incognito assieme. A parte le collaborazioni con altri musicisti e artisti visivi, ho condiviso pensieri e azioni con chi lavora nell’ambito della scultura e della pittura come Lucio Pozzi, Julia Bornefeld, Albano Morandi, Vittorio Corsini e con musei e galleria d’arte contemporanea.


In questo caso il lavoro ed il suo risultato hanno avuto vita in un ambiente decisamente concreto e reale.
 

 

Luca Formentini e Markus Stockhausen in studio

 

LG: Luca: il tuo passato anteriore, il tuo futuro imperfetto.

LF: Il passato anteriore si sta svolgendo in questi momenti, sono i lavori completati che si stanno rivelando in questi giorni: da poco è stato pubblicato il mio secondo album con Robert Rich e tra poche settimane sarà pubblicato il mio prossimo album in solo, che vede l’inizio della collaborazione con una importante etichetta americana.


La notizia è imminente - e per me molto importante - anche perché segna la conclusione di anni di pellegrinaggio da una label all’altra a seguito della chiusura di Extreme, gloriosa etichetta australiana con cui era nata una bellissima sintonia risultata nella pubblicazione di Tacet.


Il futuro è sicuramente imperfetto, con mio grande sollievo, e comprenderà i progetti sui quali lavorerò, alcuni dei quali già in corso. Tra questi vi saranno nuovi album e collaborazioni con artisti visivi e performativi. 

 

LG: Grazie.

 

credits, Manuela Esquilli

 

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