THE GROW: NERO GOTICO
È granitico e impenetrabile il suono di The Knight of Fools, secondo capitolo a firma The Grow, progetto solista del chitarrista Denis Vignoli che si presenta in veste aumentata grazie all'apporto del batterista Cesare Cognini.
Atmosfere doom ridotte all'osso e interpretate con furia adolescenziale, violenti barriti chitarristici, turpi rantoli gotici e riff che partono dal black-metal senza ritornarci, sprofondando nelle viscere del rumore più distorto.
Mixato da Seth Manchester e impreziosito da un ispirato artwork a cura di Elena M. Rosa Lavita, The Knight Of Fools definisce in modo inequivocabile l'orientamento stilistico ed estetico di The Grow.
LG: Chi è il cavaliere degli sciocchi.
DV: Nessuno in particolare. Alcune persone, per un senso di malessere o di solitudine, intravedono una prospettiva futura (illusoria) di benessere e realizzazione personale in una figura di riferimento idealizzata. Un inganno che si svelerà nel momento in cui la figura si toglierà la maschera. O forse sarebbe meglio dire l'elmo (parlando della copertina di The Knight Of Fools di Rosa Lavita). Nel caso si tratti di un disegno ingannatore o meno da parte della figura idealizzata non ha importanza. Rimane soltanto una cosa: il vuoto. Questo può essere applicato in tutti gli ambiti: religione, politica, lavoro, società e nella vita privata di tutti i giorni. Nasciamo e moriamo soli.
Quindi dare un senso alla propria esistenza dipende da noi e non da un 'Cavaliere' che ci rende sciocchi e vuoti. Ora più che mai il fenomeno è manifesto. Oggi la solitudine delle persone ha raggiunto apici mai visti prima. Manca totalmente un proprio personale senso di realizzazione, una passione che ci renda vivi e indipendenti. Nascono fazioni e gruppi guidati dai cavalieri di turno. Nascono le contrapposizioni, l’appiattimento. L'individuo singolo muore.
LG:The Grow prima e dopo Knight Of Fools.
DV: L'entità The Grow nasce con il bisogno di esprimere un sentimento nella maniera più semplice possibile. Volevo esprimere me stesso e non potevo rappresentarlo in maniera troppo articolata. Death Home Tape è questo. Senza troppi camuffamenti. Troppe stratificazioni tecniche mi avrebbero seppellito.
Con il successivo The Knight Of Fools non volevo discostarmi da questo principio ma mi serviva una seconda voce. L'ho trovata in Cesare Cognini della band Demikhov. Cesare mi piace molto come musicista. È bravissimo. Si è da subito lasciato coinvolgere con entusiasmo ed è stato perfetto: ha sottolineato la semplicità, dando più corpo al progetto The Grow.
Anche il lavoro di mixing da parte di Seth Manchester ha contribuito al raggiungimento dell'obbiettivo (come era stato per il mio primo lavoro, in quel caso mixato da Lasse Marhaug).
LG: Un contrappunto ritmico ad un nero e distorto monologo.
DV: Come dicevo sopra, l'apporto di Cesare al disco rappresenta davvero il contrappunto in un monologo. Proprio come suonava nella mia testa.
Se l'obbiettivo era di rappresentare il vuoto interiore, come potevo farlo in maniera diversa? Certo, volevo si sentisse il buio e il vuoto ma anche l'ossessione della ricerca di un riferimento esterno da eleggere alla propria motivazione di vita. Un monologo che si infrange e si distorce. E si corrompe ripetendosi.
LG: Cosa non sarà mai The Grow e cosa vorresti che continuasse ad essere.
DV: The Grow non sarà mai un progetto studiato per piacere a tutti per forza, inglobato nella comfort zone di una corrente musicale ben precisa.
Ascolto tanti dischi che trovo carini ma molte volte mi accorgo che suonano già al primo ascolto come vorrei suonassero. Se in qualche modo posso prevedere e anticipare certi passaggi durante l'ascolto, si accende un semaforo. E dal mio punto di vista non è stimolante. I dischi devono sorprendere. Anche negativamente. Negli anni molti dischi che mi avevano sorpreso negativamente sono poi diventati i miei preferiti. Mi avevano talmente sorpreso da cogliermi impreparato.
Vorrei quindi che The Grow portasse avanti sempre la propria voce. Senza paura di quello che la gente possa dire o commentare.
LG: La traccia conclusiva non lascia scampo eppure continuiamo a suonare.
DV: Nothing è frutto di un grande lavoro di Cesare. In un certo senso ha amalgamato in un unico brano la sonorità del disco. Comprimendolo, saturandolo e impregnandolo a tal punto da non sopportare altro. Rappresenta un po' il grande mistero dell'essere umano.
Riceviamo molte volte feedback negativi da ciò che ci circonda. Questi ci sommergono senza avere risposte. Ma tiriamo avanti. Perché non rimane altro.
LG: L'artwork di The Knight Of Fools: quando un'immagine completa un disco.
DV: Elena M. Rosa Lavita è stata grandiosa. La cosa che mi colpì vedendo per la prima volta la bozza della copertina fu la rappresentazione del 'cavaliere' o della figura transitoria di riferimento di cui ho parlato in precedenza come un elmo vuoto.
Elena aveva colto perfettamente il senso del disco. Il vuoto apparente del 'Cavaliere' rappresenta il vuoto interiore delle persone, le quali credono di vedere qualcosa davanti a sé ma è solo vuoto. La rappresentazione figurativa completa il disco.
LG: Grazie.
DV: Grazie a te Luca per esserti interessato a The Grow. Volevo inoltre ringraziare Elena, il mio unico essenziale riferimento esterno che va in qualche modo a contrapporsi a quanto detto sopra. Ma questa è tutt'altra storia.
https://thegrow.bandcamp.com/album/the-knight-of-fools






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