FRANCESCO CIGANA: INTANGIBILE NON LINEARE




 

L'itinerario artistico del percussionista e compositore Francesco Cigana è da sempre multi direzionale: alla produzione in solo e alle collaborazioni (tra cui il duo Maorooro insieme a Luca Perciballi) egli affianca esperienze di improvvisazione collettiva (DOOOM Orchestra) in qualità di leader, performer nonché ispiratore di intense esplorazioni interdisciplinari. 


Sacro è un capitolo del suo percorso solista arricchito dalla presenza di un variegato ensemble di musicisti. Intenzionalmente criptico nel suono e nella parola, il disco esplora tematiche complesse (la malattia e la morte, soprattutto) ed è percorso nella sua interezza da una lucidità scientifica, quasi antropologica a cui si intersecano echi di una misteriosa magia primordiale. Un connubio potente, rafforzato dalla voce (Nina Baietta nella disorientante traccia iniziale) e da inconsuete textures timbrico-percussive (Mantica). 



LG: Marius Schneider, il primitivismo e gli dèi nascosti tra le pieghe dei suoni.

FC: Ho letto quel libro molto tempo fa, ben prima di iniziare a lavorare a questo disco. Mi è ricapitato in mano a poche settimane dalla registrazione, esattamente alla pagina di cui avevo bisogno e che è infatti citata nel disco. Non è un libro per tutti, ha un lato antropologico che deve affascinare altrimenti può risultare pesante. 

Trasportare certe riflessioni nel nostro rapporto odierno con il sacro è altrettanto stimolante: è primitivo il sangue di San Gennaro che si scioglie? Sono primitivi i nostri insulti agli dèi quando qualcosa va male e i ringraziamenti quando qualcosa va bene? Chiaramente qui gioco un po’ con il termine “primitivo” laddove in Schneider non è sinonimo di arretrato bensì è “primitivo” l’uomo che vive in un tempo mitico e ciclico, non lineare, e che non distingue tra arte, scienza, religione. 

Non lineare è un termine a me molto caro in musica e se lo si collega ad un aspetto come quello spirituale - in cui gli avanzamenti tecnologici non sono così tangibili da consentirci appunto una divisione netta e semplice tra ciò che è arcaico e ciò che non lo è - è chiaro che la partita si fa molto interessante e complessa. 300.000 anni di storia Sapiens e 100.000 dalle prime forme riconducibili a dei rituali sono numeri incredibili, a ben pensarci. Quanti suoni hanno attraversato le orecchie della nostra specie, quanti dèi sono esistiti, evocati da quei suoni?

 

credits Ilaria Zambon



LG: Ogni disco nasce da una necessità: cosa ti ha spinto a registrare Sacro e perché.

FC: Credo ci sia un buon equilibrio tra volontà e necessità espressiva. Volevo concentrarmi su questo tema da tempo e contestualmente la scomparsa di mia madre ha inevitabilmente influenzato e guidato parte del disco. 

Morte e malattia sono accadimenti da cui cerchiamo di allontanarci il più possibile - specialmente nella nostra società - ma non possiamo non incontrarli ed ogni cultura reagisce a questo incontro in modo diverso. Non sono un antropologo né mi occupo di religione in sé ma sono due argomenti che mi interessano e su cui ragiono e leggo. 

Se da un lato inevitabilmente mi ci sono dovuto confrontare da piccolo umano, dall’altro ho cercato di allargare un po’ lo sguardo. Possibile che le parole di un anziano malato di Alzheimer siano state interpretate, in un certo tempo, spazio e contesto, come glossolaliche profezie o rivelazioni o come dialoghi con altri mondi? Nelle fasi avanzate di questa malattia, l'afasia porta a formulare parole sconnesse perché il cervello non riesce più a combinare le parole e i pensieri in modo coerente. Mi sono chiesto (e ci sono un po' di studi antropologici/psicologici che correlano le due cose) come nell'antichità questa afasia poteva essere interpretata come oracolare, profetica. Penso agli anziani sciamani, agli oracoli e ai profeti: vista la tarda età di questi soggetti è probabile che sia successo proprio questo.
 

È davvero così difficile per noi concepire che l’esperienza stessa della malattia e della scomparsa abbiano un significato diverso da quelli che noi attribuiamo? Specifico che non c’è nessuna romanticizzazione della malattia qui, inorridisco anche solo al pensiero; non a caso nelle liner notes parlo di pura crudeltà. Come esseri umani cerchiamo di attribuire un senso a ciò che ci succede, che lo vogliamo o no. E quando si arriva alla domanda: "perché?" (qualsiasi perché, anche quello della tua domanda qui) nessuno vuole trovarsi davanti ad un abisso senza risposte, senza conforto. Il sacro è la risposta prediletta dall’uomo in questo caso. Mi sono ritrovato a pensare che da quell’abisso per me emerge il suono o, forse, voglio che emerga il suono.  



LG: Non solo pelli e percussioni: le performances e gli artisti che hanno arricchito Sacro.

FC: Gli ospiti di questo disco li ho scelti per il ruolo musicale/simbolico del loro strumento e questo è facile da interpretare. La voce, declinata in forma di coro o di singola voce recitante, è il primo strumento dell’uomo mentre la tromba è presente in un brano intitolato Jerico. Così come il mio disco precedente finiva con un coro, questo inizia allo stesso modo. Termina con una tromba e il prossimo disco inizierà con una tromba. Per me la forma è fondamentale, letteralmente, e pertanto è importante non solo all’interno di un brano o di un disco. 

Mi accorgo ora che nel tessere le trame del mio lavoro ho creato un altro importante collegamento: Nina è stata mia allieva nel laboratorio che poi ha portato alla creazione della DOOOM Orchestra ed io a mia volta sono stato allievo di Mirio. Sono molto contento di non aver fatto, all’epoca, questa scelta formale consapevolmente.


LG: La musica sacra (in molte e diverse declinazioni) è da sempre oggetto del mio interesse e me ne sono occupato anche di recente. Nonostante questo album non sia (e forse non voglia essere) un esempio canonico, ritengo che sia comunque intriso di fermento spirituale.

FC: Lo è, come accennavo prima il canonico riferito allo spirituale è davvero un costrutto recente, basta spostare la lancetta relativamente poco più indietro per addentrarsi in un mondo completamente nuovo e chiaramente confondere spiritualità con religione è una sineddoche concettuale comunissima ma alquanto rischiosa. 

Non posso né ho intenzione di rinnegare il condizionamento e l’ambiente religioso - cristiano nel mio caso - in cui sono cresciuto ma come esso si declina nella mia vita è una mia scelta e sono liberissimo di far dialogare e convivere nella mia testa un San Giovanni a scelta con un Orisha. 

Mi auguro che ogni lavoro che faccio abbia una forte componente spirituale, con tutta la pletora di interpretazioni che il termine può avere.


 

credits Carlo Buffa



LG: L'ideogramma di Sacro.

FC: La copertina di questo disco l’ho affidata nuovamente a Carlo Buffa, artista dalla bravura e sensibilità incredibili, che mi ha suggerito l’utilizzo del carattere Dong. Dong è una variante di “inverno” ma vuol dire anche colpo di tamburo, com’è intuibile a livello onomatopeico. 

L’inverno è sicuramente la stagione che abita questo disco, per motivi molto semplici, ma l’associazione con il suono mi ha portato a riflettere sulla curiosa frase che utilizziamo e che unisce i due significati e li sublima (divinizza?): l’inverno bussa alle porte. Sembra una frase banale ma non lo è a ben vedere. 

In Sacro la confusione dei codici è centrale e il fatto che la dicotomia “caldo” (dentro) e “freddo” (fuori) venga messa in discussione e quindi confusa (con l’apertura della porta, si bussa per farsi aprire dopotutto) rafforza ancora di più il concetto, oltre al fatto che il rapporto tra porte e religione ha una consolidata tradizione direi, ancor più evidente proprio quest’anno.


LG: Il tuo percorso in solo e l'esperienza collettiva di DOOOM Orchestra: similitudini, differenze, incontri e attraversamenti.

FC: La dimensione solistica è ormai una compagnia irrinunciabile per me così come lo è il suo completo opposto, ossia l’orchestra. La quasi banale avventura di far convivere due opposti è da sempre una mia fascinazione. Chiaramente più si lavora insieme più le collaborazioni, i ponti e gli intrecci si amplificano: è una delle bellezze del lavorare con dodici persone. È da poco uscito il secondo disco della DOOOM Orchestra sicché si può dire che entrambi abbiamo fatto uscire il nostro secondo disco quest’anno! 

Tra le due formazioni il mio modo di suonare cambia ma solo nella misura in cui nella DOOOM si apre un caleidoscopio di possibilità, di suoni, di spunti e sorprese più vario e personale (ossia che riguarda persone, oltre a me) mentre nel solo c’è una componente introspettiva (ma che non può rinunciare all’ascolto dell’esterno diciamo) più forte. Gli elementi in gioco sono gli stessi, cambia soltanto la loro declinazione.
 

LG: Grazie.

 

 

 

https://francescocigana.bandcamp.com/album/sacro

 

 

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