A BAD DAY: NAKED AND RAW


credits, Matteo Bonazza

 



Egle Sommacal (Massimo Volume, Ulan Bator) e Sara Ardizzoni (attiva dal 2012 con il moniker Dagger Moth) sono le due metà del progetto strumentale A Bad Day. L’autoprodotto Flawed (letteralmente, imperfetto) è il disco che sintetizza in nove tracce la propensione di entrambi i musicisti ad esplorare le potenzialità timbriche della chitarra; una ricerca, la loro, fondata sull’immediatezza della performance piuttosto che su infinite manipolazioni in studio, con l’intenzione di restituire all’ascoltatore il pathos dell’esperienza live pur non essendo Flawed la registrazione in presa diretta di un evento concertistico.





LG: L’imperfezione è perfezione.

SA: È perfezione nell’ottica in cui rende originali e quindi unici. L’idea di avvalersi di strumenti “imperfetti” - preferendo i normali pedalini ai computer – nasce anche da questo. Eravamo alla ricerca di timbriche insolite e abbiamo pensato che la ricerca con questi dispositivi potesse aprirci percorsi meno convenzionali e più insoliti. Alle volte restringere il campo paradossalmente amplia le opportunità.

ES: Premetto che entrambi i temini un po’ mi sfuggono. Non riuscendo a definire il concetto di “perfetto” ho ovvie difficoltà con la sua antitesi ma preferisco non addentrarmi in territori così intellettualmente impegnativi. Per quanto riguarda il riferimento all’imperfezione nel titolo del nostro disco - Flawed – questo vuole essere una sorta di dichiarazione di empatia per tutto ciò che può uscire dal proprio controllo: per la macchia sul muro che sembra un disegno, per i riflessi dei fari nelle pozzanghere, per qualsiasi cosa che non era stata calcolata e che tuttavia finisce per meravigliarti.

A posteriori non so se come titolo sia stata una buona idea: non vorrei che qualcuno si affannasse a cercare nel disco eventuali errori. Non era quello lo scopo anche se non posso escludere che non vi siano. Abbiamo cercato di realizzare le migliori esecuzioni per noi possibili ma abbiamo preferito limitare l’editing a un uso davvero moderato e a minime correzioni in mix. Tutto qui, non proprio un manifesto programmatico a cui doversi attenere; al limite, qualcosa che fa parte della nostra cifra stilistica, bella o brutta che sia.

 





LG: A Bad Day: un cattivo giorno per l’iperproduzione in studio, un buon giorno per due chitarre in dialogica sinergia.

SA: Si spera di sì. I brani sono nati prima di tutto con l’idea di essere eseguiti live quindi non abbiamo pensato allo studio come a un luogo creativo dove divagare con gli arrangiamenti per poi solo successivamente capire come tradurli dal vivo con due chitarre. Il lavoro in studio doveva semplicemente riprendere fedelmente le nostre esecuzioni, chiaramente con un suono ottimizzato – e direi che Samuele Grandi, il nostro uomo al mixer, è riuscito benissimo in questo compito.

ES: Ad ogni modo l’iperproduzione in studio non ce la saremmo potuta permettere. Poi in realtà siamo entrati in studio con un live, ci siamo concentrati su quello e già comporre due linee strumentali che, secondo noi, funzionassero ci ha fatto lavorare parecchio. Poi a me molti dischi iperprodotti piacciono. Se ci sono idee e se queste idee le trovo belle perché non li dovrei apprezzare? Non mi piace quando le sovraincisioni sembrano servire solo a creare un piacevole sottofondo sonoro tentando di nascondere una scrittura a mio avviso banale. Ciononostante, mi pare sia una formula che ha molto successo quindi chi l’adotta non ha tutti i torti. Alla fine, ognuno sceglie personalmente il proprio sentiero artistico e non sarò certo io ad indicarglielo.



LG: Non è nostra intenzione dotare le tracce di un significato ultimo, scrivete. Ma l’assenza di un concept dichiarato potrebbe essere di per sé un leitmotiv? Anche il Nirvana alla fine è una condizione di non-esistenza.

ES: Definirei “musica” una sequenza di suoni disposti nel tempo, adagiati su qualcosa che chiamiamo silenzio (lasciando stare le varie teorie sul tempo e l’idea cageiana di silenzio). Non credo sia un mezzo molto adatto a esprimere concetti che riusciamo a formulare attraverso le parole o utilizzando altre forme d’arte (termine a me antipatico). Non ti so spiegare cosa penso e provo quando ascolto i Liederkreis di Schumann ma non credo sia la stessa cosa che può pensare o provare un altro ascoltatore pur se appassionato. Non ho mai sentito il bisogno di tradurre in parole le emozioni che mi dà l’ascolto di una musica che mi piace.

SA:È stato un processo naturale. È così che sono nate le tracce, senza un filo rosso da seguire identificabile a priori. Non c’è stata un’ispirazione unica e definita che ci ha guidati anche se sicuramente c’è una sensibilità comune. E comunque, per chi suona e per chi ascolta, si potrebbe dire che la musica trasporti davvero in uno stato simile ad una condizione di non-esistenza, quasi una bolla. Per quanto mi riguarda, anche se mi è capitato che circostanze o idee precise influenzassero un mio lavoro, sono sempre molto restìa a corredare la mia musica di troppe spiegazioni e motivazioni dettagliate perché ci ritrovo sempre un sapore di “giustificazione”. Non vorrei confinare l’immaginazione di chi ascolta.

 

credits, Matteo Bonazza

LG: A Bad Day dal vivo.

ES: sicuramente uno dei live act meno acrobatici della storia della musica (pop, almeno): due tizi seduti uno di fianco all’altro con la chitarra in mano e dei pedali sotto ai piedi (effettivamente dalle ginocchia in giù c’è un po’ di movimento), totalmente assorbiti a cercare di suonare le parti e a ricordarsi di cambiare effetti - e le relative regolazioni - tra un brano e l’altro. Ovviamente con questi presupposti l’iterazione con gli ascoltatori è pari a quella che potrebbe avere una monaca di clausura. Però non stiamo suonando male.

SA: Abbiamo iniziato i live pochi giorni dopo l’uscita del disco. È un set piuttosto delicato e complesso da gestire (soprattutto dal punto di vista dell’effettistica) e al momento alquanto “nudo”, una nostra scelta precisa. In principio, influenzati dal fatto che spesso la musica strumentale è accompagnata da visuals, abbiamo ragionato su questa opportunità per poi infine decidere di non inserire immagini durante il set. Sembra quasi che non si possa seguire un discorso musicale dettato puramente dal suono senza fornire un complemento visivo. Che sia poi un fattore che amplifichi l’esperienza del fruitore o piuttosto un elemento di distrazione - perché la soglia di attenzione all’ascolto è ormai molto bassa - è un quesito che ci stiamo ancora ponendo. D’altro canto, vale quanto detto anche nella risposta precedente: non confinare l’immaginazione altrui. Diciamo che presentarsi così ‘nudi e crudi’ è una scommessa su più fronti che però il pubblico sembra gradire dal momento che – a detta di chi ha assistito - la nostra performance fornisce ‘un bel trip’. Quindi, bene così!



LG: Le vostre biografie future.

SA: Spero che questa nuova avventura a due ci porti a gravitare all’interno di circuiti nuovi, magari anche all’estero. Sogno nel cassetto: un tour-vacanza in Islanda.

ES: Boh. Da come stanno andando le cose in questo mondo chi può dire con certezza di avere una biografia futura?

 

 

credits, Matteo Bonazza



LG: Molti musicisti evitano di autoprodursi per il timore di compiere un suicidio artistico. All’opposto, la vostra è una scelta fiera e tenace.

ES: Sono partito da lì e sono tornato lì e mi ci trovo pure bene per ora.

SA: per quanto mi riguarda è l’approccio che ho sempre avuto fin da quando da ragazzina suonavo con le band locali. Non l’ho mai vista come una scelta che sminuisce il lavoro del musicista, anzi. Nella mia personale esperienza è stata fonte di crescita, professionale e umana. Mi ha consentito di creare una rete di contatti affini e duraturi, di seguire un percorso libero e tagliato su misura. Non so se dall’esterno possa essere letta come una scelta “sciatta” o “da dilettanti”. Posso dire che per portarla avanti servono dedizione infinita, immaginazione, tenacia, pazienza, capacità di programmazione e professionalità. Alla fine, è come fare altri tre-quattro lavori oltre all’attività musicale.



LG: Grazie.

 

credits, Matteo Bonazza

 

https://daggermothmusic.bandcamp.com/album/flawed



Commenti

Post più popolari